Papa Francesco nei suoi ultimi giorni in Colombia ha stupito con due particolari discorsi tenuti davanti alla Nunziatura di Bogotà e nella folla oceanica di Medellin. Un discorso sulla fede e uno sulla necessità di conversione; le parole di umiltà e le parole di sfida. Un binomio che rimarrà anche dopo questo lungo e importante viaggio apostolico in terra sudamericana, vicino alla “sua” Argentina. Partiamo dal discorso meno sbandierato, meno sottolineato dai media ma non certo meno influente e perentorio di quello pronunciato contro i narcotrafficanti davanti ai tantissimi fedeli giunti a Medellin per sentire l’abbraccio di Bergoglio e di tutta la Chiesa. Al rientro da Medellin ieri sera l’incontro con decine di fedeli davanti alla nunziatura di Bogotá. Francesco è stato accolto da persone consacrate, da sposi novelli e da coppie che festeggiano le nozze d’oro e d’argento. Ma è qui che intraprende un dialogo molto particolare con i fedeli lì riuniti, richiamando – come sempre a braccio – un famoso “precedente”. «Il protagonista della storia è il mendicante, chiediamo perseveranza». Esattamente come quell’intenso scambio tra Don Luigi Giussani – fondatore di Comunione e Liberazione – e l’allora Papa San Giovanni Paolo II, tenutosi il 30 maggio 1998 nella giornata di incontro con i movimenti ecclesiali in piazza San Pietro. Francesco ieri ha parlato della chiamata alla vocazione, della chiamata al Suo amore di e per Gesù: «Gesù, infatti, ci ha messo su una strada di consacrazione, una strada di donazione. E ogni volta – è l’esortazione del Papa – bisogna coniugare di nuovo quel nome nelle diverse situazioni da vivere, nei momenti belli e in quelli oscuri, nei momenti in cui si vorrebbe rompere tutto e ricominciare un’altra cosa ma senza perdere il nome». Ha poi concluso, come vedete nel video in spagnolo qui sotto, richiamando proprio quella “mendicanza perseverante”; «Quando Gesù ci chiama e ci dà il nome – ha proseguito Bergoglio – non ci dà l’assicurazione sulla vita, questa dobbiamo difenderla noi con l’umiltà, la preghiera e medicarla dal Signore, per avere la forza di andare avanti ciascuno sulla strada dove ci ha chiamati. Bisogna chiedere la perseveranza, non è assicurata e Lui la dà perché ci vuole molto bene. Se volete trionfare nella vita come vuole Gesù – ha chiuso Francesco – mendicate perché il protagonista della storia della salvezza è il mendicante».
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— Antonio Spadaro (@antoniospadaro) 10 settembre 2017
LA TESTIMONIANZA DI DON GIUSSANI NEL 1998
Quel giorno a Roma nel 1998 lo storico discorso tenuto da Don Luigi Giussani davanti a San Giovanni Paolo II rimase scolpito come il “discorso del mendicanza”, emblema da un lato del genio educativo e religioso del fondatore di Cl e dall’altra di quello stesso rapporto che la Chiesa, Cristo e i suoi figli hanno tra loro. «Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?». (Sal 8,5). Nessuna domanda mi ha mai colpito, nella vita, così come questa. C’è stato solo un Uomo al mondo che mi poteva rispondere, ponendo una nuova domanda: «Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà se stesso? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio di sé?» (Mt 16,26). Nessuna domanda mi sono sentito rivolgere così, che mi abbia lasciato il fiato mozzato, come questa di Cristo!», ripeteva a Roma ormai quasi 20 anni fa il Servo di Dio Don Luigi Giussani. Nessun uomo può sentire se stesso affermato con dignità di valore assoluto, al di là di ogni sua riuscita: «Nessuno al mondo ha mai potuto parlare così! Solo Cristo si prende tutto a cuore della mia umanità», continua davanti al Papa polacco il sacerdote brianzolo. E poi quel passaggio che ieri Papa Francesco ha in qualche modo rievocato con le sue parole dal viaggio in Colombia, sulla mendicanza “doppia” e necessaria: «la libertà dell’uomo, sempre implicata dal Mistero, ha come suprema, inattaccabile forma espressiva, la preghiera. Per questo la libertà si pone, secondo tutta la sua vera natura, come domanda di adesione all’Essere, perciò a Cristo. Anche dentro l’incapacità, dentro la debolezza grande dell’uomo, è destinata a perdurare l’affezione a Cristo. […] Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo».
L’ATTACCO AI NARCOS DELLA DROGA
Ma la giornata di ieri rimarrà storica anche per un secondo discorso, molto più fragoroso e “mediatico” del precedente ma non per forza meno imponente, tenuto da Papa Francesco davanti al popolo colombiano. Una fede cattolica ma una realtà quotidiana segnata dall’odio, la violenza, la guerra tra bande e il dramma universale della droga: «parlo ai trafficanti di droga, a coloro che strozzano le vite dei giovani. Chiedete perdono, perché distruggete le illusioni di tanti giovani», ha ammonito Papa Bergoglio in una piazza con folla oceanica a Medellin, “capitale” del cartello della droga internazionale. «I giovani sono naturalmente inquieti. Un’inquietudine tante volte ingannata. Distrutta da sicari della droga. Medellin mi porta questa memoria. Mi evoca così tante giovani vite troncate, scartate, distrutte. Vi invito a ricordare, ad accompagnare questa processione dolorosa, a chiedere perdono per coloro che hanno distrutto le illusioni di tanti giovani». E poi la conclusione di Bergoglio davanti alla folla attenta, «chiedere al Signore di convertire i loro cuori. Chiedere che questa sconfitta della giovane umanità sia finita. Non abbiate paura di alzare serenamente la voce». Dalla perseveranza all’inquietudine, passando per la mendicanza: in fondo, gran parte del messaggio cristiano “radicale” è stato ripreso e riaffermato in quelle tre semplici parole ieri in Colombia. Dalla periferia fino al cuore di ogni singolo cristiano. Anzi, di ogni singolo uomo che vibra per l’inquieta domanda quotidiana di senso ultimo.