Interessante intervista sul Corriere della Sera a Charles Simic, premio Pulitzer ed autore di poesia lirica di passaggio a Milano. Serbo di nascita, originario di Belgrado pur essendosi trasferito negli anni Cinquanta negli Stati Uniti, Simic è sempre stato un feroce osservatore della realtà che lo circonda. Lo è stato anche quando durante la Seconda Guerra Mondiale si è ritrovato con i genitori sotto i bombardamenti, e vedeva un’umanità intorno a sé profondamente diversa da quella di oggi, depressa e quasi rassegnata a vivere una vita senza sussulti. Simic ricorda come anche durante i drammatici bombardamenti, la gente avesse la forza di ridere dei paradossi dell’esistenza, come una madre che minacciava di “ammazzare” il figlio se non si fosse messo al riparo dalle bombe. Paradossi che hanno contraddistinto buona parte dell’opera letteraria dell’autore serbo, definita surreale ma che ha portato a una visione della realtà forse più concreta di quanto si possa pensare.



CHARLES SIMIC, UN TEMPO SI RIDEVA DEI PARADOSSI DELL’ESISTENZA

A TU PER TU CON LO SCRITTORE SERBO, PREMIO PULITZER

Almeno questo è ciò che pensa Charles Simic, che come detto ritiene che la società abbia smarrito quello spirito di cui parlava in precedenza. Si tratta di un autore che ha visto poi gli stessi cliché ripetersi sotto i bombardamenti a Belgrado alla fine degli anni Novanta, in cui il concetto di “bomba intelligente”, secondo Simic, sorpassava qualsiasi tipo di possibile invenzione letteraria surreale. Simic ha affermato di essere un oppositore piuttosto feroce della politica del presidente americano Donald Trump, ed in generale della cultura del politicamente corretto che sta trascinando non solo l’America, ma tutto il mondo, verso un appiattimento culturale difficile da sovvertire. Secondo Simici la scorrettezza verso le etnie era stata sempre fondamentale nell’umorismo, una sorta di rito liberatorio che ora non è più possibile perpetrare. Basti pensare a come ora qualunque tipo di battuta venga considerata razzista, e come il politically correct stringa la sua morsa su ogni aspetto dell’arte moderna.



“IL POLITICAMENTE CORRETTO STA ROVINANDO L’ARTE”

Nell’intervista al Corriere della Sera, Charles Simic ricorda anche come i tempi dei suoi primi anni americani siano stati difficili ma caratterizzati da un grande fermento culturale. Lo scrittore serbo si è trovato da solo per molto tempo, e a suo avviso essere soli alimenta la curiosità e la voglia di comprendere al meglio il luogo dove ci si trova. La scrittura è un’esperienza che secondo Simic deve nascere dal proprio vissuto: l’autore slavo commenta il premio Nobel a Dylan con fare critico, sottolineando come nell’opera di un cantautore la musica sia fondamentale per comprendere il messaggio, e dunque scorporare solo dei testi rappresenta, secondo Simic, una sorta di insulto a tutta la letteratura americana. Simic afferma comunque di dare il giusto peso ai premi, ricordando come anche l’italiano Dario Fo probabilmente non fosse da Nobel, ma come spesso tali riconoscimenti vogliano premiare, anche giustamente, il percorso di vita e artistico di un autore a trecentosessanta gradi.

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