I cliché e gli stereotipi sono all’ordine del giorno purtroppo per la Sicilia, accostata alla mafia nonostante la sua costante battaglia per vincerla. Accade così che in Norvegia, considerata simbolo di benessere e avanguardia, si metta in commercio il “cannolo mafioso”. Il dolce siciliano più famoso è stato presentato così dalla NRK, la tv pubblica norvegese equivalente della Rai italiana. Quando è stata presentata la ricetta del cannolo siciliano, questo è stato chiamato «mafiakaker». E così compare anche sul sito web della rete televisiva. Il lettore che ha segnalato la vicenda al Giornale di Sicilia, indignato per il triste stereotipo, e di cattivo gusto, si è già messo in contatto con l’ambasciatore italiano a Oslo per informarlo e esortarlo a chiedere le scuse da parte dell’ente televisivo norvegese. Purtroppo però non ha ancora avuto risposta: «Siamo in tanti ad essere stanchi di vedere accostato questo termine con tale leggerezza (ed ignoranza) a qualsiasi cosa abbia a che fare con la Sicilia, ora anche una sua celebre ricetta. Quest’episodio è ancora più grave in quanto il protagonista è una tv di Stato», ha scritto il lettore.



MAFIA “BRAND” SICILIANO: I PRECEDENTI

Non è la prima volta comunque che la mafia, e contestualmente la Sicilia, diventa un brand per promuovere prodotti enogastronomici. C’è stato il caffè “Mafiozzo” stile italiano bulgaro, ma non dimentichiamo neppure gli snack “Chill Mafia” britannici o il vino “Il Padrino” della Napa Valley. La lista prosegue con il sugo piccante “Wicked Cosa Nostra” del Missouri, le spezie “Palermo Mafia shooting” tedesche. Per non parlare poi dei richiami a Don Corleone: una catena di ristoranti, “La Mafia”, stava conquistando la Spagna, poi l’Europa ha accolto il ricorso presentato dall’Italia, che aveva chiesto di far togliere la parola dalle insegne dei locali intitolati a Cosa Nostra. Segnalazioni e vicende di cui la Coldiretti ha discusso a Catania in occasione di “SOS dieta mediterranea”, una mobilitazione nazionale di migliaia di agricoltori nella quale si è discusso dell’accostamento dei prodotti italiani alle forme di criminalità organizzata più odiose.

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