L’anniversario dell’8 settembre è stata celebrata in diversi modi in tutta Italia, ed anche i maggiori organi di informazione hanno dedicato ampi spazi a quella che è stata un’importantissima pagina della storia d’Italia. Il canale di Radio Rai completamente dedicato alla storia, Radio Techeté, ha dedicato l’intera giornata della sua programmazione a questo evento, trasmettendo in particolare le trasmissioni di Radio Bari, l’emittente radiofonica che può fregiarsi di essere la prima vera “radio libera” l’Europa, e che dopo la repressione fascista riprese le trasmissioni dopo l’8 settembre 1943. Decisivo per il recupero dei materiali il contributo della sede pugliese della Rai, che ha recuperato, restaurandole per l’ascolto, le registrazioni originali del 1943 e del 1944 che hanno raccontato gli anni storici e feroci della guerra al Sud. Radio Bari fu un pilastro della libertà di informazione, in contrapposizione alle emittenti della Repubblica Sociale Italiana. (agg. di Fabio Belli)



LA RAPPRESAGLIA TEDESCA

L’8 settembre 1943 è una data che rappresenta una fase storica importante e al tempo stesso deprecabile dell’Italia. Ci fu una parte del nostro Paese che non si diede alla fuga, esprimendo invece un’esigenza di riscatto. Tra i 600 e i 650mila soldati furono internati e deportati in Germania e nella Polonia occupata: la sorte degli internati militari italiani risultò in balia delle decisioni tedesche. Da una parte venne espressa la ferma volontà tedesca di punire duramente il loro “tradimento” con lo sfruttamento della forza lavoro nell’economia della guerra totale, dall’altra ci furono tentativi di reclutamento dei prigionieri in vista della comune “vittoria finale”. Gli internati militari vennero posti di fronte ad una scelta: continuare a combattere con i tedeschi o restare in prigionia. Visti come alleati del nemico, e per questo trattati con astio, gli italiani non godettero delle dovute attenzione anche dopo la loro liberazione e al loro rientro in Italia. La società dal dopoguerra in poi non li considerò come vittime di guerra, mentre la Germania, come riportato da Ossolanews, non accetta ancora di pagar loro i risarcimenti. (agg. di Silvana Palazzo)



BADOGLIO PROCLAMA L’ARMISTIZIO

L’8 settembre 1943 è il giorno dell’inizio del riscatto dell’Italia: questa la data in cui venne annunciata la firma dell’Armistizio con gli Alleati della seconda guerra mondiale e in cui cominciò la Resistenza. Alle 19.45, un’ora dopo il proclama del generale Dwight Eisenhower da Radio Algeri, Pietro Badoglio annunciò alla popolazione l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile, firmato con gli angloamericani cinque giorni prima. «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio», disse Badoglio, specificando che la richiesta era stata accolta. L’esercito, colto di sorpresa dall’annuncio, rimase senza ordini e piani da seguire. Il mattino successivo il maresciallo, il Re, la regina e il principe ereditario scapparono da Roma per raggiungere Brindisi e mettersi in salvo sotto la protezione dell’esercito Alleato, mentre i tedeschi, approfittando della situazione, occuparono tutti i centri nevralgici del paese. 



RITROVATI DIARI DEL GENERALE MARIO ROATTA

Dopo l’Armistizio non si fece attendere la ritorsione da parte degli ex-alleati tedeschi: fu subito attivata l’Operazione Achse, cioè l’occupazione militare di tutta la penisola italiana. Uno dei protagonisti più discussi dell’8 settembre e del periodo del Governo brindisino è il generale Mario Roatta, Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, membro del Consiglio della Corona. A quasi cinquant’anni dalla sua morte è stato ritrovato il suo archivio segreto: dal diario emergono il caos dei comandi delle Forze Armate, le incertezze del Re, che era pronto a smentire il governo sull’Armistizio, la mancanza di informazioni che avevano i vertici militari e politici su quello che stava accadendo a Roma o nei Balcani, dove si consumò la tragedia di Cefalonia. Ma ci sono elementi interessanti anche sulle trattative con Eisenhower per il cosiddetto “Armistizio lungo”, indizi sui complicati rapporti con i nuovi alleati, i dettagli privati e quotidiani del governo provvisorio a Brindisi. Il generale Roatta venne accusato di crimini di guerra dal governo jugoslavo, il maresciallo Tito volle la sua testa e Badoglio la servì loro su un piatto d’argento sotto la pressione degli alleati.