Sembra un racconto dell’orrore, la tragedia nella tragedia. Il traffico di organi dei migranti è il tunnel buio che si prolunga a perdita d’occhio, l’imprevisto che l’Europa civilizzata non può più far finta di non vedere. Perché sono tantissimi i profughi partiti dall’Etiopia o dall’Eritrea ad essere uccisi per essere poi rimessi in vendita “a pezzi”. Il cuore, i reni, i fegati: vale tutto, pur di fare soldi. Le Monde porta alla luce la storia di Hiba, madre sudanese di due bambini, che appena arrivata al Cairo è stata avvicinata da alcuni “broker” che le chiesero se voleva vendere un rene in cambio di soldi. La disperazione la portò ad accettare: peccato che una volta in clinica il medico le abbia consegnato soltanto 40.000 sterline egiziane (1.900 euro), molto meno dei 40.000 dollari (33.600 euro) inizialmente promessi. Quei soldi, alla fine, non le sono neanche serviti a  molto: “Li ho usati in gran parte per l’hotel. Non volevo che nessuno sapesse cosa era successo “, ha detto a Sean Columb, docente presso la Facoltà di Liverpool ed esperto sul traffico di organi, che ha raccolto la sua testimonianza.



PRATICA DIFFUSA, EGITTO AL CENTRO DEL MERCATO

Il problema è che la storia di Hiba, che dopo l’asportazione del rene soffre di gravi mal di stomaco e non può più sollevare carichi pesanti -tanto che l’unico lavoro che è riuscita a trovare è quello di hostess in un night club – non è l’unica e neanche la peggiore. Il traffico di organi dei migranti riguarda India, Pakistan, Filippine, Bangladesh, Egitto, Messico, Cambogia, Sri Lanka, ma anche Cina. A spiegare il fenomeno aa La Repubblica, che qualche tempo fa aveva svolto un’inchiesta al proposito, è stata una fonte diplomatica internazionale protetta ovviamente dall’anonimato. “Le intelligence dei paesi coinvolti sono già al lavoro – spiegava la fonte – perché il fenomeno che vede il Sudan come paese di passaggio, coinvolge soprattutto l’Egitto. Qui sono allestiti presidi ospedalieri illegali, gestiti da organizzazioni criminali internazionali. E il fenomeno non è marginale perché riguarda sia eritrei e sudanesi che volontariamente scelgono di farsi espiantare un organo; sia chi ha famiglia nei territori del Nord o in Europa e diventa oggetto di riscatto; sia le categorie più deboli, a partire da donne e bambini”.  Global Financial Integrity, fondazione con sede a Washington tra i massimi centri mondiali di analisi sui flussi finanziari illeciti, stima il valore del business in 1,4 miliardi di euro. 

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