Il caso di Charlie Gard ha suscitato diverse riflessioni, non solo sulle cure sperimentali e la lotta dei genitori per tenerlo in vita. Ha fatto discutere infatti la gestione da parte della legislazione britannica sui conflitti di opinione tra i medici e i pazienti-genitori. In molti, soprattutto in Italia, hanno faticato a comprendere la sospensione della ventilazione invasiva se si configura come accanimento terapeutico. Un po’ di chiarezza in tal senso ha provato a farla Mattia Baldini, un medico che, dopo aver completato una specialità medica in Italia, ne sta conseguendo una in Rianimazione in Inghilterra. Ha scritto al direttore dell’Avvenire per chiarire due punti cruciali. Il primo verte sulla sospensione della ventilazione a Charlie Gard, perché non si può parlare di eutanasia di Stato, ma di interruzione dell’accanimento terapeutico. «Si continua persino a negare il fatto che Charlie Gard fosse un malato terminale, ma questo è accettato da tutti gli esperti coinvolti, incluso il medico che ha proposto la terapia sperimentale in Usa. I genitori stessi hanno infine convenuto con i medici circa l’insostenibilità della stessa a meno di un miglioramento». E questo aspetto si lega alla questione relativa alla qualità della vita di Charlie. Per questo per il medico che ha scritto all’Avvenire la prosecuzione della ventilazione avrebbe configurato un accanimento terapeutico. Peraltro il medico aggiunge che la definizione “eutanasia di Stato” in un caso di sospensione dell’accanimento terapeutico è nociva per un sano confronto sul tema.



CHARLIE GARD, EUTANASIA O INTERRUZIONE DELL’ACCANIMENTO TERAPEUTICO?

LA REPLICA DEL DIRETTORE DELL’AVVENIRE

Il mondo cattolico per il medico Mattia Baldini ha assunto posizioni “pregiudiziali” che potrebbero provocare due risvolti pericolosi. Da un lato la promozione dell’autodeterminazione a tutti i costi e delle direttive anticipate, sfruttando la vicenda a discapito anche dell’obiezione di coscienza dei medici. Dall’altro la “squalifica” del contributo dei cattolici al dibattito, perché verrebbero accusati di avere una posizione “ideologica” e quindi non degna di essere considerata. Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, ha risposto alla lettera del medico, evidenziando le difficoltà nel «distinguere tra accanimento terapeutico ed eutanasia omissiva». Il rischio è che il tema della qualità della vita generi una “cultura dello scarto”. Inoltre, ha ribadito il parere sui medici del Great Ormond Street Hospital di Londra, dove Charlie Gard è stato ricoverato: per Tarquinio non dovevano ostacolare «la volontà di mamma Connie e papà Chris di tentare una difficile ma non impossibile nuova via terapeutica in un’altra struttura, all’estero».

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