“Il tuo ex spara in faccia a tua figlia quindicenne, l’ammazza e tu trovi il tempo e la voglia di scrivere anatemi su Facebook e rilasciare interviste a Mattino 5”. Sono le parole di Selvaggia Luccarelli che, in un post di Facebook si scaglia contro la mamma di Nicolina Pacini, la 15enne uccisa a Ischitella dall’ex compagno Antonio Di Paola. Donatella Rago, infatti, che vive e lavora in Toscana, appresa la notizia che la figlia fosse stata colpita al volto da Di Paola, ha subito postato la notizia su Facebook per inveire contro l’uomo: “Merdaaaa merdaaa merdaaa muoriiiiii schifosooooo spero che qualcuno ti ammazziiiiiii, tu nn meriti di vivereeeee“. A questo sono poi seguiti numerosi altri posti, in cui la donna commenta il ritrovamento del corpo dell’ex compagno e saluta la figlia che non è riuscita a sopravvivere all’agguato dell’ex, esprimendo a più riprese la sua rabbia e suscitando contemporaneamente commenti indignati e di conforto. Tra quelli polemici c’è appunto quello della blogger, che oppone al suo comportamento social, quello pacato dei genitori di Yara Gambirasio. “Mai una frase ad effetto a favore di telecamera, mai un’intervista, mai una parola rabbiosa nei confronti dell’assassino della figlia – scrive – Solo poche parole limpide e piene d’amore per la figlia, che il papà pronunciò in aula (e solo in aula), ben 5 anni dopo la morte di Yara”.
SPETTACOLARIZZAZIONE DELL’ORRORE
Il comportamento della donna ha suscitato commenti a destra e sinistra, di chi la critica e chi invece la comprende. Certo è che il suo comportamento non è passato inosservato. Non solo per i post, ma anche per la lunga intervista che la Rago ha concesso a una trasmissione Mediaset del mattino, mentre la figlia si trovava agonizzante in ospedale, colpita in faccia mentre andava a scuola dall’ex fidanzato di mamma che, a quanto pare, aveva già lanciato minacce nei confronti della figlia. Duro il commento, sulle pagine di Repubblica, di Michele Serra: “Non si pretendono, dalla gente semplice, i toni della tragedia greca – scrive – Ma la gente semplice, fino a non tanti anni fa, sapeva ammutolire. Chiamatelo pudore, dignità, vergogna, chiamatelo come preferite”. E ancora: “Non si dubita che quella povera madre pugliese fosse sotto choc. Chi non lo sarebbe. Resta da capire come mai le persone sotto choc (non solo lei: parlo dell’abbondante cast di vittime e protagonisti di delitti efferati, che alle interviste neanche si sognano di sottrarsi) si consegnino con tanta naturalezza ai palinsesti. Eravamo rimasti alle persone sotto choc che crollano o fuggono o smaniano, quando era ancora impensabile che diventassero docili ingredienti delle infernali cucine della televisione del dolore: che sarebbe ora di chiamare in modo diverso, perché di doloroso ha veramente poco, la televisione del dolore”.
SELVAGGIA LUCCARELLI: USO DISTORTO DEI SOCIAL
Nel frattempo Nicolina è morta e la madre ha continuato a commentarne la perdita sui social. “Ecco, i figli si amano anche così. Anche dopo – scrive la Luccarelli – Avendo cura del loro ricordo, rifiutando l’idea che sulla loro faccia finisca la banda ‘esclusiva”. Secondo la Luccarelli, non si tratta di come si viva il dolore, come hanno commentato alcuni dei suoi lettori, ma di un uso distorto che si fa dei social che sostituiscono l’urgenza di un’azione. La blogger non ha apprezzato inoltre, le minacce rivolte via social all’ex. Donatello Rago, intanto è tornata in Puglia e accusa di aver denunciato a carabinieri la situazione, ovvero di conoscere da tempo che l’ex fosse in possesso di una pistola e di averlo denunciato ai carabinieri. Su Rebubblica ha anche raccontato delle minacce subite dalla figlia: “Nicolina era stata già minacciata ad agosto dell’anno scorso che le ha puntato un coltello alla pancia”. Inoltre, la donna ha raccontato di aver avvisato i suoi genitori, con cui la figlia viveva, qualche giorno prima dell’omicidio, invitandoli a stare attenti perché qualcuno l’aveva avvisata di aver visto l’ex nei dintorni di casa. Antonio Di Paolo, il 37enne che ha sparato al volto di Nicolina, è poi fuggito in campagna per suicidarsi.