Neo liberalismo e post-modernismo: sono questi i grandi problemi della modernità? Secondo un’illustre linguista come Noam Chomsky, considerato unanimemente come vate della comunicazione contemporanea, probabilmente sì. Sin dalla metà degli anni Sessanta Chomsky ha sempre ritenuto grande la responsabilità degli intellettuali riguardo al mondo che li circonda. Responsabilità che si rinnova nei tempi attuali, come spiegato nell’intervista pubblicata dall’inserto di Repubblica, “Robinson”, e nel suo nuovo saggio “Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano.” E proprio sull’idea di sogno americano Chomsky riserva considerazioni al vetriolo: “Perfino al suo apice il sogno americano era una storia sfaccettata e ambivalente. La storia americana è cambiata con la Seconda Guerra Mondiale, quando gli Usa hanno conquistato una posizione egemonica sul pianeta, a livello culturale, economico, industriale e militare, senza precedenti nella storia. Il neo liberalismo ha segnato la fine di questa fase di continua ascesa.”
“C’E’ RICERCA COSTANTE DI UN CAPRO ESPIATORIO”
E il neo liberalismo, come lo definisce Chomsky, rappresenta il nemico da rifuggire: “Viviamo una situazione di stagnazione e di declino, la gente ha la sensazione che il sistema non funzioni e finisce col prendersela con dei capri espiatori.” Nella fattispecie, immigrati e poveri, il che dà vita alla spirale del populismo nella quale sono rimasti risucchiati molti Paesi: “E’ lo stesso meccanismo per cui nella Germania nazista gli ebrei venivano considerati colpevoli di tutti i mali,” spiega Chomsky, “la ricerca di un capro espiatorio è fondamentale. Ma peggiore è la sensazione di sentirsi fermi: le generazioni precedenti avevano la sensazione di compiere dei passi avanti, ora la classe media vede un’elite che si arricchisce sempre più e ha la percezione di poveri sempre più sostenuti dal governo, anche quando non è così. E’ facile essere arrabbiati con chi sta peggio di te: in Europa avete chiamato il neo-liberismo “austerità”, ma la sensazione comune è che a sparire sia stata la speranza.”
LE FAKE NEWS RENDONO LA VERITA’ RELATIVA
Sul concetto di postmodernismo, Chomsky invece si fa più specifico, arrivando anche ad analizzare un problema molto comune nei tempi odierni, il dilagare delle fake-news: “Il postmodernismo ha avanzato la pretesa che non esista una verità oggettiva e che tutto il sapere sia questione di potere e del punto di vista di chi narra una storia. Nel mondo di Trump questo concetto è stato estremizzato fino a portare alla creazione di veri e propri fatti dal nulla. La sfiducia generalizzata, di cui si parlava prima, ha portato a diffidare anche delle autorità scientifiche: sfiducia alimentata dal sistema dei media e dei social network, che creano la bolla delle fake-news. In America Fox News, canale di destra, ripete la sua verità e i suoi fatti talmente tante volte che la gente li ritiene veri senza verificare. Quello che dovrebbero fare gli intellettuali in merito è creare un movimento di resistenza, ma sono pessimista. Non è stato neanche permesso di esprimersi senza manipolazione a Bernie Sanders, un candidato che avrebbe fatto un sol boccone della Clinton nelle primarie, a parità di condizioni mediatiche.”