Dopo una giornata di verifiche e controlli mirati, il Vaticano interviene sulla vicenda-scoop di Repubblica e Corriere della Sera con una nota tanto breve quanto netta, volta ad affermare l’assoluta falsità di quel documento in mano a Fittipaldi e Sarzanini che per una giornata intera ha di nuovo acceso i riflettori attorno alla triste vicenda della scomparsa della povera Emanuela Orlandi. «Per il lancio di un libro d’imminente uscita due quotidiani italiani hanno pubblicato un presunto documento della Santa Sede che attesterebbe l’avvenuto pagamento di ingenti somme, da parte del Vaticano, per gestire la permanenza fuori Italia di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983», si legge in una nota della Segreteria di Stato diffusa in serata. Il Vaticano in particolare «smentisce con fermezza l’autenticità del documento e dichiara del tutto false e prive di fondamento le notizie in esso contenute. Rattrista – conclude la nota vaticana –  che con queste false pubblicazioni, che tra l’altro ledono l’onore della Santa Sede, si riacutizzi il dolore immenso della famiglia Orlandi, alla quale la Segreteria di Stato ribadisce la sua partecipe solidarietà».



IL GIUDIZIO DI IMPOSIMATO

La vicenda del documento Fittipaldi si arricchisce di un nuovo protagonista. A dire la sua è il giudice Ferdinando Imposimato, che in passato è stato il legale della famiglia Orlandi e che ora è presidente emerito della Corte di Cassazione. Imposimato ha commentato in modo scettico il documento di Emiliano Fittipaldi, asserendo di ‘avere grandi dubbi sulla vicenda delle note spese’, nonostante un sincero e duraturo rapporto di stima lo leghi a lui. Nonostante questo, però, Imposimato ha lasciato aperta la porta ai dubbi e alle interpretazioni affermando un ‘legame tra il Vaticano e la vicenda Orlandi’, dato che la Santa Sede era, sempre secondo lui, ‘a conoscenza di alcuni fatti’. Il documento Fittipaldi rinnova una questione ampiamente dibattuta nei salotti televisivi locali e che, nonostante gli anni si facciano sentire sempre più, non accenna a placarsi. Il sequestro Orlandi ha fatto, fa e farà sempre parlare di sé, visto che divide l’opinione pubblica. (agg. di Francesco Agostini)



IL CARDINALE RE: ‘MAI VISTO QUEL DOCUMENTO’

Dopo la smentita secca del Vaticano con una breve note del direttore della Sala Stampa Vaticana, anche il Cardinal Giovan Battista Re replica alle accuse contenute nel dossier presunto tale sul caso Orlandi: «Non ho mai visto quel documento pubblicato da Fittipaldi, non ho mai ricevuto alcuna rendicontazione su eventuali spese effettuate per il caso di Emanuela Orlandi», sono le prime parole a caldo del cardinale citato nel documento di nota spese tra i destinatari del presunto carteggio, rilasciate al blog di TgCom 24 “Stanze Vaticane”. Nel recente passato il porporato era già intervenuto sulla vicenda Emanuela Orlandi riaffermando che la Segreteria di Stato Vaticano non aveva nulla da nascondere, in risposta alle frecciate del fratello Pietro Orlandi in direzione Santa Sede. «La Segreteria di Stato avrebbe desiderato rendere pubblico qualsiasi elemento, solo che non avevamo nulla di concreto», spiegava lo scorso 20 giugno il cardinal Re. «Non sono mai riuscito ad avere in mano nessun riscontro, è solo una mia intuizione. Però, ripensando a quei giorni, mi sono convinto che dietro la scomparsa ci fosse un servizio segreto interessato a mandare messaggi ad Ali Agca, perché non dicesse la verità. Aveva cominciato a parlare e poi ha ritirato tutto», conclude all’epoca ancora il cardinale oggi messo in discussione da quel presunto dossier in mano a Fittipaldi.



