Per anni sono stati il simbolo delle famiglie gay e arcobaleno di tutta Italia ma oggi “tocca” anche a loro l’onere e il dolore della separazione: per Claudio Rossi Marcelli e per il marito Manlio è arrivato il divorzio e per le famiglie LGBTQ di colpo “crolla” il mito della più nota coppia gay che aveva da anni cresciuto e allevato tre figli divenendo i papà arcobaleno per eccellenza. Questo perché Claudio è uno scrittore che ha dedicato gran parte della sua vita ad occuparsi di temi etici e di diritti, un punto di riferimento per tutti i genitori omosessuali. Dal 2011 era unito civilmente con Manlio (in Svizzera) e si definivano “co-genitori di tre figli”, avendo avuto dalla stessa madre surrogata le gemelle Clelia e Maddalena nel 2007 e Bartolomeo nel 2011. «Sono consapevole del fatto che siamo diventati un punto di riferimento per alcune persone — spiega ora Rossi Marcelli —. Soprattutto per i più giovani il solo fatto che noi esistessimo ha aperto una serie di possibilità nella loro vita. Mi ha sempre riempito di orgoglio, perché mi sembrava di poter spargere un po’ della nostra felicità su persone che ne avevano bisogno», spiega nel lungo post su Facebook il “genitore arcobaleno”.
LA CRISI TRA CLAUDIO E MANLIO
Ma il divorzio arriva, inevitabile, dopo anni di fatiche e dopo un rapporto interrotto che il web ancora non capisce (ma per fortuna ogni tanto rimane lo spazio di una riservatezza e intimità che non per forza i social e il web devono esserne a conoscenza). «Io e Manlio ci siamo separati. Dopo un lento ma inesorabile cambiamento del nostro rapporto che non siamo riusciti a fermare, abbiamo deciso di continuare da amici. E da co-genitori. Perché, anche se io e lui non siamo più una coppia, noi cinque restiamo una famiglia», ha scritto su Facebook Claudio Rossi Marcelli, lontano ora dal compagno dopo 20 anni di unione. Su Internazionale il giornalista-scrittore da anni raccontare le storie e dava consigli riguardo alla stessa concezione di famiglia LGBTQ divenendone un punto di riferimento nazionale. Fa scalpore anche perché è uno dei primi casi di divorzio legale tra coppie gay, essendo in vigore solo da un anno la legge sulle Unioni Civili in Italia. «Quello che ho cercato di raccontare nei miei libri, nei miei post, nelle nostre foto era la nostra normalità — scrive ancora Rossi Marcelli —. Noi non eravamo né migliori né peggiori degli altri. E oggi sento di poter trasmettere ancora lo stesso messaggio, ai nostri bambini prima che a tutti gli altri: siamo una coppia come tutte le altre, e le coppie a volte si lasciano». Non è neanche passato una settimana dalla novità annunciata che già media, giornali e tv insistono sullo stesso concetto: «L’amore delle coppie gay è uguale a quello degli etero anche in questo: può finire», come riporta ad esempio oggi il Corriere della Sera. Un punto certamente importante e di discussione che la storia di Claudio e Manlio ha contribuito a porre in attenzione, ma che rischia – esattamente come in questo momento – di ottenere uno spazio più mediatico che altro per affermare a tutti i costi la linea gay-friendly, piuttosto che soffermarsi sul reale punto d’interesse, ovvero il dolore per la fine di un rapporto.