ATTENTATO A LONDRA. (LONDRA) — La folla del venerdì sera nella metropolitana di Londra appare la stessa di sempre. Solita fretta, solito impermeabile, solito giornale sotto il braccio, procede tipicamente decisa. I titoli gridano “caccia all’uomo” ed i “bobby” londinesi, paciocconi e sempre rigorosamente disarmati, sono sostituiti da pattuglie di poliziotti con mitra in braccio e cane al fianco, eppure, a primo avviso, sembra che la vita continui con la stessa orgogliosa, imperturbabile frenesia.



E’ la quarta volta quest’anno che il sindaco di Londra dichiara che la città non sarà sconfitta, che rimane a testa alta, sprezzante del rischio, che andare avanti come al solito è la migliore risposta contro il terrorismo vigliacco di chi attacca la libertà di Londra. Il proverbiale stoicismo inglese, lo stiff upper lip, è questa la risposta che la città racconta a se stessa di dare.



E all’imperturbabile pazienza si aggiungono piccoli atti di generosità quasi sussurrata, tipicamente inglesi. Stamattina, a Parsons Green, un quartiere alberato, tranquillo, medio-benestante, pieno di famiglie, si è vista la stessa solidarietà che c’è stata quest’estate nelle case popolari intorno alla torre di Grenfell. Tassisti che offrono corse gratis, famiglie che aprono le porte delle proprie case offrendo l’uso dei propri bagni, cartelli improvvisati fuori dai portoni ad annunciare la teiera sul fornello e le prese pronte per i cellulari, una tazza di tè alle persone confuse, impaurite e disorientate che vagano per le strade intorno alla stazione della metropolitana. Un pizzaiolo italiano ha anche allestito una bancarella nei giardinetti di fronte, distribuendo pizze e bottigliette d’acqua ai nostri uomini e donne in divisa, poliziotti e vigili del fuoco accorsi in aiuto.



Eppure, sembra che la pressione di questa scia di attentati che ha colpito la capitale cominci a farsi sentire. La storia di cui più si parla oggi (ieri, ndr) è del panico che si è creato alla stazione di Parsons Green quando, alle 8.20, in piena ora di punta, carrozze colme di persone dirette al lavoro, fitte di bambini tornati a scuola giusto questa settimana, è scoppiato l’ordigno, fortunatamente difettoso. La folla silenziosa di pendolari e studenti è improvvisamente esplosa in un mare di urla, e si è riversata verso l’uscita. Mentre alcuni feriti sono stati portati in ospedale, soprattutto per le ustioni riportate, incluso un neonato che si trovava vicino al punto di detonazione, quelli che piangevano fuori della stazione non smettevano di parlare del panico cieco della folla. Olaniyi Shokunbi, 24 anni, un personal trainer, si trovava a un paio di carrozze di distanza dall’esplosione. “C’erano persone che correvano — ha raccontato —, spingevano, saltavano sopra barriere e persone, gettandosi anche dal piano superiore sopra la gente che stava sotto, senza preoccuparsi se si spaccavano una gamba. Diverse persone parlano di bambini spinti contro muri, di una donne incinta che, persa una scarpa, cade a terra e si ritrova improvvisamente ricoperta di persone, gridando ‘Aiuto, sono incinta!’ sotto la pressione crescente della calca”.

L’ apprensione comincia a diffondersi. Lady Margaret, una scuola vicino alla stazione, è rimasta chiusa tutto il giorno, e per la prima volta si parla apertamente di dubbi e timori, magari non di andare in metropolitana, ma sicuramente nel farla usare ai figli. Forse è un’illusione, un sentimento di breve durata, forse domani tornerà tutto come prima, ma con il livello di allarme terroristico ufficialmente alzato al massimo livello, quello “critico”, comincia ad essere un po’ difficile tenere quello stiff upper lip