Don Euro torna ancora una volta nelle cronache e nei casi affrontati a Pomeriggio 5: dopo l’intervista rilasciata ieri dal gigolò Francesco Mangiacapra, anche oggi si torna sul caso del prete di Massa Carrara, con alcune interviste ai parrocchiani che hanno subito in questi anni frase promesse e truffe economiche anche ingenti – 700mila euro in totale, secondo le accuse della Procura -. In particolare, verrà interrogato un nuovo protagonista della vicenda: si chiama Vittorio, è un pensionato, e è stato tristemente coinvolto in una delle truffe di Don Euro. In pratica, la moglie sul letto di morte ha chiesto a Don Luca di benedirla e di portare l’anello d’oro che teneva con sé alla Madonna di Lourdes. Il Prete avrebbe promesso ma poi si è intascato l’anello come tanti altri oggetti di valore, sempre secondo le accuse: nel frattempo, sono giunte altre accuse da parte del gigolò che avrebbe anche partecipato ad alcuni festini organizzati da Don Euro. «Spendeva tantissimi soldi in boutique di lusso e il vescovo sapeva»: il plafond delle spese sostenute mensilmente da Don Morini si aggirava attorno ai 10mila euro, una cifra spropositata per un sacerdote con numerosi “vizietti” che purtroppo sono emersi in maniera quasi inequivocabile.
LE NUOVE ACCUSE A DON MORINI
Un caso imbarazzante avvolge la diocesi di Massa Carrara-Pontetromoli, con il “celebre” Don Euro (Don Luca Morini) che torna in mezzo alla bufera dopo le accuse di aver rubato le offerte dei fedeli dalla sua parrocchia di Vecchiano nel 2015 (comprava ostriche, organizzava feste con champagne e incontri con escort praticamente ogni fine settimana, questa è l’accusa). Ebbene, oggi a Pomeriggio 5 si torna a parlare di Don Euro, con le ultime accuse evidenziate dalle parole di un gigolò napoletano, Francesco Mangiacapra, che tirano in ballo anche il Vescovo della Diocesi, Monsignor Giovanni Santucci. Nella ricostruzione fatta in questi giorni dalla Procura di massa Carrara, con la fine delle indagini preliminari, si parla – secondo La Nazione – di un altro indagato, Emiliano Colombi. «Sarebbe stato lui, per l’accusa, a cambiare in denaro contante gli assegni dei benefattori che riusciva a farsi staccare don Luca», spiega la Nazione. Don Euro avrebbe utilizzato i soldi delle offerte e quelli cospicui dei benefattori per organizzare feste, a volte anche con escort e gigolò: per ora ci sono le prove in mano alla Procura che però ovviamente dovranno essere verificate e poste ai diretti interessati (per ora Don Luca è ancora libero e, a quanto ne sappiamo, senza alcuna notifica legale da parte della Procura). «Nove faldoni, migliaia di pagine, che ricostruiscono una storia di truffe, ai danni dei parrocchiani, di estorsione, nei confronti del vescovo e delle suore di Casa Faci, a Massa, costrette a sborsare 400 euro per non vedere cancellata la messa in memoria delle sorelle defunte», sono questi i guai, secondo La Nazione, in cui versa sicuramente Don Euro, ma anche in parte il suo vescovo che nel 2015, dopo gli scandali, lo tolse dall’incarico di parroco ma non lo sospese come sacerdote.
LE ACCUSE DEL GIGOLÒ
«Devo essere sincero: non credo che la posizione del vescovo Giovanni Santucci sia così leggera. Sapeva tutto già nel 2015, ancora prima che scoppiasse il caso sui giornali. Dove andava don Euro, come spendesse i soldi e per cosa. Come faceva a saperlo? Gliel’ho detto io»: le parole sono quelle del gigolò Francesco Mangiacapra al sito del Tirreno, e che ripeterà anche oggi in collegamento con il programma di Barbara D’Urso, Pomeriggio 5. Le confessioni del “marchettaro” omosessuale, come viene chiamato a Napoli dopo il libro scritto da lui stesso con quel titolo «Le confessioni del marchetta», vanno ovviamente giudicate e verificate, ma al momento riguardano un’accusa ben precisa contro Don Euro e contro il vescovo Santucci: Don Luca Morini avrebbe rivolto alcune minacce e ricatti al vescovo per avere soldi, sempre più soldi. «Don Euro minacciava monsignor Santucci di rendere pubblici fatti incresciosi di molti preti diocesani, quindi il vescovo sapeva eccome», avanza ancora il gigolò. «La chiesa non celebra processi mediatici né alimenta una caccia all’uomo, colpevolizzando l’accusato prima ancora di averne accertato le responsabilità», spiega intervistato dal Tirreno lo stesso vescovo Giovanni Santucci. Il monsignore spiega che all’epoca dei fatti ha cercato di porre un argine alla condotta di Don Morini, sollevandolo dall’incarico di parroco e con un sostegno economico della stessa Diocesi, come prevede la norma canonica. «Ho dovuto provvederne al mantenimento anche perché il sacerdote lamentava condizioni economiche di bisogno; non era compito del vescovo di verificarle, in ossequio al principio della doverosa assistenza pastorale», spiega ancora il presule. Una storia complessa, intricata e con troppi punti ancora scoperti per sapere già da ora l’esatta e totale verità, sia contro che a difesa della Chiesa apuana.