Ieri erano vent’anni dal giorno in cui Lady Diana morì in Francia. Un paio di mesi prima aveva reso visita a Madre Teresa nella casa del Bronx dove si era recata. In quei giorni i giornali avevano riportato diverse fotografie che le ritraevano insieme alla fine della visita. Era evidente l’amore e la solidarietà fra di loro come raramente appare fra personaggi pubblici così distanti in apparenza. Madre Teresa, ormai fragile, l’aveva accompagnata fino in strada, mano nella mano, così come fa una madre, quando saluta la figlia che se ne va. E Lady Diana si era chinata verso di lei per accomiatarsi. Molti personaggi pubblici avevano lodato l’operato di Madre Teresa ma solo Lady Diana aveva tradotto in azione questo legame che andava al di là dell’ammirazione. 



Quella che era stata una mia professoressa d’italiano al tempo mi aveva detto, con il suo modo un po’ spedito di giudicare, che lei “aveva tifato” per il principe Carlo e non per Diana durante il loro divorzio. Infatti, lei avrebbe potuto fare molto, molto di più: aveva avuto la bellezza, la ricchezza, la notorietà, le era stato dato tutto. E io con una certa umiltà dinanzi a quella che era stata la mia professoressa “più brava”, le avevo risposto che non aveva ricevuto l’amore, che è quanto più conta. Ripensando a quella mia risposta, anni dopo, mi era stato evidente che, nonostante questa lacuna affettiva, Lady Diana era riuscita a trasmettere ai suoi figli il suo profondo amore e a varcare quella distanza con i malati, i poveri, gli emarginati in maniera genuina e profondamente sentita. Le sue non erano visite di cortesia. In questo stava anche la sua grandezza: nel riuscire ad andare al di là di quello che la vita non le aveva elargito.



Tempo dopo in una delle case di Madre Teresa avevo letto su un’immagine di Lady Diana, appesa al muro, qualcosa che mi aveva colpito. Seppure non ricordi con esattezza le parole, diceva qualcosa come: “Quando una donna d’alto rango si china verso i bisognosi, sappiamo che Dio è entrato nella sua vita”. 

Ora, a venti anni della sua scomparsa, possiamo comprendere meglio alcuni risvolti di questa storia. Il maggiordomo di Lady Diana ha recentemente reso pubbliche le lettere che lei gli aveva scritto dopo la sua visita a Calcutta nel 1992. Le ho lette e mi ha colpito il tono quasi mistico di certi passaggi, qualcosa a cui non siamo abituati in questo mondo sempre più laico. “Oggi qualcosa di molto profondo ha toccato la mia vita. Sono andata alla casa di Madre Teresa e ho trovato la direzione che ho cercato durante tutti questi anni”. “Le sorelle cantavano per me, una profonda esperienza spirituale e io mi sono elevata a tali altezze nel mio spirito… La luce brillava dall’interno di queste donne, sante per mancanza di una parola più adatta, quale amore proveniva dai loro occhi e il loro tocco era pieno di calore umano”.



Anche lei aveva percepito quella luce di cui si parla nell’introduzione al documentario delle sorelle Petrie su Madre Teresa: “Vi è una luce in questo mondo, uno spirito di guarigione piu potente di qualsiasi oscurità che noi possiamo incontrare”.