Alla vigilia del nuovo processo sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane geometra romano deceduto nell’ottobre 2009, e nel quale sono imputati cinque carabinieri, spunta una novità importantissima che potrebbe contribuire a cambiare realmente le carte in tavola. A renderla nota, come spiega l’agenzia di stampa Ansa, è stato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, nel corso di una conferenza stampa sull’imminente processo in partenza, tenutasi alla presenza della sorella della vittima, Ilaria Cucchi e del presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi. “C’è un nuovo testimone che si è fatto avanti alcuni giorni fa”, ha spiegato il difensore. Una notizia non di poco conto e che riaccende i riflettori su un caso che ha sempre fatto molto discutere. Il teste in oggetto, avrebbe descritto uno “Stefano particolarmente in difficoltà fisiche, aggrappato alle sbarre che non riesce a reggersi in piedi, altro che lesioni dolose lievi”. Ma perché spunta solo oggi, a distanza di otto anni da quella morte ancora misteriosa? “Non ha parlato perché era in carcere, a Regina Coeli”, ha spiegato l’avvocato Anselmo.



“SARÀ UN PROCESSO SERIO PER LA VERITÀ”

Un testimone, dunque, potrebbe rappresentare l’asso nella manica della difesa della famiglia Cucchi nell’ambito del processo che sta per aprirsi. Le sue dichiarazioni potrebbero avere un ruolo determinante nell’impresa di far luce una volta per tutte su quanto accadde otto anni fa a Stefano Cucchi, in quanto il teste avrebbe descritto ” il clima in cui era costretto a vivere chi era depositario di una verità diversa da quella cosiddetta ufficiale”. Le sue parole, inoltre, smentirebbero del tutto le versioni dei periti i quali finora hanno parlato di “lesioni dolose lievi”. A prendere la parola nel corso della conferenza al cospetto dei giornalisti è stata anche la sorella del geometra morto, Ilaria Cucchi, da sempre in prima linea per dare giustizia al fratello. “Inizia il processo, quello vero”, ha esordito, spiegando come il procedimento in partenza “potrà dimostrare a me e a tutti noi che la giustizia può essere davvero giusta e uguale per tutti”. Ilaria ha definito il procedimento come “un processo serio per la verità” in cui per la prima volta non sarà Stefano Cucchi l’imputato. Sono cinque i carabinieri rinviati a giudizio e che il prossimo 13 ottobre saranno presenti in aula per rispondere della morte del giovane romano.

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