Negli ultimi giorni si sono riaccesi i riflettori su un caso di cronaca ancora irrisolto, la misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, per via di un dossier – vero o falso che sia – che ha riacceso nella famiglia della giovane la speranza di poter finalmente conoscere la verità. Ad intervenire sul caso è stato anche Ilario Martella, il magistrato ora in pensione che sin dai primi giorni indagò sul rapimento di Emanuela Orlandi ma anche sulla relazione che questo ebbe con la scomparsa di Mirella Gregori (a sua detta i due episodi sono strettamente connessi ma non si è mai indagato abbastanza) e con la Santa Sede, non trovando (pur cercandola) in quest’ultima alcuna responsabilità. Dopo aver appreso dell’imminente pubblicazione del libro di Emiliano Fittipaldi basato su un documento dall’attendibilità incerta, Martella ha deciso di scrivere al quotidiano L’Avvenire ripercorrendo le tappe del caso Emanuela Orlandi, denunciando apertamente la “barbarie mediatica” che si è registrata ancora una volta sulla triste vicenda e parlando di “dati fattuali e documentali che, pur potendo dare un significativo se non un decisivo contributo alla ricerca della verità, non sono stati oggetto della generale attenzione”. Dati che si riferiscono non solo alla scomparsa della Orlandi ma anche di Mirella Gregori, della quale si persero le tracce poco più di un mese prima. In quel periodo, il magistrato era impegnato nel procedimento per l’attentato a Papa Giovanni Paolo II e che portò all’arresto di Serguei Antonov, complice di Mehmet Agca. Da documenti processuali emerse che sin dall’agosto 1982 le autorità governative bulgare avevano chiesto alla Stasi, l’organizzazione di sicurezza e spionaggio della Germania Est di collaborare al fine di allontanare i sospetti di una responsabilità della Bulgaria nell’attentato al Papa.
OLTRE TRENT’ANNI DI DEPISTAGGI
Nell’ambito dell’indagine su Antonov, si vanno ad inserire le scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Con questi eventi, scrive Martella, si intendeva realizzare il fine fortemente voluto dalle autorità bulgare e dalla Stasi, ovvero “creare e promuovere false piste investigative che distraessero dal caso Antonov”. In tal senso, dunque, dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi entrano in scena alcuni personaggi che, telefonicamente, informano i familiari della presenza della ragazza nelle loro disponibilità, fornendo notizie reali sul vissuto della 15enne. Per il magistrato questi personaggi farebbero parte di un “casting operativo addestrato al fine di porre in essere un’articolata operazione di depistaggio” che avverrà con estrema abilità. L’intento messo in atto dalla Stasi era quello di indurre attraverso ogni mezzo comunicativo che il destino delle due giovani scomparse fosse legato alla remissione in libertà di Agca. L’ex giudice Martella è certo che dietro alla scena del crimine della Orlandi e della Gregori ci sia lo stesso burattinaio interessato a provocare gli inquirenti. Aspetto, questo, confermato dal fatto che ad oltre 30 anni dalla sparizione delle due ragazzine non sarebbe emerso mai nulla sul fatto che le due giovani avessero trascorso un pezzo di vita differente da quello raccontato e rivendicato dai rapitori.
L’ACCORDO BULGARO-TEDESCO
Ma qual era, dunque, l’obiettivo da raggiungere derivante dall’accordo bulgaro-tedesco? Martella non ha dubbi: ” indurre il convincimento che l’attentato di piazza San Pietro avesse una sola matrice quella turca, risalente all’organizzazione estremistica dei “Lupi Grigi” di cui lo stesso Agca era un esponente e che la credibilità di tali ipotesi valesse a cancellare, o quantomeno, a indebolire quella di matrice bulgara”, spiega il magistrato. Alla fine il risultato atteso fu raggiunto, con l’assoluzione per insufficienza di prove di tutti gli imputati compreso Antonov. A conferma dell’esistenza di un accordo tra Sofia e Berlino, anche un documento segretissimo scritto in lingua russa, diretto al capo della Stasi e firmato dal ministro bulgaro Stojanov in cui è contenuto il ringraziamento alla luce “dell’aiuto e dell’appoggio accordatoci per sventare la campagna anti-bulgara e anti-socialista in relazione all’attentato al Papa Giovanni Paolo II”. Nel parlare in questo contesto dei casi di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, il magistrato non può non definirli ” eventi utilizzati come più volte si è rilevato, quale strumento di distrazione di massa dal caso Antonov”, parlando di “sacrifici di giovani vite”.
L’ULTIMO SCOOP, “FALSO E RIDICOLO”
E siamo ad oggi ed al nuovo scoop che il magistrato ha definito “falso e ridicolo”. Il riferimento è a quel dossier dattiloscritto del quale non si ha certezza della sua attendibilità, bel quale emergono spese da parte del Vaticano sostenute fino al 1997 e pari a quasi 500 milioni di vecchie lire per trasferimenti di Emanuela Orlandi all’estero, fino allo “sbrigamento delle pratiche finali”, lasciando dunque presupporre che almeno fino a 20 anni fa la giovane fosse ancora viva. Dietro questo nuovo episodio potrebbe esserci ancora una volta la mano della Stasi e il suo intento di distrazione di massa dal caso Antonov? Ancora una volta il giudice istruttore Ilario Martella torna a parlare di sacrificio delle due giovani vite. E la verità, quella che le famiglie delle vittime e noi tutti attendiamo da oltre un trentennio, sembra essere ancora profondamente lontana da quanto realmente successo.