Strangola la fidanzata, vaga in auto col cadavere riverso sul sedile del passeggero e poi si presenta in caserma per confessare l’omicidio. L’epilogo di questa vicenda è incredibile: Francesco Mazzega è pronto per uscire dal carcere ad un mese dal delitto. Tornerà a casa dei genitori, a Muzzana del Turgnano, visto che gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. L’unica ragione per la quale non ci andrà subito risiede nell’indisponibilità del braccialetto elettronico che dovrà portare alla caviglia e con il quale le forze dell’ordine monitoreranno la sua posizione. Il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, ha fatto sapere che ci vorranno na ventina di giorni. I giudici del Tribunale del Riesame di Trieste hanno dovuto integrare il provvedimento depositato martedì per scongiurare l’uscita di prigione del detenuto. Cambia la forma, non la sostanza: Mazzega tornerà tra poco dai genitori. Nel dispositivo si fa riferimento alla «pericolosità sociale dell’individuo» e alla stessa «efferatezza del delitto» di Nadia Orlando, eppure la forma di detenzione ritenuta sufficiente è la custodia cautelare col braccialetto. «Può anche non piacere, ma da uomo delle istituzioni finché c’è questa legge dico che dobbiamo osservarla», il commento del procuratore capo.



“UN PUGNO ALLO STOMACO” PER I GENITORI DELLA VITTIMA

Dopo l’omicidio della fidanzata, la 22enne Nadia Orlando, Francesco Mazzega era stato trasferito nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Udine per il rischio che compisse atti di autolesionismo. Superata la fase di maggior pericolo, era stato poi portato in cella. Il reo confesso è accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi: l’uomo confessò di averlo fatto per gelosia. La fidanzata gli avrebbe confessato un tradimento, particolare però che la famiglia della vittima ha smentito. Quando hanno appreso la notizia dell’imminente scarcerazione di Mazzeca, alcuni detenuti del carcere di Udine – come riportato da Libero – avrebbero cominciato a sbattere le scodelle sulle inferriate delle finestre delle proprie celle e urlato il loro disappunto per un paio d’ore, prima dell’intervento delle guardie. Per i genitori della vittima la decisione del Riesame è «un pugno nello stomaco». Il capo di imputazione di Mazzega comunque potrebbe aggravarsi: lo ha rivelato il legale della famiglia di Nadia Orlando. «La ragazza potrebbe essere morta per soffocamento, quindi con modalità ancora più cruente, e non per strangolamento come sostenuto da Mazzega», ha dichiarato l’avvocato Fabio Gasparini.

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