La frase che negli ambienti del Ministero dell’Interno viene ripetuta come un mantra quando si parla della possibilità di attentati in Italia è sempre la stessa: il rischio zero non esiste. Ecco perché non è sbagliato dire che il nostro Paese è finito da tempo nel mirino dei terroristi dell’Isis, che in più di un’occasione sono andati vicini a realizzare un attacco in grande stile sul nostro territorio. Se n’è parlato anche a Presa Diretta, il programma di Rai 3 di Riccardo Iacona, che ha analizzato i legami tra l’Italia e l’Isis, cercando di valutarne i rischi potenzialmente più imminenti. Non è un mistero, infatti, che solo l’egregia attiività degli inquirenti è riuscito a sventare un attentato a Venezia nel marzo scorso: 4 kosovari, all’apparenza insospettabili per le vite ordinarie che conducevano, avevano in mente di far saltare in aria il Ponte di Rialto. In un’intercettazione, riportata da La Repubblica, i fanatici erano certi che con un atto del genere Allah gli avrebbe spalancato le porte del Paradiso:”Con Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua, mettere una bomba a Rialto“.
ANIS AMRI E LE MINACCE DELL’ISIS
Del resto l’Italia, per la presenza al suo interno dello Stato Vaticano – identificato dai militanti dell’Isis come l’incarnazione dei crociati che secoli e secoli orsono combatterono contro i musulmani – è di per sé un obiettivo ghiotto dal punto di vista simbolico. Negli ultimi anni la propaganda del Califfato ha minacciato in più di un’occasione il nostro Paese: lo ha fatto con dei fotomontaggi inquietanti, piantando ad esempio la bandiera nera dell’Isis sul Colosseo. Immagini che evocano scenari di terrore, non più di quanto non lo faccia abbastanza la cronca. In Italia cellule jihadiste sono già state attive e smantellate grazie al lavoro degli inquirenti, che della prevenzione hanno fatto il loro caposaldo. Resta il fatto che sul nostro territorio sono anche transitati dei terroristi in carne e ossa: gente che ha ucciso, in Siria e in Europa. Il caso più lampante è quello di Anis Amri, il tunisino autore dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino, prima di essere abbattuto a Milano. Riccaro Iacona ha spiegato a Presa Diretta come il processo di radicalizzazione sia avvenuto proprio in Italia, e in carcere per giunta:”Abbiamo ricostruito la storia di Anis Amri, il giovane tunisino che ha trascorso anni nelle carceri italiane prima di compiere l’attentato del mercatino di Natale a Berlino. Abbiamo intervistato i suoi genitori. E’ la storia di una trasformazione di un uomo che beveva e andava a donne e poi è entrato all’Ucciardone ed è uscito soldato di Dio“.
I FURGONI RUBATI E L’ALLERTA
Per far capire che il rischio attentati in Italia è elevato, così come ha chiarito Riccardo Iacona durante Presa Diretta su Rai Tre, basta osservare la reazione degli apparati di sicurezza dopo la notizia che tre furgoni della Dhl, la ditta di spedizioni internazionali, sono stati rubati a Milano tra il 4 e il 6 settembre. Il timore è che possano venire utilizzati per falciare la folla, così come avvenuto ad esempio il mese scorso sulle Ramblas a Barcellona. Il questore meneghino Marcello Cardona, ha spiegato che “essendo dei mezzi inseriti nella black list, vanno allertati gli equipaggi dipendenti, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio, e va segnalata l’eventuale presenza, procedendo all’identificazione del conducente e degli eventuali passeggeri, utilizzando tutti i dispositivi di autotutela”. Per quanto il passaggio di informazioni di questo genre tra gli uffici di polizia delle grandi città rappresenti la ruotine, come riporta il Corriere della Sera, in questo caso l’allerta è più elevata dal momento che alcuni report dell’intelligence straniera avrebbero informato l’Italia del possibile passaggio di individui considerati in odore di terrorismo. Clicca qui per la puntata completa di Isis obiettivo Italia di Presa Diretta!