La Solfatara di Pozzuoli, negli ultimi giorni è salita agli onori della cronaca per la tragedia familiare che si è consumata e nella quale hanno perso la vita un bimbo di 11 anni ed i genitori. Ma che cos’è e da dove prenderebbe origine questo vulcano, solo uno dei 40 che costituiscono i Campi Flegrei? L’oasi naturale secondo gli antichi si sarebbe formata 3900-3700 anni fa. Della Solfatara c’è traccia sin dagli antichi romani i quali erano soliti chiamare il cratere Colles o Fontes Leucogei, riferendosi alle terre biancastre. Tale colore deriverebbe dall’azione disgregante del vapore acqueo sulle rocce magmatiche. Proprio in quell’epoca presero il via le attività estrattive di allume, ovvero solfato di alluminio e potassio e di bianchetto, sostanza impiegata come stucco. A partire dal Medioevo questo vulcano iniziò ad avere una certa importanza anche per le proprietà curative delle sue acque. Finora meta di turisti, la Solfatara è ora al centro delle indagini per comprendere se effettivamente qui vi sia stata una inosservanza delle norme di sicurezza tale da risultare letale per la coppia di genitori ed il loro figlio maggiore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL PROBLEMA SICUREZZA
Prima di essere scenario di una tragedia familiare, la Solfatara di Pozzuoli era associata a Totò all’inferno. Considerata una meraviglia ambientale, visitabile per pochi minuti dai turisti, è diventata un luogo di terrore. Il vulcano, uno dei quaranta crateri dei Campi Flegrei, è l’unico ancora attivo. Finora non aveva mai allarmato nessuno, ma avrebbe dovuto comunque destare qualche preoccupazione. Questa è una zona campione per misurare il bradisismo, costantemente monitorata dall’Ingv per la sismicità e per la composizione delle fumarole e dei flussi di gas. L’area Fangaia non è accessibile: il divieto era segnalato da una staccionata unita da reti. Può bastare però una recinzione come quella a fermare un bambino vivace? Nel sito è pero specificato che la zona non consente recinti pesanti. Un sito a rischio però dovrebbe prevedere un protocollo di sicurezza: come riportato da Repubblica, a Yellowstone c’è un codice di sicurezza federale e del sito forestale, inoltre in caso di pericolo si chiama il 911. Alla Solfatara invece chi si chiama? Chi accorre in aiuto? Sul posto non ci sono vigili del fuoco, che accorrono solo su chiamata. Esiste una squadra per le emergenze? Esiste una tele sorveglianza? (agg. di Silvana Palazzo)
PERCHÉ È PERICOLOSA E COME PUÒ UCCIDERE
Da oggi, la Solfatara di Pozzuoli sarà tristemente associata alla morte di un bambino di 11 anni e dei suoi genitori, scivolati in un cratere e morti probabilmente a causa delle esalazioni dei gas. Eppure, solo recandosi sul sito della Solfatara, si capisce come in realtà uno dei 40 vulcani del complesso dei Campi Flegrei avrebbe dovuto offrire “l’occasione per una tranquilla passeggiata in un’area ricca di verde naturale, al riparo dagli abituali rumori della città”. Così non è stato. Ma di cosa parliamo quando ci riferiamo alla Solfatara di Pozzuoli? Nello specifico si tratta di un antico cratere vulcanico attivo ma in stato quiescente, che da circa due millenni si caratterizza per la presenza di un’attività di fumarole d’anidride solforosa, getti di fango bollente ed elevata temperatura del suolo. La Solfatara di Pozzuoli, come si legge sul portale ad essa dedicata, presenta un’estensione di circa 33 ettari e consente di ammirare “noti fenomeni vulcanici, quali le fumarole, le mofete ed i vulcanetti di fango, anche di zone boschive e di zone di macchia mediterranea nonchè di alcune singolarità naturali, geologiche, botaniche e faunistiche”.
LE ESALAZIONI
La maggior parte degli esperti è concorde nel dire che la famigliola spezzata dalla Solfatara di Pozzuoli ha perso la vita dopo essere precipitata in una voragine vulcanica per via delle esalazioni di gas. Ma qual è lo scenario che presumibilmente si sono trovati di fronte i malcapitati? Come riportato da Lettera43, all’interno delle esalazioni si trovano sali come il realgar, il cinabro e l’orpimento. Il gas ha l’odore tipico di uovo marcio caratteristico di rocce e vapori a forte composizione di zolfo. Altra caratteristica dell’area circostante è la presenza di terra bianca sulle colline posizionate attorno alla Solfatara: i romani le chiamavano non a caso Colles leucogei, alludendo proprio a questa particolarità determinata dall’azione disgregante esercitata dal vapore acqueo ricco di gas solforosi. Le principali attrattive dell’area sono la Fangaia (nelle cui vicinanze si è consumata la tragedia), la Bocca Grande (la fumarola principale), il Pozzo dell’acqua minerale e le vecchie Stufe (saune naturali).