La guerra tra Corea del Nord e Stati Uniti al momento va avanti solo a parole ma non accenna a placarsi. Intanto, a dire la sua è stato anche Serghej Lavrov, ministro degli Esteri russo il quale è convinto che gli Usa non colpiranno il regime di Pyongyang proprio per le armi nucleari di quest’ultimo. E’ quanto ha rivelato Sputnik news citando le parole del diplomatico russo rilasciate nel corso di un programma andato in onda su NTV. Stando a quanto riferito dal ministro russo, infatti, “in Iraq gli americani hanno colpito solo perché erano sicuri che non ci fossero armi di distruzione di massa”. La convinzione di Lavrov, dunque, sarebbe legata proprio alle armi nucleari in possesso della Corea del Nord: “In Corea gli americani non colpiranno, perché non hanno dubbi, sanno esattamente che c’è la bomba nucleare”, ha sostenuto il politico, ritenendo come sulla base di tale analisi tutti concorderebbero con la sua convinzione. Il ministro russo ha quindi confidato che anche gli Stati Uniti possano aver fatto la medesima analisi al fine di evitare che decine se non centinaia di migliaia di cittadini innocenti, sia in Corea del Nord ma anche in Corea del Sud, Giappone, Russia e Cina possano essere vittime. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PYONGYANG, “MISSILE CONTRO USA INEVITABILE”
Nella terza guerra mondiale ormai sempre più “citata” dai discorsi dei principali contendenti in campo a livello globale, la minaccia e la tensione tra Usa e Corea del Nord è purtroppo arrivata a livelli enormi. Dopo Trump, ora a parlare all’Onu è il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho che spiega in maniera diretta, «Le parole di Trump hanno reso il lancio di un missile sul territorio americano ancora più inevitabile. È un incosciente e un violento, megalomane e mentalmente disturbato», “la tocca piano” il ministro di Pyongyang. Ma al netto degli insulti, è lo scenario militare a preoccupare e non poco la comunità intenzionale: «È in missione suicida, se dovesse succedere qualcosa al nostro popolo le conseguenze saranno oltre ogni aspettativa». Giusto per avere un’idea del livello di tensione raggiunto, eccovi il messaggio di “risposta” lanciato da presidente Usa: «Ho appena sentito il ministro degli esteri della Corea del Nord parlare all’Onu. Se quello che dice è il pensiero di Rocket Man, non resteranno in giro ancora per molto».
https://twitter.com/realDonaldTrump/status/911789314169823232″ rel=”nofollow” rel=”nofollow
TERREMOTO IN NORDCOREA DOPO ESPLOSIONE?
Nell’intricata situazione che coinvolge Washington e Pyongyang, apparentemente sull’orlo di dare il via ad una sanguinosa Terza Guerra Mondiale, si inserisce il giallo innescato da una scossa di terremoto di magnitudo 3.4 sulla scala Richter in Corea del Nord. I media cinesi sostengono che il sisma sia stato causato “probabilmente” da un’esplosione, ma il servizio meteorologico della Corea del Sud è più propenso a definire il terremoto come un evento “presumibilmente di origine naturale”. I dubbi, come riporta La Repubblica, sono legati al fatto che il terremoto, avvenuto intorno alle 10.30 italiane, sia stato localizzato nella stessa zona in cui il 3 settembre il regime di Pyongyang aveva effettuato un test nucleare, nella regione di Kilju, nella provincia settentrionale di Hamgyong provocando in quel caso un movimento tellurico di magnitudo pari a 6,3 gradi Richter. Più cauto lo United States Geological Survey (USG), secondo cui semplicemente “questa volta non possiamo confermare con certezza la causa (naturale o artificiale) della scossa”. (agg. di Dario D’Angelo)
TRUMP PROVOCA KIM
Il fragile equilibrio internazionale viene minato dall’Iran, che ha testato ieri con un successo un missile balistico prendendosi la scena nell’ottica di una – purtroppo – sempre più possibile Terza Guerra Mondiale. Lo scenario più caldo, però, è sempre quello della penisola coreana. Donald Trump, come riporta La Repubblica, è tornato a parlare della Corea del Nord in un comizio in Alabama e, per usare un eufemismo, non ha usato toni particolarmente concilianti nei confronti di Pyongyang:”Noi vogliamo un mondo in cui ci siano Paesi che cooperano tra loro. E non possiamo avere un piccolo pazzo che spara missili sugli altri. Qui stiamo parlando di armi di distruzione di massa, e non possiamo permettere che qualcuno metta il nostro popolo in pericolo, il popolo americano”. Il presidente Usa è poi tornato a provocare Kim Jong-un chiamandolo “rocket-man”:”L’uomo missile doveva essere gestito molto tempo fa”, alludendo alle responsabilità delle precedenti amministrazioni e dell’ex segretario di Stato, Hillary Clinton. (agg. di Dario D’Angelo)
