E’ passato un mese esatto dal delitto di Nadia Orlando, la giovane 22enne di Dignano, in provincia di Udine, uccisa dal fidanzato Francesco Mazzega. Dopo averla strangolata, il 36enne di Muzzana del Turgnano aveva vagato per una notte intera in auto con il cadavere della giovane accanto. Poi si era deciso a confessare l’omicidio recandosi alla polizia stradale di Palmanova. Ora, a distanza di 30 giorni da quel terribile assassinio, Francesco Mazzega è pronto ad uscire dal carcere ed andare ai domiciliari nella casa di famiglia. A deciderlo nelle passate ore è stato il Tribunale di Riesame di Trieste che ha accolto l’istanza presentata dalla difesa del 36enne. Prima di poter uscire dalla sua cella, però, come rivela Libero Quotidiano, dovranno passare ancora dei giorni. Il motivo di tale attesa è da addebitare al braccialetto elettronico di cui sarà dotato ma che al momento non risulta disponibile. Ancora altri 20 giorni, forse qualcosa in più, secondo quanto reso noto dal procuratore capo di Udine il quale, alla luce dell’allungamento dei tempi ha invitato il Riesame ad integrare il provvedimento già depositato nei giorni scorsi al fine di scongiurare l’uscita del detenuto prima del dovuto.
DISAPPUNTO PER LA DECISIONE DEL RIESAME
Dopo il suo arresto, avvenuto in seguito alla confessione choc del delitto di Nadia Orlando, il 36enne Francesco Mazzega era stato trasferito presso il reparto di psichiatria dell’ospedale di Udine. Sin da subito era stato paventato il rischio di atti di autolesionismo e per questo era stato tenuto sotto stretta osservazione. Trascorsi 10 giorni in ospedale, era stato nuovamente condotto in cella. Solo pochi giorni dopo il suo ritorno in carcere, facendo leva sulla sua grave condizione psico-fisica, i legali di Mazzega sono riusciti a convincere i giudici e ad ottenere il nullaosta per la scarcerazione. Il Riesame pur riconoscendo la “pericolosità sociale dell’individuo” e l'”efferatezza del delitto” ha definito sufficiente la forma di custodia ai domiciliari con braccialetto elettronico affinché l’assassino reo confesso non commetta atti gravi, non inquini le prove né fugga. La notizia della decisione presa dal Riesame non è piaciuta a tanti, a partire dai detenuti del carcere di Udine, alcuni dei quali avrebbero avviato una protesta per dimostrare il loro disappunto. Urla e scodelle sbattute contro le inferriate delle finestre sono andate avanti per ore prima che le guardie potessero intervenire. Non solo i detenuti però: a manifestare il maggior malcontento sono stati i genitori della povera Nadia Orlando che hanno definito la notizia dei domiciliari a Francesco Mazzega “un pugno nello stomaco”. “Nessuno poteva pensare che all’ imputato fosse concesso un simile beneficio”, ha commentato l’avvocato della famiglia Orlando al quotidiano Libero. Ad oggi il reato contestato al 36enne omicidio volontario aggravato da futili motivi ma, come spiega l’avvocato della famiglia della vittima, senza sbilanciarsi sui tempi del processo, il capo di imputazione potrebbe cambiare. Dubbi, infatti, ci sarebbero ancora riguardo alle modalità con cui Nadia sarebbe stata uccisa.