Sono ancora tante le ombre riguardanti l’omicidio di Noemi Durini. Il papà della ragazza di Specchia, fin da subito ha puntato il dito contro Biagio Marzo, il padre del fidanzato reo confesso che si è attribuito le colpe del delitto. Secondo i genitori della vittima, però, il ragazzo sta tentando di coprire Biagio Marzo e in effetti in paese non sono lusinghieri i giudizi che vengono forniti sull’uomo additato dalla famiglia Durini. Un testimone sentito dalla trasmissione Quarto Grado, ha svelato un aneddoto alquanto inquietante su Biagio Marzo:”Lo conosco perché con mio fratello hanno fatto una rapina insieme in Germania alla fine degli anni Settanta, facevano parte di una banda criminale. Io so che Biagio fumava canne, hashish, anche quando teneva il bambino in braccio da piccolo. Il ragazzo non aveva una buona educazione, Biagio se ne sbatteva pure del figlio”. Anche una conoscente di Noemi si dice d’accordo con la tesi che vuole il padre di Lucio coinvolto direttamente nel delitto: “Il giorno prima che venisse scoperto il corpo di Noemi gli chiedevano se sapevano niente e loro dicevano di non saperne nulla mentre guardavano la partita al bar. Io credo che Lucio non c’entri niente e stia solo difendendo suo padre”. (agg. di Dario D’Angelo)
IL FURTO DOPO IL DELITTO
Emergono nuovi dettagli inquietanti rispetto al delitto di Noemi Durini e al ritratto di quello che si è auto-dichiarato come suo carnefice, il fidanzato Lucio Marzo. Proprio il minorenne, come svelato da Quarto Grado, nelle ore immediatamente successive all’omicidio della ragazza di Specchia, si sarebbe macchiato di un furto in un emporio gestito da commercianti cinesi. Come riportato dalla trasmissione di Rete 4, che ha fornito due frame delle telecamere di sorveglianza del negozio, la rapina sarebbe stata commessa intorno alle 18:15 del 3 settembre, dunque a poca distanza dalla morte di Noemi. Ma è il (misero) bottino del furto a lasciare perplessi: Lucio Marzo non ha rubato soldi o oggetti di particolare valore, bensì due penne laser del valore complessivo di 3 euro. Non è chiaro a cosa gli servissero ma il loro furto potrebbe essere la conferma indiretta dell’indole criminale di Lucio. (agg. di Dario D’Angelo)
UCCISA CON UNA COLTELLATA
Durante la puntata di “Quarto Grado”, in onda venerdì 22 settembre su Rete 4, sono stati analizzati nuovi elementi riguardanti il brutale omicidio di Noemi Durini, la sedicenne leccese assassinata dal fidanzato 17enne, Lucio, reo confesso e che ha spiegato agli inquirenti alcuni dettagli riguardanti l’occultamento del cadavere e soprattutto l’utilizzo dell’arma del delitto. L’autopsia su Noemi aveva escluso che la ragazza fosse stata uccisa con l’ausilio di una pietra, come inizialmente indicato dall’assassino al momento della sua confessione. Sulla nuca di Noemi è stato trovato il frammento di una lama che indica inequivocabilmente come la ragazza abbia subito una coltellata fatale. Eventualità confermata anche dal ragazzo, che ha affermato però di non ricordare dove abbia nascosto l’arma del delitto.
LE PIETRE CROLLATE PER IL MALTEMPO SUL CADAVERE DI NOEMI DURINI?
Un altro dubbio è emerso durante l’analisi di Quarto Grado dell’inviato Remo Croci: non c’è chiarezza riguardo alle modalità di occultamento del cadavere, particolare sul quale Lucio non ha dato ancora delucidazioni chiare. Noemi è stata ritrovata sotto alcune pietre, con una scarpa che spuntava dal mucchio, ma non è certo che le pietre siano state utilizzate per seppellire (peraltro malamente) il cadavere. Potrebbe anche essere infatti che il maltempo successivo al giorno dell’omicidio abbia fatto crollare il muretto sotto il quale il cadavere sarebbe stato adagiato, con le pietre cadute addosso a Noemi ormai da ore senza vita. L’arma del delitto invece come detto non è stata ritrovata, ma Lucio ne ha fornito una dettagliata descrizione utilizzando anche un disegno, e mettendo in luce come si tratti di un modello di lama con pulsante a scatto. Il foglio con il disegno è attualmente in mano agli inquirenti, anche se nella perquisizione della casa dell’assassino dell’arma del delitto non si è trovata traccia.