Un’aritmia maligna e il cuore di Marta che smette di battere, lei che si accascia mentre si trova a casa di una compagna. Poi la corsa contro il tempo: i soccorsi che arrivano e i medici che tentano la rianimazione. Ma il cuore della ragazzina non ne vuole sapere. Per fortuna c’è un gruppo di medici tenace, che decide di voler salvare Marta e va avanti a praticarle il massaggio cardiaco ben oltre il tempo consueto: 65 minuti, con 8 scariche di defibrillatore. Ma alla fine ce l’hanno fatta: Marta Messina è tornata in vita, salva. Tornata a scuola, può raccontare la sua incredibile storia ai microfoni di Repubblica TV. Anche se, a onore del vero, la ragazza non ricorda nulla. “Non mi ricordo niente, nemmeno so di essere stata in ospedale”, dice accanto a Fabio Genco, il medico del 118 che l’ha rianimata “È stata una lotta contro il tempo, tra il suo cuore che non ne voleva sapere e noi che non volevamo mollare – spiega Genco – Il massaggio cardiaco è durato più della prassi, perché è giovane e nessuno di noi voleva arrendersi “.
UN MASSAGGIO CARDIACO LUNGO 65 MINUTI
La giovane, che è rimasta poi in coma per 12 giorni, ora sta bene, anche a detta di medici e genitori. Uscita dall’ospedale, al suo rientro a scuola, in suo onore è stata organizzata una festa con i compagni di classe a cui hanno partecipato i medici del 118, gli insegnanti e i genitori. La madre e il padre, visibilmente emozionati, rassicurano sulle condizioni di salute della figlia: “Non ci ho capito più niente – spiega la madre, Iolanda Morello – so solo che mia figlia poteva non essere più qui”. Le insegnanti, per celebrare degnamente il rientro a scuola della ragazza, hanno deciso di invitare l’equipe medica: “Abbiamo pensato che il modo migliore per accoglierla fosse quello di organizzare un corso di prevenzione – ha commentato la preside Domenica di Fatta – per fare capire a tutti come sia importante agire tempestivamente”. Si può dire che Marta sia nata due volte, la seconda grazie alla tenacia di un gruppo di medici che non ne ha voluto sapere di lasciarla morire.