Voleva cercare l’uomo che aveva tirato sassi ai suoi figli, ma sarebbe stata «sequestrata» per un’ora circa insieme al nipote di 12 anni da un gruppo di migranti: questo il racconto di una donna, iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Roma perché avrebbe responsabilità nel ferimento di un cittadini eritreo. Lo straniero è stato ricoverato in ospedale con una ferita d’arma da taglio alla schiena, con una prognosi iniziale di 30 giorni. Ma cosa è accaduto nel centro d’accoglienza di via del Frantoio? La donna ha raccontato di essere stata «trascinata per i capelli» da un gruppo di migranti che ha poi chiuso il cancello per evitare di farla uscire. Così un gruppo di residenti ha assediato il centro d’accoglienza nella periferia di Roma per aiutarla. La donna però ora risulta tra gli indagati a causa di un’informativa dei carabinieri, che fa riferimento alla colluttazione tra la donna e l’eritreo, colpito con un oggetto contundente. L’accertamento dell’attuale stato di salute dell’eritreo è stato affidato dal pm Alberto Galanti ad un medico legale.
LA PRIMA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Pamela, la donna che ha guidato l’assalto al centro d’accoglienza per migranti di via del Frantoio, a Roma, all’indomani dell’episodio aveva mostrato lividi e grassi. «I miei figli che erano davanti casa sono arrivati piangendo. Mi hanno raccontato che un migrante ubriaco gli aveva tirato dei sassi. Così con mio nipote di 12 anni sono andata davanti al centro. Era lì fuori e quando ci hanno visti ci hanno trascinati all’interno per due volte. Saremo stati chiusi dentro per circa un’ora. Ho avuto paura, pensavo di morire». L’eritreo però nei giorni scorsi ha negato di aver lanciato sassi contro quei bambini. Stando alle informazioni emerse finora, il caos martedì sera è nato da un diverbio dell’eritreo con i ragazzini: la donna si è recata al Tiburtino III per chiedergli contro, ma c’è stato un parapiglia tra un gruppo di migranti e i residenti accorsi a sostegno della donna. La presidente della Croce Rossa di Roma, che gestisce la struttura, attende fiduciosa l’esito delle indagini: «La vita al Presidio Umanitario sta cercando di riprendere la sua normalità. Ringrazio tutti coloro che in questi giorni ci hanno espresso solidarietà. Un ringraziamento anche alle forze dell’ordine per il grande lavoro che hanno svolto e stanno continuando a svolgere in queste ore», ha scritto Debora Diodati su Facebook.