Dopo ogni attacco terroristico che negli ultimi tempi ha interessato diverse città europee, la domanda ricorrente nel nostro Paese è sempre stata la medesima: quando toccherà all’Italia? Ed ecco che ad ogni attentato firmato dall’Isis, si sono accompagnate maggiori misure di sicurezza nelle principali metropoli nostrane, mostrando sempre un certo timore in vista di possibili attacchi terroristici anche da noi. Ma sarà davvero così? E’ un timore giustificato oppure l’Italia rappresenta di fatto l’ultimo obiettivo dell’Isis? A rispondere a queste domande è stato l’ex procuratore nazionale antimafia Vicenzo Macrì, nel corso di una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, nella quale ha fornito la sua visione sul perché, ad oggi, non ci siano ancora stati attacchi terroristici anche nel nostro Paese. “I terroristi islamici non colpiscono l’Italia perché hanno bisogno che l’Italia rimanga tranquilla proprio per tutta una serie di traffici”. La presenza delle mafie nel nostro Paese e che tratta con l’Isis garantirebbe, dunque una maggiore “tranquillità” rispetto al resto d’Europa.



MAFIE ITALIANE E ISIS

Quando l’ex procuratore Macrì parla di “traffici”, fa riferimento in modo particolare a quello dei migranti. A sua detta, le mafie italiane sono molto presenti e ben radicate in molto Paesi dell’Africa del Nord dove guidano il traffico di migranti verso le coste italiane. “C’è una sorta di divisione dei proventi di questo traffico che fino alle coste libiche del mediterraneo è di dominio delle organizzazioni islamiche. Nel momento in cui arrivano nel territorio nazionale i proventi vengono acquisiti dalle mafie che gestiscono anche molti centri di accoglienza e smistano la manodopera in tutto il territorio nazionale”, ha dichiarato l’ex procuratore nazionale antimafia nell’intervista a cura di Ruben H. Oliva. Macrì ha poi approfondito l’argomento mafie in Italia spostando l’attenzione su Milano, da lui ritenuta sin dagli anni ’90 la nuova capitale della ‘Ndrangheta. All’epoca fu definito quasi una sorta di visionario ma alla fine il tempo gli ha dato ragione. “Alla metà degli anni 2000 anche la Dda milanese ha potuto appurare anche a livello giudiziario che Lombardia e Milano erano state non solo infiltrate dalla ‘ndrangheta ma letteralmente occupate in alcuni settori dell’economia”, ha commentato.

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