Ad un anno dal suicidio di Tiziana Cantone, si accendono nuovamente i riflettori sulla vicenda della ragazza campana che l’anno scorso decise di togliersi la vita dopo che alcuni suoi video hard erano diventati virali sul web nonostante il suo dissenso. Le novità, però, sono tutto tranne che positive per chi a Tiziana aveva voluto bene e desiderava giustizia per la sua morte. Come riportato da Il Corriere del Mezzogiorno, infatti, la Procura di Napoli Nord ha chiesto al gip l’archiviazione del fascicolo per induzione al suicidio della ragazza a carico di ignoti. L’altra inchiesta parallela, per la diffamazione nei confronti di Tiziana da parte di alcuni conoscenti, è a Napoli e in questo caso la richiesta di archiviazione del pm è stata respinta dal giudice per le indagini preliminari, che ha disposto nuovi accertamenti. In ogni caso, per quanto riguarda la richiesta del procuratore Francesco Greco di archiviare le indagini – che ha sottolineato la meticolosità con cui sono state svolte le indaginie e allo stesso tempo l’impossibilità di procedere penalmente verso alcuno – la mamma di Tiziana ha il diritto di presentare opposizione. 



LA MAMMA DI TIZIANA, “BISOGNAVA INDAGARE PER OMICIDIO”

Maria Teresa Giglio, mamma di Tiziana Cantone, alla notizia della richiesta della procura di Napoli Nord di archiviare l’inchiesta sulla morte della figlia, appare ancora di più come una donna distrutta. Intervistata da Il Mattino, la donna ha espresso tutta la sua rabbia per come questa vicenda è stata gestita dagli inquirenti:”Era un’inchiesta iniziata male fin all’inizio, bisognava indagare per il reato di omicidio, non per induzione al suicidio perché chi ha diffuso i video sul web ha ucciso mia figlia, la mia unica figlia“. Secondo la signora Giglio, però, tutto ha avuto inizio da prima che la figlia decidesse di togliersi la vita:”Ci dicono di denunciare e Tiziana lo ha fatto. Ci dicono di fare i nomi e mia figlia li ha messi nero su bianco nella sua prima denuncia in Procura a Napoli. Anche davanti alla Polizia Postale. Cos’altro doveva fare? Io ho perso il bene più grande che la vita mi ha donato, mia figlia. Tiziana era una brava ragazza, di sani principi. Sono credente e ho provato a salvarla anche con la preghiera. Dopo la sentenza che la condannava al pagamento delle spese, però, era diventata un’altra persona. Era arrabbiata. Il suo viso era simile a quello di coloro che hanno smesso di lottare. Lei li ha visti mai? Io ho visto quello di mia figlia“.

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