Il caso delle studentesse americane stuprate a Firenze continua ad essere caratterizzato da dettagli ed elementi che renderebbero ancora più compromessa la posizione dei due Carabinieri accusati. Ora, contro la versione dell’appuntato che avrebbe negato la violenza ammettendo però di aver avuto un rapporto sessuale “consenziente” con una delle due vittime, ci sarebbero le parole di un testimone ed una fotografia. I due, a quanto pare, non avrebbero incontrato le due studentesse americane “per caso” in strada ma le avrebbero abbordate direttamente nel bar del locale di piazzale Michelangelo, dove le ragazze erano andate a trascorrere la serata. E’ quanto raccontato da un testimone che, come scrive La Stampa, avrebbe visto le giovani barcollanti e vistosamente ubriache. I militari sarebbero giunti nel locale insieme ad altre due pattuglie per sedare una rissa che al loro arrivo era già stata smorzata. Così avrebbero attaccato bottone con le studentesse per poi uscire ma restare nei dintorni della loro gazzella, pronta ad accogliere le due straniere mentre tentavano di chiamare un taxi. Dietro la vicenda, secondo questi nuovi dettagli, ci sarebbe quasi una sorta di “piano”.



Dopo averle accompagnate in casa si sarebbe consumato lo stupro, precisamente nell’ascensore nel caso di una ragazza e sulle scale per quanto riguarda la seconda americana. In entrambi i casi il ritrovamento di tracce biologiche conferma la presenza dei due carabinieri nel palazzo. Il Corriere rivela anche la presenza di una foto scattata di nascosto da una delle studentesse durante il rapporto sessuale e che mostrerebbe “parte del corpo dell’uomo” e nella quale “si riconosce la divisa e la fondina con la pistola”. “Non è vero che sembravano ubriache. Non me ne sono accorto, e sono state loro a invitarci a salire fino a casa. Noi ci siamo andati e ho avuto un rapporto sessuale, ma la ragazza era consenziente”, continua ad insistere il primo militare, mentre il secondo, al momento, non si sarebbe ancora deciso a parlare. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



L’AMMISSIONE DI UN MILITARE

Iniziata come un giallo, la vicenda che vede protagoniste due giovani studentesse americane, presunte vittime di stupro da parte di due Carabinieri a Firenze, ora assume contorni ancora più torbidi. Lo scorso sabato, dopo che il caso è esploso portando ad individuare ed indagare i due militari coinvolti nel presunto stupro, uno di loro si è presentato in procura ammettendo sì di aver avuto un rapporto sessuale con una delle studentesse americane, ma negando la violenza. A sua detta, infatti, la giovane sarebbe stata consenziente. Ora, entrambi i carabinieri accusati di stupro sono stati sospesi in via precauzionale. Proprio in queste ore, dunque, la procura sta valutando se procedere o meno con l’arresto dei sospettati, mentre l’Arma segue con estremo interesse e collaborazione ogni sviluppo dell’inchiesta. Quello accaduto nei giorni scorsi ha portato ad avviare adesso una serie di accertamenti volti a verificare se anche altri esponenti dell’Arma, in passato, abbiano o meno usato la divisa per approfittare di studentesse in condizioni alterate. Certamente la confessione giunta ieri da parte di uno dei carabinieri accusati inizia a pesare come un macigno.



I DUBBI SULL’AMMISSIONE DELL’APPUNTATO

Ha 40 anni l’appuntato coinvolto nella triste vicenda dei presunti stupri alle due giovani studentesse americane, di 19 e 21 anni avvenuti in un appartamento in pieno centro a Firenze qualche notte fa. Mentre l’umiliazione ed il dolore da parte delle due giovani sono ancora molto forti, l’uomo, accompagnato dal suo avvocato Cristina Menichetti, al cospetto del pm Ornella Galeotti ha vuota il sacco: “Sì è vero ho avuto un rapporto sessuale con una delle due ragazze, ma giuro che non l’ho violentata. Lei era d’accordo, non mi ero accorto che fosse ubriaca”. Come riporta La Stampa, la confessione sarebbe giunta come una sorta di dovere, da parte dello stesso carabiniere, dopo 20 anni di onorato servizio. Ma l’ammissione del militare, padre di tre figli, non convince. Perché appare sempre più incomprensibile che un uomo rappresentante della legge non sappia quando una donna si trova in uno stato di “minorata difesa”. Le due giovani, infatti, stando a quanto emerso dai test quella sera avevano bevuto e fatto uso di hashish, dunque non sarebbero state in grado di manifestare il proprio consenso. Per questo sarebbero state vittime di uno stupro. A ribadirlo è anche l’avvocato Gabriele Zanobini, legale di una delle due studentesse americane: “La violenza sessuale non si consuma solo con la violenza fisica o con la minaccia. Si consuma anche, e lo dice il codice penale, abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto”. Come chiarisce il codice penale, infatti, in situazione alterata il non consenso è implicito. L’appuntato, di contro, ha insistito con la sua versione sostenendo: “Le ragazze hanno invitato me e il mio collega a salire nella loro casa. Ci siamo andati, ma non c’è stata violenza”. Un racconto che lascerebbe presagire come anche l’altro carabiniere, esattamente come confermato dalle due giovani americane, abbia partecipato agli abusi.