Cosa è accaduto realmente a Noemi Durini? Nonostante la confessione del fidanzato 17enne, restano ancora tanti i dubbi ed i lati oscuri dietro l’atroce delitto della 16enne. A riferirli è stata l’inviata di Pomeriggio 5 che oggi ha ripercorso ed elencato cosa ancora non torna dell’intera vicenda. Ad esempio, possibile che nessuno abbia sentito le urla della ragazza nel momento in cui veniva prima picchiata e poi uccisa, come emerso dall’autopsia? Pur essendo in aperta campagna, infatti, nei dintorni ci sono ville abitate. Dubbi e mistero anche sulla maglietta della vittima: al momento del ritrovamento del cadavere, infatti, Noemi indossava i leggings e le scarpe ma non la maglia. Che fine ha fatto? Potrebbe essere stata impiegata dal 17enne per nascondere e poi sotterrare l’arma del delitto? Lui sostiene di aver fatto ciò con la sua t-shirt, sebbene al momento non sia ancora stata rinvenuta. Ma se così fosse, possibile che quella mattina nessuno abbia notato un ragazzo in giro a torso nudo? Ed ancora un altro punto oscuro, forse il più importante. Noemi pare sia morta intorno alle 6:20: cosa sarebbe accaduto in quel buco temporale di oltre un’ora, dalle 5:09 al suo decesso? I due ragazzi sono andati in qualche altro posto? C’è quindi stata una discussione, l’ultima, prima dell’omicidio? Ma soprattutto, hanno incontrato qualcuno? Questi tutti i dubbi ancora esistenti e che ruotano attorno al caso che ha sconvolto un’intera Regione e l’Italia tutta. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



AUTOPSIA SMENTISCE COLPO DI PIETRA

Nella serata di ieri in casa del 17enne assassino reo confesso della piccola Noemi Durini sono tornati i Carabinieri. A rivelarlo è la trasmissione Pomeriggio 5, nella giornata in cui emergono anche i risultati choc dell’autopsia. Picchiata selvaggiamente, poi accoltellata alla nuca. Così sarebbe morta la 16enne dal ragazzino che credeva di amare. L’arma del delitto però non si trova: il 17enne ha ammesso di averla nascosta nella sua maglietta e di averla poi sotterrata in aperta campagna, non ricordando dove, ma ad oggi non sarebbe ancora stata trovata. Con i risultati inquietanti, vengono smentite anche le ipotesi di una morte provocata dai colpi di pietra come aveva inizialmente ammesso il ragazzo arrestato. Ed ecco allora che emerge un’altra incongruenza che lascerebbe pensare all’esistenza di un complice in questo terribile caso. Ulteriori accertamenti si sono dunque resi necessari anche in casa del giovane. Nell’omicidio di Noemi, intanto, sono numerosi i dubbi e i punti oscuri così come le cose che non tornano dalle confessioni del 17enne. Il giovane è intanto stato trasferito in un istituto minorile a Quartuccio, in provincia di Cagliari con le accuse di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PICCHIATA PRIMA DI ESSERE ACCOLTELLATA

Emergono questa mattina nuovi dettagli sull’autopsia di Noemi Durini e non sono buone notizie: pare infatti che la 16enne uccisa dal fidanzato Lucio Marzo è stata picchiata a mani nude prima di essere accoltellata alla testa e al collo. Uno scenario ancora più brutale per un omicidio con ancora molti punti oscuri da chiarire: «I medici legali hanno infatti riscontrato sul cadavere della ragazza lesioni contusive multiple da picchiamento al capo e agli arti e lesioni da arma bianca al capo e collo», si legge nel report medico diffuso alla stampa. La novità fa il paio con la punta di coltello trovata nella nuca della povera 16enne di Specchia e ora gli inquirenti dovranno ripartire con nuovi elementi per comprendere se effettivamente non ci fossero dei complici a commettere l’assassinio assieme al fidanzato 17enne di Noemi. Il ragazzo reo confesso, intanto, è attualmente detenuto in Sardegna con l’accusa di omicidio premeditato. (agg. di Niccolò Magnani)



PUNTA COLTELLO NELLA NUCA

Proseguono le indagini sul drammatico caso di Noemi Durini, la 16enne uccisa in provincia di Lecce dal fidanzato 17enne. E si potrebbe aver fatto passi avanti importantissimi riguardo l’individuazione dell’arma del delitto. L’assassino inizialmente aveva affermato di aver usato una pietra, prima ancora aveva parlato di strangolamento, ma dovrebbe essere un coltello l’arma del delitto con la quale Noemi Durini è stata uccisa. Questo perché la punta di un’arma, inequivocabilmente identificata in un coltello, è stata trovata incastrata nella nuca della ragazza, così come evidenziato dal referto dell’autopsia effettuata dal medico legale a Lecce. Il pubblico ministero inquirente del Tribunale per i minorenni, Anna Carbonara, ha disposto che la casa del 17enne assassino venga di nuovo perquisita, per cercare il coltello.

NOEMI DURINI: I DUBBI SULLA DINAMICA DELL’OMICIDIO

Il ritrovamento dell’arma comporterebbe un vero salto di qualità nelle indagini sull’assassinio di Noemi Durini, e soprattutto sosterrebbe la tesi dell’accusa pronta ad incriminare l’assassino, comunque reo confesso, per omicidio premeditato, avendo utilizzato e poi nascosto l’arma del delitto. Le rilevazioni della scientifica nella nuova perquisizione avranno un ruolo decisivo nell’eventuale rinvenimento del coltello, ma sicuramente l’autopsia ha messo in luce quella che ormai viene considerata un’evidenza a tutti gli effetti. Si cerca anche di capire se il 17enne abbia agito da solo, infierendo sulla fidanzata o se il ruolo del padre, già incriminato per l’occultamento del cadavere di Noemi, sia stato ancor più attivo nell’omicidio rispetto a quello che si poteva immaginare. L’accusa vuole stabilire se sia stato addirittura il genitore a fornire al ragazzo l’arma del delitto, oppure se a casa del ragazzo fossero ignari delle sue intenzioni, o ancora se solo successivamente abbiano aiutato l’assassino a disfarsi del cadavere.