Torna libera Francesca Maria Occhionero. Dopo otto mesi di carcere, la donna, accusata di cyberspionaggio insieme al fratello Giulio, è tornata in libertà su decisione del giudice monocratico del Tribunale di Roma, che ha invece respinto l’istanza presentata da Giulio, che resta in carcere a Regina Coeli. La richiesta è stata avanzata dall’avvocato Roberto Bottachiari, difensore della donna, secondo cui , nel corso dell’istruttoria dibattimentale, è emerso un «chiaro ridimensionamento» del ruolo di Francesca Occhionero nella vicenda. Il Tribunale ha quindi concesso la libertà alla donna, con obbligo di firma. I fratelli Occhionero sono accusati di procacciamento di notizie riguardanti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Per gli inquirenti, avrebbero trafugato dati sensibili e avrebbero cercato di violare gli indirizzi di posta elettronica di politici e istituzioni. Sui computer di Giulio Occhionero gli agenti della Polizia Postale avevano recuperato migliaia di file contenenti informazioni su diverse personalità, da Matteo Renzi al presidente della Bce Mario Draghi, fino all’ex premier Mario Monti.
CHI È LA CYBER SPIA FRANCESCA OCCHIONERO
49enne, originaria di Medford, in America, come aveva raccontato Dagospia, la Occhionero si è ben presto affermata in Italia: esperta di pianificazione strategica, gestione team, risorse umane e start up, la donna ha sempre dedicato molto tempo al lavoro senza negarsi mai il divertimento. Grande sportiva e poliglotta, laureata in chimica alla Sapienza nel ’93 con 110 e lode, dottore di ricerca nel ’96 e vincitrice di concorso, con suo fratello condivideva l’avventura della Westlands Securities spa, società privata d’investment banking con cui ha lavorato come consulente per il governo americano in alcune infrastrutture del porto di Taranto. Proprio l’Fbi, ha collaborato con gli investigatori italiani per smascherare i reati di cui sarebbe accusata.
LE INDAGINI: TRA GLI SPIATI ANCHE ISTITUZIONI E FORZE DELL’ORDINE
La vicenda risale al gennaio di quest’anno, quando i due fratelli sono stati arrestati dalla polizia. Nell’elenco degli spiati, come raccontava il Corriere, oltre a numerosi politici e nomi noti, anche gli account di quattro diversi ministeri: Istruzione, Interni, Esteri e Tesoro, Camera e Senato. Insieme a questi, anche i domini della Guardia di Finanza, dell’Istat, della Regione Lombardia e Regione campania, del comune di Roma, dell’Università Bocconi e dell’Eni. L’indagine, svolta dagli specialisti della Polizia Postale e denominata “Eye Pyramid”, era partita dalla segnalazione di Francesco Di Maio, responsabile della sicurezza della società Enav spa. Hanno consentito di individuare una rete molto ben strutturata, una centrale di cyberspionaggio e un database con oltre 18mila username (il nome con cui un utente viene riconosciuto online).