Tra cattolici ed ebrei la storia bimillenaria parla chiaro, ma purtroppo non sempre, da una parte e dall’altra, vi è rimasta limpida e chiara quella fratellanza iscritta nello stessa tradizione di origine comune. Ieri Papa Francesco ha accolto a Roma una larga rappresentanza di rabbini europei, americani e israeliani ricevendo un documento ufficiale dal titolo “Fra Gerusalemme e Roma”, la risposta del Popolo d’Israele alla dichiarazione conciliare nella “Nostra Aetate”, «che ha permesso ai rapporti tra cattolici ed ebrei di diventare sempre più amichevoli e fraterni». Un’occasione molto importante in cui le due regioni monoteiste legate dalla comune origine hanno ribadito un percorso e un dialogo di pace e prosperità, confermando il sempre miglior rapporto dopo gli anni bui degli scorsi secoli. La ”Nostra Aetate”, pietra miliare del dialogo la Chiesa cattolica e il popolo ebraico, ha compiuto poco più di cinquant’anni e la sua importanza è stata ribadita dal Papa assieme ai rabbini di mezzo mondo. Bergoglio ha voluto insistere sul concetto di origina e dialogo comune, sottolineando un passaggio fondamentale della dichiarazione conciliare: «la dichiarazione conciliare «la Nostra Aetate ha messo in luce che gli inizi della fede cristiana si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti e che, essendo grande il patrimonio spirituale che abbiamo in comune, va promossa fra noi la mutua conoscenza e stima, soprattutto attraverso studi biblici e colloqui fraterni».
IL COMUNE CAMMINO DI PACE
I risultati del cammino di pace e dialogo tra cristiani ed ebrei prosegue, senza ovviamente dimenticare le rispettive identità e profonde distanze ideologiche: in un periodo così delicato per la religione e il rapporto con la cultura e la società, tra il terrorismo islamista e la crisi secolare di un Occidente sempre più ateo, il rapporto tra i fratelli cattolici-ebrei diviene ancora più fondamentale. «l vostro documento si rivolge ai cattolici chiamandoli “partner, stretti alleati, amici e fratelli nella ricerca comune di un mondo migliore che possa godere pace, giustizia sociale e sicurezza”»: secondo il Papa questo è un ulteriore messaggio della vicinanza sempre più stretta dei fratelli ebrei. Non solo, Francesco ha voluto sottolineare come «l’affermazione che le religioni devono utilizzare il comportamento morale e l’educazione religiosa – non la guerra, la coercizione o la pressione sociale – per esercitare la propria capacità di influenzare e di ispirare, è davvero molto importante». In chiusura, nel salutare i rabbini, il Pontefice ha voluto ribadire la vicinanza della Chiesa di Cristo ai fratelli “maggiori” di Gerusalemme, chiedendo di pregare per lui e per il destino sempre più proficui nei rapporti tra le due religioni nate in Israele: «l’Eterno possa benedire e illuminare la nostra collaborazione perché insieme possiamo accogliere e attuare sempre meglio i suoi progetti, progetti di pace e non di sventura, per un futuro pieno di speranza. Nella sua misericordia, l’Onnipotente conceda a noi e al mondo intero la sua pace. Shalom alechem!».