Un nuovo caso accertato di Chikunguya, questa volta nelle Marche, accresce i timori di chi teme un contagio sempre più diffuso del virus che in queste settimane sta interessando soprattutto il Lazio. Come riportato dall’Ansa, a subire il contagio è stato un 65enne di Castelplanio Ancona, ricoverato all’ospedale di Fabriano dopo una vacanza di tre settimane in una città del Lazio, con febbre molto alta alta e dolori muscolari e articolari. I primi sintomi hanno fatto immediatamente ipotizzare la diagnosi confermata dall’esito degli esami svolti al centro di riferimento regionale di Virologia dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona. Il paziente, guarito, è stato già dimesso. La Regione Marche nel frattempo informa che “sono state immediatamente attivate le procedure dal Dipartimento di Prevenzione dell’Av 2 Asur che ha allertato i Comuni di Castelplanio e Fabriano i quali provvederanno ad effettuare la disinfestazione. Anche il centro di riferimento entomologico dell’Istituto Zooprofilattico Umbria Marche è subito stato attivato per effettuare la “cattura” di zanzare adulte e verificare i focolai larvali con lo scopo di verificare efficacia delle misure messe in atto e monitorare la presenza di zanzare”. Si ricorda, in ogni caso, che la trasmissione non avviene da uomo a uomo. (agg. di Dario D’Angelo)



NUOVO CASO IN LOMBARDIA

Non si arresta l’allarme Chikunguya: il virus trasmesso dalla zanzara tigre partito dal basso Lazio, in particolare dalla cittadina di Anzio, è arrivato a 47 casi accertati nella regione da dove l’epidemia italiana è partita, ma per la prima volta ha fatto registrare anche un caso fuori dai confini laziali, in Lombardia. Una tredicenne di origine asiatica di Curtatone, in provincia di Mantova, è stata infettata come confermato da una segnalazione del Servizio di prevenzione medica dell’Ats Val Padana. Nella zona dove abita la piccola è partita immediatamente la disinfestazione, ma sembra chiaro come la giovane non abbia contratto il virus a causa di un contatto con il focolaio nel Lazio, ma semplicemente a causa di un viaggio nel suo paese d’origine, dove era stata in vacanza con la sua famiglia. La 13enne è attualmente ricoverata presso l’ospedale di Brescia e le sue condizioni non sarebbero preoccupanti.



IL MINISTRO LORENZIN: “DISINFESTARE CON TEMPESTIVITA'”

Bisogna disinfestare con forza e con convinzione e anche la tempestività in questi casi, laddove si manifesta il primo caso di contagio.” Queste le parole del ministro della salute Beatrice Lorenzin, considerando come detto che i casi nel Lazio, tra Anzio, Latina e Roma (nella capitale i casi accertati sono per il momento 6) sono saliti a 47. Ma c’è un’emergenza nell’emergenza che preoccupa il Ministero della Salute: non solo la preoccupazione che la Chikunguya possa diventare un’epidemia a macchia d’olio, ma anche la carenza di sacche di sangue, visto che a Roma, in tutto il territorio dell’Asl Roma 2, è stata interrotta la donazione di sangue per evitare di diffondere inconsapevolmente l’epidemia. Da tutta Italia, in aiuto del fabbisogno di sangue del Lazio, sono già arrivate 849 sacche e per ora l’attività medica nella Capitale non sta facendo registrare carenza di sangue né problematiche per lo svolgimento di interventi chirurgici.



COME POTREBBE EVOLVERSI L’EPIDEMIA

Il direttore del Centro nazionale sangue (CNS) Giancarlo Maria Liumbruno, ha fatto il punto sull’emergenza straordinaria che ci si potrebbe dover trovare a fronteggiare se la carenza di sangue e il blocco delle donazioni dovrebbe prolungarsi per un periodo superiore a quello previsto: “È importante che le raccolte straordinarie siano programmate, perché l’emergenza per il Lazio potrebbe durare diversi giorni, a seconda dell’andamento dei focolai.” Anche il il Centro Europeo di Controllo delle Malattie ha emesso una nota per spiegare come l’epidemia di Chikunguya potrebbe evolversi. “Il fatto che il primo contagio potrebbe essere avvenuto a metà luglio, che i casi sono riportati in due aree separate e che diversi casi asintomatici sono sotto indagine suggerisce che la trasmissione locale è molto efficace. Di conseguenza ci si aspetta di identificare nuovi casi in futuro.” D’altronde la malattia è apparsa già nell’ormai lontano 2007 in Emilia Romagna, e dunque c’è comunque una certa abitudine al trattamento tipico di questa patologia, pur essendo un virus prettamente tropicale.