LA VERSIONE DELLA DIFESA
Tornerà nuovamente in aula il prossimo 3 ottobre, Veronica Panarello, la giovane madre di Lorys Stival ed accusata del suo delitto, già condannata in primo grado. La donna continua a ribadire la sua innocenza e lo stesso legale difensore, l’avvocato Francesco Villardita, ha sempre sostenuto come il movente del delitto del piccolo di 8 anni non sarebbe da imputare ad un gesto d’impeto da parte della sua assistita bensì sarebbe la reazione della donna al fatto che Lorys avesse scoperto la relazione segreta della madre con il nonno, principale accusato di Veronica. Il bambino avrebbe minacciato di dire tutto al padre. La difesa della Panarello sostiene inoltre che ad uccidere sia stato proprio il suocero, quindi per questo cadrebbe l’accusa di omicidio volontario ma resterebbero in piedi solo quelle di violenza privata aggravata dai legami di parentela ed occultamento di cadavere in concorso proprio con il suocero Andrea Stival. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IMPUTATA RIBADISCE LA SUA INNOCENZA
Alla vigilia del processo d’Appello a Veronica Panarello, la donna condannata in primo grado a 30 anni di carcere per l’omicidio del figlioletto Lorys Stival, la trasmissione Quarto Grado tornerà questa sera ad occuparsi della vicenda. Ora la Panarello confida nella sua assoluzione non arrivata in occasione del primo processo e per questo ha scritto una nuova lettera, il cui contenuto è stato reso noto da Il Giornale nella sua edizione online, nella quale torna a parlare del figlio che, secondo l’accusa, avrebbe ucciso. “Lorys è sempre stato unico, è inciso nella mia anima”, scrive. Veronica ha ribadito la sua innocenza asserendo di non ricordare nulla di quanto accaduto la mattina del 29 novembre 2014. Alla giornalista di Mattino 5 ha confidato il desiderio che ha di poter almeno solo rivedere il secondo figlio minore: “Vorrei riabbracciare l’unico figlio che mi rimane che da un anno non posso vedere nemmeno in foto”. E sulla condanna in primo grado a 30 anni di reclusione, arriva anche il commento dell’imputata: “Un giorno o l’altro mi crederanno. Non sono una lucida assassina né una criminale, così come scritto nella sentenza. Non mi perdonerò mai di non avere protetto Loris”. Proteggerlo forse dal suocero che ha sempre accusato? E’ probabile, ma l’uomo, Andrea Stival, per l’accusa non avrebbe nulla a che fare con questa brutta vicenda di cronaca nera nostrana. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CONFRONTO ALL’AMERICANA TRA VERONICA PANARELLO E IL SUOCERO?
Quarto Grado punta i riflettori sul caso di Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso suo figlio, Lorys Stival, di 8 anni, nel novembre del 2014. Nella puntata in onda venerdì 29 settembre su Rete Quattro, Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero scaveranno nel passato e nel presente della donna, condannata in primo grado a 30 anni di reclusione per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. La Panarello, infatti, tornerà in aula lunedì 3 ottobre per la seconda udienza del processo di appello: in quell’occasione, si conoscerà la decisione della Corte in merito alla richiesta della difesa di una nuova perizia psichiatrica e di un confronto “all’americana” tra la donna e il suocero, Andrea Stival, indicato dalla stessa come suo amante e autore dell’infanticidio. Secondo l’avvocato, il movente dell’omicidio non sarebbe un gesto d’impeto di Veronica nei confronti di un capriccio di Loris, ma una reazione al fatto che il bimbo avesse scoperto la relazione che legava Veronica e il suocero e volesse rivelarne i dettagli al papà, Davide Stval. Veronica, secondo la tesi difensiva, sarebbe colpevole di violenza privata aggravata dai legami di parentela, di occultamento di cadavere in concorso, ma non di omicidio volontario, che invece sarebbe stato commesso dal suocero, nonno del piccolo.
