Gli Stati Uniti continuano a mostrare i muscoli, la Corea del Nord continua a provocare: una guerra è davvero vicina? L’impressione è che le sanzioni tanto volute dagli Usa abbiano contribuito a far precipitare la situazione, più che a risolverla. Questo perché, stretta nella morsa delle sanzioni dell’ONU, la Corea del Nord potrebbe decidere di accelerare nello sviluppo del programma nucleare, ormai vicinissimo a portare frutti concreti, tanto da procurare le preoccupazioni di tutto il mondo. Questo perché ormai Pyongyang vede in pericolo la sua stessa sovranità, e l’infuocato discorso del Presidente degli Stati Uniti Donal Trump all’ONU, rischia di far precipitare ulteriormente la situazione, con l’agenzia di stampa nordcoreana KCNA che ha riportato come fonti governative abbiano definito le sanzioni “il più viscido, immorale e inumano atto di ostilità” che fosse possibile concepire da parte della Comunità internazionale. Il che potrebbe dunque accelerare i piani di Pyongyang per l’uso di armi potenzialmente letali. (agg. di Fabio Belli)
TRUMP: “SE CI ATTACCANO SARANNO DISTRUTTI”
Le parole pronunciate da Donald Trump davanti all’Assemblea dell’Onu faranno discutere e molto con quell’attacco diretto e senza pochi fronzoli alla Corea del Nord – “se ci attaccano saranno distrutti” -; intanto a Washington il Pentagono sta procurando le varie opzioni per la “peggiore delle ipotesi”, ovvero quella dell’intervento militare massiccio contro le minacce del regime nordcoreano. Il segretario Mattis non ha ancora svelato tutti i punti, per ovvi motivi di intelligence e segretezza, ma i media Usa li hanno “anticipati”: «1) Azioni di cyber-guerra per sabotare i sistemi nord coreani. 2) Intercettamento dei vettori lanciati dal regime: attività di contrasto possibile pur indebolita da dubbi sulla reale efficacia dello scudo. 3) Distruzione preventiva di siti e installazioni usate dal regime per il suo programma strategico. 4) Colpi di mano di commandos per eliminare gerarchi e, se possibile, il Maresciallo. 5) Schieramento di ordigni nucleari nella Corea del Sud. 6) Raid di bombardieri e lanci di missili da crociera», tradotti e pubblicati oggi dal Corriere della Sera.
DISCORSO-SHOW DI TRUMP ALL’ONU
La prima volta è sempre speciale, certo che così una terza guerra mondiale è davvero più vicina: nel primo discorso (l’esordio al Palazzo di Vetro) di Donald Trump davanti all’Assemblea dell’Onu arriva un messaggio chiaro, netto e rilanciato al mondo intero, ovviamente sul fronte della Corea del Nord. «Se ci attaccano non c’è altra scelta che distruggere la Corea del Nord: è un oltraggio che ci siano Paesi che sostengono Pyongyang», declama senza mezzi termini il presidente Usa davanti ad una platea stupita dai toni e dal contenuto di quanto sentito. Non manca l’ironia a Trump che in mezzo al serio discorso non chiama direttamente Kim Jong-un, ma per la seconda volta in due giorni lo definisce “uomo-razzo”: «la Corea del Nord deve realizzare che la denuclearizzazione è l’unico futuro. Rocket man è in una missione suicida per se stesso e per il suo regime». Il discorso poi verte a livello più generale contro le altre minacce per la sicurezza mondiale, secondo Trump, ovvero Siria, Iran e Venezuela: «Gli Stati canaglia sono una minaccia per il mondo, i terroristi e gli estremisti hanno guadagnato terreno in ogni regione del pianeta. Alcuni regimi li sostengono e minacciano i loro popoli come i nostri».
GUTIERRES (ONU), “SIAMO IN UN MONDO IN PEZZI”
La 72esima Assemblea Generale dell’Onu si apre sotto la pesante cappa del conflitto USA-Corea del Nord. Due nazioni a confronto guidate da due leader carismatici come Donald Trump e Pyongyang, diversissime nell’approccio e nel loro modo di essere. Di fronte all’assemblea riunita ha parlato il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres che ha espresso a malincuore il suo parere sulla delicatissima situazione mondiale. Senza tanti giri di parole, Guterres ha parlato di ‘un mondo in pezzi’, dove le ‘società sono frammentate e il dibattito è polarizzato’. Il Segretario generale dell’Onu ha poi additato la politica come vera soluzione alla guerra, in quanto capace di smorzare i toni attraverso la comprensione e il dialogo. Anche se la situazione tra Pyongyang e Trump è sempre più tesa e incandescente, l’Onu non ha affatto rinunciato alla via della diplomazia per evitare lo spettro di una terza guerra mondiale: questa potrebbe risultare a dir poco disastrosa e suicida per il nostro pianeta. (agg. di Francesco Agostini)
OGGI L’INCONTRO NEL PALAZZO DI VETRO
Oggi si tiene un’importante evento a New York, con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riunita in piena emergenza da terza guerra mondiale tra Corea del Nord e “resto del mondo”. Non solo per la presenza di Donald Trump e di quasi tutti principali protagonisti della politica internazionale, cruciale saranno le parole che riferirà Ri Yong-ho, ministro degli Esteri della Corea del Nord. Dopo le sanzioni dell’Onu e la minaccia di attacchi nucleari contro gli Stati Uniti, sarà interessante vedere cosa verrà fuori dall’incontro nel Palazzo di Vetro, specie per capire se vi sono i margini assai improbabili per un rinato dialogo tra le due potenze. Inoltre, cruciale per capire che posizione prendere nei confronti della Corea del Nord saranno anche gli accordi impliciti o espliciti tra Cina-Russia-Giappone-Corea del Sud. Lo scacchiere è servito, l’Onu è il teatro del possibile fragoroso scontro.
