Appassionato di fitness e abiti firmati, Guerlin Butungu sembrerebbe all’apparenza un 20enne qualunque, ma lui è il ragazzo congolese ritenuto responsabile degli stupri di Rimini. Incastrato dal cellulare che aveva con sé durante la fuga, è finito in manette. Dopo un inseguimento in bicicletta nel parco Miralfiore, si è diretto verso la stazione di Pesaro per raggiungere la Francia, ma il segnale del suo cellulare è stato agganciato dalla squadra mobile, che lo ha rintracciato e catturato. Al momento del fermo ha provato a negare tutto, poi ha ammesso di essere il capo della banda degli stupri in spiaggia a Rimini e non ha mostrato alcun segno di pentimento. E così i due fratelli minorenni che si sono presentati alla stazione dei Carabinieri di Pesaro. «Turpi, brutali e ripetuti atti di violenza», li ha definiti il procuratore per i minorenni di Bologna, Silvia Marzocchi. Guerlin Butungu era arrivato in Italia nel 2015 come rifugiato: viveva in una struttura d’accoglienza nella provincia di Pesaro-Urbino, ma senza una occupazione stabile. Il permesso di soggiorno gli avrebbe consentito di restare fino al 2018 in Italia.
L’OSSESSIONE PER I SOCIAL E L’ASPETTO FISICO
Guerlin Butungu, considerato il capo della banda degli stupri in spiaggia a Rimini, aveva lasciato la comunità casa Freedom da due mesi, facendo perdere le sue tracce. Lavorava come volontario in una cooperativa di Pesaro, e non possedeva un’auto, ma poteva contare su una fitta rete di conoscenze, secondo gli inquirenti. Aveva fatto anche richiesta di asilo politico. Sulla sua pagina Facebook foto al mare o in discoteca, mentre risale al 24 agosto 2016 il post in francese nel quale esprimeva le sue condoglianze alle famiglie delle vittime del terremoto di Amatrice. Le foto lo immortalano ben vestito: il suo look è studiato nel minimo particolare. Un profilo dal quale si evincono i mille volti di Guerlin Butungu, ossessionato dai social e fissato sul suo aspetto fisico. Aspetti che hanno scatenato ulteriormente l’ira degli utenti, che hanno preso d’assalto la sua pagina Facebook insultandolo e minacciandolo.