LA STORIA: DAL RITROVAMENTO DEL CORPO DI LORIS STIVAL ALLA SENTENZA
Era il 29 novembre 2014 quando Veronica Panarello, madre del piccolo Loris Stival, denuncia la scomparsa del figlio, raccontando di averlo accompagnato a scuola la mattina ma di non averlo ritrovato all’uscita del circolo didattico Falcone-Borsellino. Prima di sera il cadavere del piccolo Loris viene trovato in un canalone a Santa Croce, dal cacciatore Orazio Fidone. Nei giorni successivi, l’autopsia effettuata sul corpo di Loris rivela che il bambino è stato strangolato, forse con una fascetta elettrica. Bastano pochi giorni perché, dalle testimonianze della madre comparate con i video delle telecamere di sicurezza, inizino a emergere le prime incongruenze: il 9 dicembre, Veronica Panarello viene fermata per l’omicidio del figlio e per l’occultamento del cadavere. La donna, però, si proclama innocente e continua a ripetere di averlo accompagnato e lasciato a scuola. Il Gip di Ragusa e il Tribunale del riesame di Catania convalidano il fermo: la madre di Loris deve rimanere in carcere. A maggio, la Cassazione rigetta la richiesta di scarcerazione di Verona. Si arriva così al colpo di scena del novembre 2015: per la prima volta la donna cambia versione e ammetta di non aver portato il figlio a scuola, ma di non ricordare cosa sia accaduto. Da allora, le versioni si rincorrono, facendo a pugni tra di loro: a novembre la madre di Loris racconta che il figlio è morto per un incidente mentre giocava con le fascette elettriche a casa, ma il clou arriva a febbraio 2016, quando, davanti ai Pm, accusa il suocero Andrea Stival, che avrebbe ucciso Loris perché aveva scoperto della loro relazione. Stival viene così indagato per omicidio in concorso. Nel frattempo, le perizie sulla donna parlano di personalità “non armonica”, ma “capace di intendere e volere”, anche al momento dell’omicidio, di cui viene dichiarata colpevole il 17 ottobre 2016.
IL GUP: “FIGLICIDIO PER VENDETTA”
Il Gup di Ragusa, Andrea Reale, condanna Veronica Panarello a 30 anni per l’uccisione del figlio Loris, sostenendo che il movente sia “un dolo d’impeto, nato dal rifiuto del bambino di andare a scuola quella mattina e dal diverbio nato con la madre”. Secondo il giudice, l’omicidio sarebbe stato “dettato da un impulso incontrollabile, da uno stato passionale momentaneo della donna”, mentre non sarebbe provata la relazione della donna con il suocero. “La donna – rileva il Gup – ha indicato un movente turpe, gravissimo, sconvolgente”, nella minaccia del figlio Loris di rivelare al padre la presunta relazione della madre con il suocero, che avrebbe ucciso il nipote per zittirlo. Ma, osserva il giudice, “non è provata la relazione tra i due” che resta “una dichiarazione dell’imputata senza indizi a confronto”. Ma non solo: il Gup rileva che è “inverosimile e smentito dai tempi di percorrenza” il presunto incontro col suocero prima del delitto e che Stival ha “un credibile e forte alibi” confermato da testimoni e dalla localizzazione di un cellulare. Il giudice, inoltre, parla di “figlicido per vendetta“, che “colpisce il suocero, oltre che il marito e il figlio, in una spirale di cieca distruzione della idea di famiglia e dei valori che essa stessa incarna”. Secondo il Gup la donna avrebbe “trasferito nel figlio e nel rapporto con lui le frustrazioni e l’odio patito nella sua famiglia d’origine ed ha riversato le incomprensioni avute con le proprie inconsistenti figure genitoriali”.
LA PANARELLO A MATTINO CINQUE: “HO SBAGLIATO MA NON HO UCCISO LORIS”
Martedì 3 ottobre inizierà dunque il processo d’appello. La sua versione dei fatti è stata nuovamente confermata dalla Panarello in una lettera inviata alla giornalista di Mattino Cinque, Agnese Virgillito, che ha scritto alla madre di Loris per farle qualche domanda. La Panarello le ha risposto e il contenuto della missiva è stato mostrato nel corso del programma. Oltre a ribadire di non essere stata lei ad uccidere il piccolo Loris, ammette di aver colpe perché non è stata in grado di proteggerlo. “So benissimo di aver sbagliato e il mio rimorso è di non aver impedito quanto è accaduto”. Poi parla della rapporto con suo marito Davide: “Oggi l’unica cosa che non farei è quella di tradire Davide. E poi, se avessi avuto il coraggio di parlargliene forse, no ne sono certa, lui mi avrebbe aiutata”, ha dichiarato. “Io ho mentito una volta sola – continua la donna – Avevo paura a raccontare la verità. Non era facile. Quando ho detto di avere accompagnato Loris a scuola ho detto quello che ricordavo in quel momento. Ne ero convinta: convintissima. Se potessi ritornare indietro? Dato che in quei primi momenti non ricordavo non avrei potuto fare diversamente da quello che ho fatto”