Due giorni fa il documento segreto pubblicato da Repubblica e Corriere della Sera sul caso di Emanuela Orlandi – ecco qui tutte le info dettagliate – ha riacceso improvvisamente i riflettori su un caso che purtroppo da 33 lunghi anni coinvolge la storia di una giovanissima ragazza rapita e mai ritrovata, il Vaticano e praticamente ogni singolo elemento “misterioso”, “deviato” e “criminale” che ha attraversato le cronache italiane negli ultimi trent’anni. Il dossier in mano al giornalista Emiliano Fittipaldi – che sarà la base del suo nuovo romanzo “Gli impostori” giunge, come dice lo stesso cronista, da una fonte interna al Vaticano, ma fin da subito risulta per nulla chiaro se si tratti di un documento completamente falso oppure no. In questo senso il Vaticano dopo dovute verifiche ha emesso una nota piuttosto esplicita in cui il dossier presunto in mano a Repubblica e Corriere (che per primi ammettono la possibilità del falso, ndr) viene definito “falso e ridicolo”. Oggi il settimanale Tempi ha deciso di intervistare proprio sul “nuovo” caso Orlandi il direttore della Sala Stampa Vaticana, Greg Burke, di fatto il portavoce di Papa Francesco: quello che fuoriesce è un’interessante opera di informazione e comunicazione dettagliata – l’esatto opposto del dossier confusionario e complesso nella lettura che riporta le “note spese” sul caso Orlandi – su tutti gli errori e le imprecisioni che il documento contiene e che soprattutto dei giornalisti professionisti avrebbero dovuto controllare prima di pubblicare “in toto”.



“DOSSIER FALSO E RIDICOLO”

«Per il lancio di un libro d’imminente uscita due quotidiani italiani hanno pubblicato un presunto documento della Santa Sede che attesterebbe l’avvenuto pagamento di ingenti somme, da parte del Vaticano, per gestire la permanenza fuori Italia di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma il 22 giugno 1983»: con questa nota il Vaticano ha risposto due giorni fa all’accusa lanciata sul possibile coinvolgimento diretto del Vaticano nella sparizione di Emanuela Orlandi. A Tempi però il direttore della Sala Stampa Burke va molto oltre e spiega nel dettaglio il motivo di questa “ridicola documentazione”: «Falso e ridicolo, lo abbiamo già detto e ribadito in un comunicato il giorno in cui i due quotidiani hanno pubblicato questo presunto “documento”, non c’è niente da aggiungere. Siamo arrivati a un livello bassissimo di giornalismo dove il vero o il falso non sono più importanti: se il documento è falso, è falso, mi pare essenziale». Le note spese non convincono e soprattutto, su un caso così delicato come quello della ragazza scomparsa 33 anni fa, innalzare l’ennesimo polverone da “Vatileaks” non ha giovato per nulla nel rispetto e attenzione proprio a favore della famiglia Orlandi.



GLI ERRORI “MARCHIANI” SUL DOCUMENTO

Ma gli errori sottolineati da Burke di quello stesso dossier rappresentano la vera cartina tornasole di questa confusa vicenda: «si tratta di un documento su carta semplice, senza intestazioni ufficiali, né timbri né firme manoscritte». Non solo, il dossier sarebbe – secondo Fittipaldi – stato redatto dal cardinale Lorenzo Antonetti, presidente Apsa, indirizzandolo a «Sua Riverita Eccellenza» i cardinali Giovanni Battista Re, allora Sostituto della Segreteria di Stato, e Jean Luis Tauran. Ecco, qui come ha giustamente notato anche Andrea Tornielli su Vatican Insider, sono contenuti due marchiani errori: “Sua Eccellenza Reverendissima” è il termine usato nei documenti vaticani e soprattutto Tauran si chiama Louis e non “Luis”. «Per quale motivo nel 1998, con un’inchiesta della magistratura romana ancora in corso, i vertici della Santa Sede coinvolti (in questo caso la Segreteria di Stato) avrebbe chiesto all’Apsa un rendiconto completo delle spese dell’operazione, con fatture e pezze d’appoggio senza nomi in codice, aumentando così il numero delle persone informate sui fatti e le possibili fughe di notizie?», spiega ancora Tornielli, ripreso nell’intervista di Tempi a Burke. Da ultimo, il direttore della Santa Sede se la prende direttamente con Fittipaldi che ha definito in una recente intervista ad Askanews, «Vero o falso che sia secondo me dà inizio a una nuova stagione di fughe di documenti riservati, è un Vatileaks 3»: secondo Burke dire questo significa avvalorare il falso come il vero ed è l’esatto contrario del giornalismo. «Ma chi lo dice che è un Vatileaks? Anche questa è una novità del giornalismo, dove il falso assume importanza e ha pure una presunzione di verità».