Da denunciante a imputato: è questa la strana storia che vede protagonista Fabio Savi, titolare della Savicolor in via Cavour a Belluno. L’uomo, come racconta Blitz Quotidiano, nel 2014 denunciò due giovani stranieri intenti a fare i loro bisogni nel suo negozio. Una marachella che sarebbe potuta costare cara ai due immigrati, Tejlor Krisafi e Gentian Gashi, anche se poi il reato fu depenalizzato e non ebbe alcuna conseguenza concreta per nessuno dei due vandali. Nel tempo però, in Tribunale sono state depositate denunce e richieste da entrambe le parti e proprio il titolare del negozio nel quale si consumo la “pipì illegale” fu raggiunto da una controdenuncia da parte dei due ragazzi. A loro detta, l’imprenditore li minacciò con un taglierino con una lama di 10 centimetri. Arma però mai rinvenuta dalla polizia: è questo l’appiglio al quale la difesa di Savi, ora a processo, si sta aggrappando al fine di evitare la condanna a nove mesi di reclusione come da richiesta del pubblico ministero, oltre al pagamento di 5mila euro – come richiesto dalla parte civile –  ad uno dei due immigrati, Tejlor Krisafi, poiché avrebbe per rabbia dato un calcio alla sua auto.



IL DOPPIO PROCESSO

A riscostruire l’emblematica vicenda è il quotidiano Il Gazzettino che racconta del processo in corso nel quale a finire alla sbarra, contro ogni previsione, è stato proprio il titolare che denunciò i due giovani dalla pipì facile. Ora però, l’uomo è chiamato a rispondere di due accuse pesanti: minaccia aggravata dall’uso di un’arma (il presunto taglierino) e tentato danneggiamento aggravato (causato dal calcio all’auto di uno dei due vandali). Nel processo che si è compiuto nei giorni scorsi, però, è stato l’imprenditore e titolare del negozio a sedere dall’altro lato della barricata nel ruolo di parte civile contro l’altro straniero, Gentian Gashi. Le accuse a carico del giovane sono le minacce rivolte al negoziante con la frase “Do fuoco a te e al tuo negozio”. In questo caso, lo stesso pm ha chiesto a carico del giovane una condanna a 3 mesi di reclusione, mentre l’avvocato del titolare ha avanzato la richiesta di un risarcimento pari a 5mila euro per il suo cliente. Entrambe le sentenze arriveranno il prossimo 3 ottobre.

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