La seconda guerra mondiale è un momento osucro della storia dell’uomo, talmente oscuro che alcuni particolari sarebbe meglio cancellarli per sempre dalla nostra memoria. Un particolare che si vorrebbe di certo cancellare è quello dello sterminio di alcune minoranze definite dal regime nazista pericolose, inutili o semplicemente d’intralcio. Tra le tante spazzate via nei campi di concentramento ricordiamo gli ebrei, gli omosessuali, i Testimoni di Geova e anche le persone di etnia rom. Recentemente è emersa una storia dal Belgio, relativa al salvataggio di tantissimi bambini ebrei a Bruxelles, scampati alle grinfie naziste. Molti genitori ebrei decisero, mossi da un normale istinto di sopravvivenza, di affidare i propri bambini ad altri, perlopiù preti, suore o gente comune di matrice cattolica. Un gesto doloroso ma, in un contesto del genere, assolutamente necessario: fu proprio grazie a questa scelta che molti di loro sopravvissero invece di morire sotto l’ala nazista. Ma nonostante questo, i loro salvatori perpetrarono una violenza di tipo morale, scavalcando la loro religiosità.
DA EBREI A CATTOLICI
Quei bambini salvati furono, nella stragrande maggioranza dei casi, battezzati secondo la dottrina cattolica. Un cambio di fede radicale, quindi, da ebrei osservanti della legge giudaica a cristiani-cattolici: due religioni che divergono decisamente soprattutto intorno alla figura di Gesù Cristo. La notizia ha decisamente aperto un capitolo oscuro della seconda guerra mondiale che fortunatamente non ha nulla a che fare con morte e devastazione, ma solo con l’identità religiosa. Il tutto è tornato a galla grazie al cardinale Jozef De Kesel che ha riacceso i riflettori sulla vicenda nella giornata per commemorare tutti i rastrellamenti avvenuti a Bruxelles e ad Anversa avvenuta nel settembre 1942. Nonostante quello della seconda guerra mondiale sia stato un salvataggio eroico, il cardinale De Kesel non ha tentennato nel ‘chiedere perdono per quella che è stata, a tutti gli effetti, una violazione di coscienza’. Sempre secondo Josek De Kesel il tutto sarebbe stato favorito da uno ‘stato di debolezza’ più che normale in una situazione drammatica come quella, sottolineando anche che ‘molti preti esitarono nell’intraprendere azioni coraggiose.’
UN SENSO DI PROTEZIONE VERSO IL CATTOLICESIMO
Non tutti questi battesimi forzati, comunque, arrivarono per un senso eccessivo di zelo religioso. Altri episodi si verificarono perché gli stessi bambini ebrei erano attratti dal cattolicesimo in quanto tale, dato che conferiva loro un senso atavico di protezione. La scrittrice Halle Hennemans, in uno suo saggio piuttosto famoso (Fantasmi con una stella – La storia commovente dei bambini ebrei nascosti durante la seconda guerra mondiale in Belgio) ha parlato di come molti di loro fossero colpiti (anzi, stupiti) dall’atmosfera mistica del Santuario di Banneux, con la sua aurea rarefatta e spirituale. I bambini avvertivano un forte senso di protezione nei confronti di questa religione nuova, dato che tramite essa sentivano che avrebbero potuto essere salvati. Alla luce di tutto questo, quindi, bisogna riconsiderare tutta la situazione psico-fisica di chi è scampato per un soffio alla morte e decide di trovare a tutti i costi un angolo di paradiso. Fu una violazione di coscienza, quindi, e su questo vi è poco da aggiungere, ma vanno considerati anche tanti e diversi fattori.