Non solo Seregno ovviamente, ma un’intera rete legata alla ‘ndrangheta in Lombardia mette di nuovo in ginocchio la gestione del potere pubblico nella regione più ricca d’Italia: tra i nomi indagati per questa nuova inchiesta sorta all’opinione pubblica solo oggi, uno in particolare è finito nel giro di due anni in una nuova accusa di corruzione sempre all’interno della Regione Lombardia. «L’ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani è indagato per corruzione, ma non gli vengono contestati reati di mafia», riporta l’Ansa all’interno del maxi calderone di inchieste e arresti per la presenza della mafia calabrese nei vari strati della società. In particolare, per Mantovani l’accusa riguarda i rapporti con l’imprenditore Antonio Lugarà, lo stesso che ha intrattenuto rapporti con il sindaco di Seregno (ora trasferito ai domiciliari, ndr). Nel primo pomeriggio Mantovani ha diramato un comunicato in cui si dice del tutto estraneo alla vicenda: «Avvenuta perquisizione questa mattina presso i miei uffici – afferma l’ex vice governatore – in relazione ai fatti (su cui indaga la procura di Monza) di cui nulla so, che apprendo dai media di stamane e che sono lontanissimi dal mio agire politico e personale. Nulla è emerso. Sempre a disposizione della trasparenza e della legalità». (agg. di Niccolò Magnani)
ARRESTATO IL SINDACO DI SEREGNO
Arrivano fino in Lombardia i tentacoli della ‘ndrangheta e, a quanto pare, toccano anche le istituzioni. Succede così che anche Edoardo Mazza, sindaco di Seregno, finisca in manette e ai domiciliari nell’ambito del maxi-blitz condotto dai carabinieri per scovare le infiltrazioni della criminalità organizzata nella politica e nelle imprese. Il primo cittadino, avvocato civilista di 38 anni schierato da più di dieci anni con Forza Italia, è accusato in breve di corruzione: gli viene imputato il fatto di aver promesso strada spianata per la costruzione di un supermercato ad un imprenditore di origini calabresi, Antonio Luganà, descritto come uomo vicino alle cosche. Il tutto per assicurarsi i voti necessari all’elezione alle ultime amministrative, vinte al ballottaggio nel giugno del 2015 con il 53,65 % (7.792 voti) in una coalizione di centrodestra sostenuta, oltre che da Forza Italia, anche da Lega Nord e le due liste civiche Amare Seregno e La Nuova Seregno. Ad uscire sconfitto al secondo turno fu il candidato del Pd, William Viganò. L’arresto, stando ai rumours raccolti da La Repubblica, non ha destato particolare scalpore negli ambienti politici della provincia di Monza e Brianza: pare che i rapporti tra il sindaco e questi loschi individui fossero cosa nota. Prima che le (presunte) attività illecite venissero alla luce era soltanto questione di tempo.
PREDICAVA ORDINE E SICUREZZA
E dire che Edoardo Mazza, arrestato per i suoi rapporti con la ‘ndrangheta, della giustizia e della legalità pareva essere un paladino indefesso. Noto come il sindaco youtuber, sui social era attivissimo: bucava lo schermo con quelle dirette settimanali su Facebook con le quali aveva trovato il modo migliore per raggiungere tutta la comunità di Seregno. I suoi cavalli di battaglia, le istanze che era solito predicare e richiedere con maggior frequenza, erano ordine e sicurezza. Sul suo profilo si può ancora leggere quello che era diventato il suo slogan per eccellenza: “serietà, concretezza e passione”. Si presentava ai suoi elettori come un sindaco-sceriffo. Come quando, all’indomani dello stupro di Rimini, sempre su Facebook si era presentato “armato” di forbici:”Se fossi il genitore di quella ragazza, altro che forbice vorrei utilizzare“, aveva detto. Dopo l’arresto di oggi, però, riecheggia ancora di più il silenzio del sindaco, risalente ad alcuni mesi fa, rispetto allo striscione con la scritta “Noi vi vogliamo bene” rimasto appeso sulla saracinesca di un bar-panetteria chiuso per ‘ndrangheta. In quel locale Edoardo Mazza fece tappa per la campagna elettorale in compagnia di Mario Mantovani, ex vicepresidente ed ex assessore della Regione Lombardia, arrestato durante indagini sulle mazzette nella sanità. Evidentemente, il suo, era un percorso segnato da tempo.