E’ stata soprannominata “Operazione Efesto” quella che ha visto impegnata la polizia di Stato di Ragusa che nella giornata di oggi ha arrestato un uomo residente a Vittoria, a capo di un gruppo di 15 volontari dei Vigili del fuoco ora indagati. L’accusa è gravissima: secondo le indagini l’uomo era solito appiccare incendi simulando richieste di intervento allo scopo di percepire indebite indennità. Tutti e 15 i soggetti sono stati indagati per truffa ai danni dello Stato, ma il gip di Ragusa, stando a quanto contenuto nel comunicato ufficiale, ha ritenuto l’esistenza di una attuale pericolosità solo nei confronti del capo della squadra di volontari. Le anomalie segnalate dai Vigili del Fuoco di Ragusa risalgono al maggio 2015 e sono andate avanti fino all’acquisizione delle fonti di prova a carico di tutti i volontari ora indagati. La prima anomalia faceva riferimento proprio al numero di interventi del gruppo di indagati, i quali, in qualità di volontari, percepivano le indennità solo quando effettuavano gli interventi. “Rispetto agli altri volontari, gli indagati operavano per 3 volte in più. A dispetto di 40 interventi di una squadra, loro ne effettuavano 120 creando malumore per alcuni e volontà di aggregarsi in altri, così da ottenere più denaro”, si legge nel comunicato. A tradirli sarebbe stata proprio la loro eccessiva avidità che ha permesso di individuare, nel corso delle indagini, il loro modus operandi.
Il gruppo agiva in tre differenti occasioni: simulando interventi allertando il 115, chiedendo aiuto a parenti ed amici con false segnalazioni o – e questa sarebbe la più grave – appiccando incendi a cassonetti e terreni. In alcuni casi gli indagati usavano i loro stessi cellulari per realizzare le finte segnalazioni. Dopo aver compreso il modus operandi, gli agenti della Mobile hanno installato dei Gps sulle autobotti ed i mezzi dei Vigili in uso ai volontari indagati. Ad incastrarli anche le intercettazioni ambientali. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
POMPIERI PIROMANI A RAGUSA
15 VOLONTARI DEI VIGILI DEL FUOCO NEI GUAI
Il caldo continua ad andare per la maggiore e Lucifero solo a metà settimana allenterà la sua morsa sull’Italia. Caldo record significa anche quantità record di incendi, e così le indagini per capire come sia possibile che tanti fuochi vengano appiccati in tutto il paese vanno avanti, dando anche adito a scoperte sorprendenti. Come quella che ha visto un gruppo di vigili del fuoco volontari essere incriminati perché scoperti da innescare volontariamente incendi, dando poi il via alle richieste di soccorso che gli fruttavano i 10 euro l’ora che lo Stato paga per gli interventi in caso di emergenza incendio. E’ accaudto in Sicilia, dove la Squadra Mobile della Procura di Ragusa ha scoperto il piano criminale dei 15 pompieri che erano dunque responsabili dei roghi dolosi. Il caposquadra di questo gruppo è stato già posto a regime di arresti domiciliari, con i pompieri-piromani che erano di servizio nel distaccamento di Santa Croce Camerina.
APPICCAVANO VOLONTARIAMENTE INCENDI PER GUADAGNARE
La sala operativa del 115 della provincia di Ragusa continuava a ricevere segnalazioni di emergenza da parte di quello che si è scoperto essere lo stesso gruppo di vigili del fuoco, che lanciava i falsi allarmi dopo aver appiccato gli incendi in varie zone della provincia. Era proprio il capo del gruppo di 15 pompieri ad assentarsi al momento di far scattare le emergenze, dando fuoco con il suo furgoncino in diversi punti della zona e far scattare la chiamata. I volontari così intervenivano facendo scattare la diaria prevista dallo Stato per gli interventi di emergenza. Una volta appiccato l’incendio, l’autobotte si recava sul posto dove il caposquadra si era preventivamente recato per appicare l’incendio. Gli interventi per i 15 pompieri incriminati si erano fatti però molto numerosi, tanto da far notare alla Squadra Mobile, tramite una segnalazione arrivata direttamente dal Comando dei Vigili del Fuoco di Ragusa, come ci fosse una discrepanza nel numero di interventi effettuato da quella squadra rispetto alle altre. Le indagini hanno poi messo in luce l’origine dolosa degli interventi.