PYONGYANG, “NON VI SALVERETE!”
Una lunga nota durissima e ancora una volta con nel mirino l’Onu e gli Usa, responsabili di voler “scatenare” una guerra mondiale contro la Nord Corea: il regime non intende accettare le sanzioni e le minacce delle esercitazioni navali e jet, e risponde ancora una volta con un comunicato in cui il tono propagandistico e minaccioso è sempre in primo piano. «li Stati Uniti hanno elaborato un’altra “risoluzione con sanzioni” al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite come parte della loro minaccia militare per soffocare la Rpdc. Gli Stati Uniti hanno definito la deterrenza nucleare della Rpdc per l’autodifesa come la “più grande minaccia alla pace”, ma non è altro che una logica vergognosa e un atto brigantesco per giustificare i loro crimini contro la pace nella penisola coreana», si legge nella lunga nota della KCNA. L’attacco è pronto, secondo Pyongyang, e a breve potrebbe scatenarsi contro le basi dei “nemici”, con una “profezia” da brividi: «Nel caso in cui gli Stati Uniti optino per il confronto e la guerra, sfidando finalmente la posizione strategica della Rpdc (…) troveranno sul loro cammino un attacco nucleare e una miserabile rovina finale». Le sanzioni sono ricatti e l’Onu è responsabile assieme agli Usa, sempre secondo la Corea del Nord, sempre più orientata a farsi “beffe” delle richieste di dialogo. Per ora, è impossibile.
ECCO GLI “SCHIERAMENTI”
Lo scacchiere della terza guerra mondiale è servito: o almeno, dopo le due esercitazioni diverse e opposte presente in queste ore nei pressi della Corea del Nord, la vera miccia dello scontro globale, gli schieramenti sembra ormai decisi. Esageriamo forse, e vi è ovviamente la speranza che Usa, Giappone, Corea del Sud da una parte, Russia e Cina dall’altra, possano trovare un accordo finale sul destino e le risposte contro le minacce di Pyongyang. Dopo i test congiunti di Usa e Giappone con bombe “inerti” sganciate contro la Corea del Nord, arriva la risposta dei maggiori “alleati” in Consiglio Sicurezza Onu del regime di Kim Jong-un. «La Russia e la Cina hanno iniziato delle esercitazioni navali congiunte nei pressi delle rive della Corea del Nord, dopo gli avvertimenti degli Stati Uniti della probabilità di una soluzione militare al problema della Corea del Nord»: lo rivela l’agenzia cinese Xinhua, segnalando come le manovre si trovino in questo momento tra la Baia di Peter, Vladivostok e la parte meridionale del mare di Okhotsk, a nord del Giappone. Due esercitazioni, due schieramenti possibili e un solo risultato, per ora, l’escalation nucleare “innalzata”.
VESCOVO DI DAEJEON, “PACE SEMPRE POSSIBILE”
Mentre le bombe e i test missilistici continuano a spaventare il Pacifico per lo scoppio di una improvvisa (a questo punto neanche tanto) guerra mondiale, la Chiesa cattolica coreana continua a spendere parole e richieste per un dialogo che porti alla pace. Ormai i cattolici sono rimasti una unica voce fuori dal coro nel denunciare il rischio terribile della guerra nucleare tra NordCorea e resto delle potenze in campo: Russia e Cina insistono anche loro per il dialogo, ma con interessi notevoli di sfondo. «Non perdere mai la speranza e trovare una porta, anche se piccola, che possa aprire una via di dialogo. La pace è sempre possibile», questo è l’appello che arriva dal vescovo di Daejeon, monsignor Lazzaro You Heung-sik, nonché presidente della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi coreani. Il vescovo è stato intervistato dall’Agenzia Sir proprio nei giorni caldissimi delle tensioni pronte ad esplodere tra le Coree, gli Stati Uniti e la comunità internazionale: «il presidente sudcoreano Moon Jae-in è partito per l’Onu dove, fino al 20 settembre, è in corso la 72ª sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Il presidente sudcoreano parlerà e incontrerà il presidente Trump e il presidente Abe. Un incontro trilaterale tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud», racconta il presule sudcoreano, augurandosi che da questi incontri si possa giungere ad una “decisione illuminata”. Non bisogna cedere al gioco delle armi, spiega ancora monsignor Lazzaro You Heung-sik. dato che la Corea del Nord non cederà mai di un solo centimetro e il rischio fortissimo di scontro nucleare è purtroppo presente: «Anche se dite che il dialogo è finito, io vi chiedo di cercare ancora una via di pace, perché al dialogo e alla via diplomatica non ci sono alternative. A Pyongyang dico invece che i missili non servono alla pace».