IL NUOVO APPELLO AL PAPA

La famiglia di Emanuela Orlandi fa un altro appello al Papa per chiedere verità sulla vicenda della ragazza scomparsa dopo i nuovi documenti “verosimili” pubblicati da Fittipaldi: mentre il Vaticano smentisce la veridicità di quei documenti trafugati dalla Prefettura per gli Affari Economici, l’avvocato della famiglia Orlandi commentando la pubblicazione del presunto resoconto delle “note spese” sulla gestione del caso di Emanuela fino al 1997: «Il documento esiste, c’è una convergenza da parte della stampa e c’è una convergenza con quanto sapeva Pietro Orlandi già dall’inizio di quest’anno: non possiamo pronunciarci sul fatto che questo documento sia vero o sia falso, ma certamente è verosimile perché fa riferimento a degli elementi molto precisi». L’avvocato Laura Sgrò a Giornalettismo conferma infatti che se il documento fosse vero, «si tratta di un fatto molto grave; se non è vero, è altrettanto grave che un documento di tale portata fosse contenuto all’interno di una cassaforte della Prefettura per gli Affari Economici con quella data». L’appello finale è da un lato alla magistratura – «ci sono gli elementi per aprire un fascicolo e indagare ancora» – e dall’altro anche a Papa Francesco, con tono di polemica: «Noi chiediamo verità, quella verità di cui parla tanto spesso il Santo Padre che, in passato, ha detto che non si negozia. La famiglia, dopo 34 anni, ha diritto a sapere cosa è successo a Emanuela», conclude ancora il legale della famiglia Orlandi.

IL FRATELLO PIETRO, “IL MURO STA CADENDO”

Il caso delle “note spese” del Vaticano sulla vicenda Orlandi prosegue e rischia di diventare non solo il “caso del giorno”: dopo la secca smentita del Vaticano sulla complessa vicenda del documento in mano al giornalista dell’Espresso, interviene sulla scena anche il fratello della ragazza scomparsa 33 anni fa, Pietro Orlandi. Su Facebook scrive che ormai il «muro sta cadendo», non aggiungendo altro alla già intricata vicenda rimessa in discussione oggi dall’articolo di Fittipaldi su Repubblica. Gia nel recente passato Pietro Orlandi aveva messo in discussione lo stesso Vaticano guidato ora da Papa Francesco, «sanno la verità ma non la dicono» e i documenti – seppur senza la garanzia di una autentica veridicità (anzi) – pubblicati oggi non hanno fatto altro che rinfocolare quel sospetto avanzato dalla famiglia Orlandi.

VATICANO, “DOCUMENTO FALSO E RIDICOLO”

Arrivano secche e dirette le prime dichiarazioni del Vaticano sul nuovo risvolto misterioso del caso Emanuela Orlandi: «Una documentazione falsa e ridicola», spiega il portavoce della Santa Sede Greg Burke, nelle ore in cui il caso della giovane ragazza scomparsa 33 anni fa è riscoppiato con il documento in mano al giornalista dell’espresso Emiliano Fittipaldi. Sempre di questa mattina è la replica di un altro membro della Chiesa, quel cardinal Giovann Battista Re che secondo il documento avrebbe mentito sull’intera vicenda della Orlandi fin dalla sua scomparsa. «Non ho mai visto quel documento pubblicato da Fittipaldi, non ho mai ricevuto alcuna rendicontazione su eventuali spese effettuate per il caso di Emanuela Orlandi», ha spiegato il porporato a Stanze Vaticane, il blog di TgCom 24. Il nome del cardinale è comparso, insieme a quello del cardinale Jean-Louis Tauran tra i destinatari di un documento, risalente al 1998, pubblicato dal giornalista Emiliano Fittipaldi in un nuovo libro-inchiesta dal titolo “Gli impostori”. 

IL DOCUMENTO IN MANO A FITTIPALDI

Da Emanuela Orlandi a Papa Francesco, in mezzo ancora una volta i “misteri” del Vaticano: un documento “segreto”, ora non più, dal Vaticano è stato consegnato al giornalista Emiliano Fittipaldi che nel suo prossimo libro “Gli impostori” metterà al centro delle cronache (e delle polemiche) il rapporto tra Vaticano, Stato Italiano e la famiglia Orlandi. Più precisamente, Emanuela Orlandi, la quindicenne misteriosamente scomparsa da Città del Vaticano nel giugno 1983: 33 anni di segreti, elementi poco chiari e indagini senza una reale conclusione finale. Le tesi sono state molteplici ma mai realmente dimostrabili e si sono basate su fatti cupi della nostra Italia di quegli anni, dalla banda della Magliana alle Brigate Rosse, senza trascurare i possibili misteri custoditi in Vaticano ed infine i servizi segreti. In un lungo “anticipo” dell’enorme documento vaticano consegnato a Fittipaldi, il giornalista già indagato per il caso Vatileaks mostra una duplice lettura delle pagine ricevute in dote da una fonte ovviamente segreta. Se confermate e veritiere, le pagine di quel documento mostrerebbero le spese che sarebbero state sostenute Oltretevere proprio per gestire la vicenda Orlandi, accreditato la possibilità che sia morta nel 1997. Se invece il documento segreto fosse un apocrifo – e ci sono molte possibilità che lo sia visto che si tratta di un carteggio senza timbri ufficiali – allora sarebbero tornati in azioni in famosi “corvi” in Vaticano che prima con Papa Ratzinger e ora con Papa Francesco intendono creare un ambiente ostile e destabilizzante per la guida della Chiesa Cattolica.

