Ci aveva già provato una ragazzina che negli ultimi anni di vita di Charles Manson, il famigerato orchestratore di una delle più brutali stragi nella storia degli Stati Uniti morto in carcere pochi mesi fa, a mettere le mani sull’ipotetica eredità del personaggio. Ipotetica perché di fatto l’uomo, uno spiantato per tutta la vita che sopravviveva aggirando il prossimo, non ha certo lasciato dei soldi o delle proprietà. Ma, come aveva pensato la ragazza, i soldi si possono fare ora, con il suo cadavere. Il motivo per cui voleva sposarlo, come dichiarato da lei stessa, era infatti quello di mettere in mostra a pagamento il corpo imbalsamato di Manson. Gli è andata bene, e i suoi resti sono ancora custoditi nel carcere dove è morto, non ha insomma fatto la fine di Lenin, mummificato ed esposto a milioni di occhi indiscreti sulla Piazza Rossa.



I soldi comunque si possono fare entrando in possesso degli oggetti da lui lasciati: per dire, un paio di mutande, una collanina, i suoi quattro stracci indossati per circa quarant’anni in prigione, lettere spedite dal carcere e quant’altro. Oggetti che messi all’asta troverebbero sicuramente acquirenti dal portafoglio ben fornito. Pare che dietro le sbarre dipingesse anche quadri, ma questi potrebbero fare la fine di quelli di Hitler: talmente brutti che nessuno se li compra.



Ma soprattutto la possibilità di sfruttamento della sua immagine, e qui gli americani ci vanno forte, pensate ai soldi che ha reso il cadavere di Elvis: t-shirt, adesivi, poster e anche film naturalmente. Poi ci sono le royalties incassate grazie all’incisione di una sua canzone da parte dei Guns n’ Roses e quelle di un pezzo inciso dai Beach Boys. Ma le prime sono state date in concessione al figlio di una delle vittime della strage. Secondo alcuni esperti, ma non si capisce come abbiamo potuto calcolarlo, Manson avrebbe avuto diritto a 250mila dollari per lo sfruttamento operato in questi decenni della sua immagine.



Per adesso ci sono tre contendenti: tale Jason Freeman che sostiene di esserne il nipote, Robert Channels, che per vent’anni si è scritto con Manson e che dice di avere un documento firmato dal criminale in cui disereda ogni suo parente e lascia tutto a lui. C’è poi il figlio, Matthew Roberts, che per adesso in realtà non ha avanzato richieste. Dato in adozione appena nato, quando ha scoperto dia suoi genitori adottivi di essere il figlio, stava per uccidersi. In realtà gli assomiglia tantissimo, povero lui, e farà adesso un bel test del dna. Intanto in un tribunale di Los Angeles è cominciata la disputa legale. Channels è stato invitato dal giudice a presentarsi alle prossime udienze con un avvocato, ma, dice, dei circa cinquanta che ha chiamato, metà ha messo giù, l’altra metà è scoppiata a ridere. Manson incute ancora timore, 50 anni dopo la strage da lui ordinata.