IRAN TESTA MISSILE BALISTICO
L’Iran ha testato “con successo” un nuovo missile balistico. Le immagini del lancio sono state mostrate dalla televisione Irib, ieri, 22 settembre, nel corso di una parata militare a Teheran in occasione della Settimana della Difesa Sacra, che commemora la guerra con l’Iraq degli anni Ottanta. Proprio nel corso della cerimonia, il presidente Hassan Rohani aveva annunciato l’intenzione dell’Iran di rafforzare le sue “capacità militari” e in particolare il suo programma di sviluppo di missili balistici. Il test, però, sembra sfidare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha rimesso in discussione l’accordo sul nucleare con Teheran, bollandolo come “imbarazzante”, e ha imposto nuove sanzioni proprio per via del programma missilistico. La situazione, in merito al programma balistico iraniano degli ultimi anni, preoccupa, oltre agli USA, anche l’Arabia Saudita, principale rivale nella regione, e Israele. Anche dalla Francia si sono levati moniti di preoccupazione, anche se Teheran ha affermato che il suo programma balistico è solo difensivo (agg. Eleonora D’Errico)
TERZA GUERRA MONDIALE. Quella di oggi è solo l’ultimo dei fatti preoccupanti che minacciano la pace internazionale. Mentre l’Onu teme per una terza guerra mondiale, dopo una serie di giornate di fatto “specchio” di questi ultimi mesi – fatte di continui attacchi e contrattacchi tra Usa e Corea del Nord, sullo stile del “è pazzo e la pagherà caro”, “è un rimbambito che non sa guidare l’America” – anche Mosca, che si era tenuta in disparte con la mancata presenza di Putin a New York che già da sola segnalava la volontà di non entrare direttamente nell’agone della bagarre, ha parlato. Ieri con un lungo discorso tenuto dal ministero degli Esteri del Cremlino, Sergey Lavrov, il monito della Russia è arrivato e piuttosto “equidistante” tra i due fuochi dello scontro, come del resto anche la Cina. «Lo scambio di minacce tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord è molto dannoso e inaccettabile: le teste calde si devono calmare, sembra una lotta tra bambini all’asilo», esprime duramente il diplomatico russo davanti al Palazzo di Vetro. In giornata era intervenuto anche il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, con una analisi molto simile e con l’obiettivo di riaffermare il dialogo politico come l’univa vera soluzione alla possibile guerra mondiale; «Mosca è ancora convinta che non esista alcuna alternativa alla risoluzione politica e diplomatica sulla questione nordcoreana, non ci può essere altra soluzione. Qualsiasi alternativa a questo problema potrebbe avere conseguenze indesiderate e anche catastrofiche».
Le minacce restano gravissime sul Pacifico, il rischio di nuovi test missilistici – addirittura di una Bomba H sull’Oceano, come annunciato ieri dal ministro degli Esteri di Pyongyang – sono dietro l’angolo: significativo, come un piccolo sasso in un mare di annunciate violenze, il gesto della Corea del Sud. Il governo di Seul, come spieghiamo in questo focus, ha stanziato 8 milioni di dollari in aiuti umanitari (tramite le agenzie dell’Onu) destinati al popolo affamato della Corea del Nord. «I principi e i valori universali condivisi dalla comunità internazionale sono di gestire gli aiuti umanitari per la gente nordcoreana separatamente dalle sanzioni contro il governo di Pyongyang», spiega il ministro dell’Unificazione del Governo Moon. Un’utopica mossa o la speranza che a piccoli passi si fa “spazio” nella follia militare e strategica sotto gli occhi del mondo?
KIM, “TRUMP È FOLLE E PAGHERÀ CARO LE MINACCE”
Dopo la minaccia sottolineata dal ministro degli Esteri di Corea del Nord, arrivano le parole altrettanto esplosive di Kim Jong-un: una guerra mondiale pronta ad esplodere è purtroppo la previsione “sondata” nei prossimi mesi dalle forze militare nordcoreane, e da quelle americane, con il solo “problema” di chi possa fare la prima mossa letale. L’impressione è che (giustamente) tutti temano lo scoppio della guerra nucleare e che si cerchi di provocare a livello di minacce verbali l’avversario per vedere chi “cede” per primo: un esempio? Il discorso di Trump all’Onu e poi queste parole di risposta diretta del dittatore di Pyongyang, «Trump è un folle e pagherà caro le sue minacce contro la Corea del Nord. Non è adeguato per ricoprire il ruolo di comandare in capo di un Paese, è una canaglia e un bandito desideroso di giocare con il fuoco». Tanta demagogia, tanta propaganda anche interna, ma sicuramente un messaggio chiaro agli Usa (e alla comunità internazionale) che la Corea non scherza e una bomba H è pronta eventualmente a lanciarla.