IL CASO NON È CHIUSO

Il caso dunque resta a prescindere non chiuso, troppo ancora non è chiaro nei fatti attorno alla scomparsa di Emanuela Orlandi, primo tra tutti il mancato ritrovamento del corpo a 33 anni di distanza. Come scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera questa mattina, la famiglia Orlandi sarebbe tornata a chiedere alla Segreteria di Stato Vaticana di «sgomberare il campo da ogni dubbio per avere accesso a tutti i documenti e comunque poter incontrare il segretario di Stato Pietro Parolin: il caso non è e non può essere chiuso», riportano le due avvocatesco della famiglia Annamaria Bernardini De Pace e Laura Sarò. Secondo la fonte di Fittipaldi, Giovanni Battista Re – sostituto per gli Affari generali della segreteria di Stato della Santa Sede – e Jean Louis Touran, numero uno dei Rapporti con gli stati, all’epoca dei fatti erano i vertici primari della curia durante il papato di Giovanni Paolo II. «Resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio1968», è il titolo del dossier sospetto consegnato al giornalista dell’Espresso e fonte di altre possibile contestazioni alla gestione dell’intera vicenda da parte del Vaticano. Il dossier sintetizza gli esborsi sostenuti dal Vaticano dal 1983 al 1997. La somma totale investita nella vicenda Orlandi è ingente: oltre 483 milioni, tra cui pernottamenti, alloggi, viaggi, spese mediche dei collaboratori del Vaticano tra Londra e l’Italia proprio in quel lasso di tempo. «Le «voci» e i relativi pagamenti accreditano la possibilità che la giovane sia stata ospitata in alcuni conventi e appartamenti in Italia e all’estero, ricoverata in almeno due strutture sanitarie in Gran Bretagna, trasferita più volte», spiega ancora Sarzanini.

VATILEAKS E SEGRETI

Il racconto di Fittipaldi parte tutto dalla notte tra il 29 e il 30 marzo 2014 in cui viene scassinata la cassaforte della Prefettura Vaticana nell’area dell’archivio della Commissione Cosea, esattamente quella di cui facevano parte i membri cruciali del caso Vatileaks, Francesca Chaouqui e  monsignor Balda. Qualche tempo dopo si inizia a percepire che dentro quelle carte trafugate potrebbe esserci anche un dossier segreto sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: addirittura il fratello Pietro, sei mesi fa, arriva a sostenere che nella vicenda sulla scomparsa della sorella comparirebbe anche l’immagine di Bergoglio, il quale avrebbe pronunciato una frase “sospetta”: “Emanuela sta in cielo”. A detta del fratello, Papa Francesco potrebbe conoscere qualcosa in più rispetto alla sua famiglia, lasciando intendere la morte della studentessa che ad oggi continua a restare un grande mistero. Resta da sottolineare come l’intera vicenda potrebbe anche essere “costruita” ad arte da chi ha redatto il documento, senza timbri e con voci assai inquietanti: «attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali», si legge nel documento quasi che fosse una voce che faccia “intendere” la fine della vicenda, con la morte di Emanuela addirittura in Vaticano. Ma dunque, se si tratta ancora di segreti da “Vatileaks” montati ad arte, ci sarebbe qualcuno che in questo periodo specifico voglia trascinare la Chiesa e il papato in un altro scandalo sul caso Orlandi. Chi potrebbe essere e perché ora? «Avessero ragione Becciu e il cardinale Re, il documento sarebbe certamente un falso. Sarebbe importante capire allora chi sono gli impostori che l’hanno architettato, e per quali oscuri motivi la storia di una ragazza scomparsa nel 1983 venga ancora usata per ricatti e lotte intestine della città sacra», scrive Fittipaldi prima di rilanciare sulla possibilità opposta che il documento sia vero e che dunque il Vaticano stia mentendo. Per il giornalista dell’Espresso il collegamento continuo di segreti tra Chiesa e Cronaca è divenuto ormai un lavoro e spesso con conclusioni affrettate e prive di reali fondamenti e riscontri reali: di certo però c’è un documento e su questo bisognerà indagare e a fondo per trovare l’unica verità. Emanuela Orlandi in primis, la merita.