La Procura di Napoli Nord ha chiesto al gip l’archiviazione dell’inchiesta per induzione al suicidio di Tiziana Cantone a carico di ignoti. Il colpo di scena ha riacceso i riflettori sulla vicenda della ragazza campana, che un anno fa si tolse la vita perché alcuni suoi video hard erano diventati virali sul web. Le leggi attuali non tutelano dunque le vittime come Tiziana Cantone: è questa la drammatica verità che emerge dai nuovi sviluppi di questo caso. Per questo Paola Severino, rettore della Luiss ed ex ministro della Giustizia, invita a pensare a nuove forme di tutela, ma a livello internazionale: «Non basta che disponga che è reato usare i mezzi di comunicazione in maniera illecita o non riconoscibile, perché se il provider è basato all’estero, le nostre leggi non basteranno». Il problema, dunque, non va affrontato solo entro i nostri confini: il dibattito deve essere affrontato anche con il coinvolgimento delle istituzioni straniere. Quello che preoccupa Paola Severino è in particolare l’anonimato che può consentire internet. «Questa è una spinta criminogena forte», ha spiegato la professoressa nell’intervista rilasciata a il Mattino.



NON È SOLO UN PROBLEMA DI LEGGI…

Il problema emerso con il caso Cantone però non è solo di leggi, ma anche tecnologico: bisogna allora trovare il modo per filtrare i messaggi e consentire alle piattaforme di selezionare gli oggetti e immagini in base alla loro pericolosità. Anche in questo caso si chiede un allargamento delle parti da coinvolgere: «La lotta al cyber crimine richiede discipline interdisciplinari». Potrebbe allora anche nascere una nuova versione di giurista: «Deve comprendere le caratteristiche tecniche del mezzo per regolamentarne l’uso e punire gli abusi», ha dichiarato la professoressa Severino a il Mattino. A proposito del non luogo a procedere nell’inchiesta Cantone, all’ex ministro Severino è stato chiesto se sia dovuto all’impossibilità di dimostrare un reato come l’istigazione al suicidio: «Nel nostro sistema occorre che esistano gli estremi di un reato. Il nostro sistema è diverso da quello americano, dove non esiste una legge precostituita, ma ci si basa un caso concreto». E questo per la Severino rappresenta una forma di garanzia per tutti.

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