Oggi a La Vita in Diretta è stata intervistata una dei personaggi più misteriosi e “chiacchierati” nella città di Firenze: avete mai sentito parlare di “Zia Caterina” Bellandi? O del suo taxi del sorriso che porta in giro i bambini malati per l’intera città? Se sì, l’articolo potrà servire per provare ad andare oltre all’apparente “follia” del personaggio; se no invece, l’occasione per un incontro così nella tv delle urla, degli insulti e delle frivolezze non è certo da tutti i giorni. Non passa certo inosservata Caterina Bellandi: per anni è stata una normale operatrice in un ufficio di Prato poi però la svolta drammatica nella sua vita: il marito Stefano, tassista proprietario della sigla “Milano25”, viene a mancare per un grave tumore ai polmoni, lasciandole in dote solo il taxi e un vuoto affettivo enorme. «Sarai tu “Milano 25», e così lei ha fatto: «ho deciso di mettere su questo taxi del cuore, per poter andare incontro all’altro, chiunque sia e qualsiasi malattia o dolore che abbia», spiega intervistata da Francesca Fialdini nello studio Rai de La vita in diretta. «Mio marito è speciale ed è ancora vivo nel cielo, e solo lui mi dà la forza di continuare»: racconta la morte, il dolore e la sofferenza anche se è vestita piena di colori, parla a voce altissima e risulta ad un primo acchito assai stravagante e bizzarra. «Ci sono o ci faccio? Beh per forza ci faccio», scherza “Zia Caterina”, chiamata così dai suoi tanti “super eroi”, ovvero i bimbi malati e le tantissime famiglie da lei scarrozzati in questi anni presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Malati come lo era suo marito, un modo per aiutarlo anche oggi nonostante la sua dipartita in cielo.
https://twitter.com/vitaindiretta/status/951097151232397312/photo/1



“PER NON MORIRE BISOGNA CELEBRARE LA VITA”

Caterina ha spiegato semplicemente il perché di questo “servizio” così particolare per tutta la città, aiutata dalla associazione che ricerca aiuti e fondi per il taxi “Milano25”: «volevo stare sul taxi perché ero protetta, non dovevo rendere conto a nessuno del dolore che provavo per la morte di Stefano. Ho dovuto aver bisogno di un personaggio per poter scendere dal taxi», questo è il “segreto” di tutta questa opera di solidarietà quotidiana. «Ma io ero addolorata e triste, come faceva l’altro a capire questo mio dolore? Quando scendo dal taxi voglio che la gente capisca il mio dolore, o sono matta e sciroccata oppure la gente si incuriosisce e inizia a condividere con me tutto». L’incontro con l’altro e la necessità di celebrare la vita: «per non morire bisogna celebrare la vita. L’ironia ti salva, devi uscire dallo scoperto altrimenti l’altro non viene incontro a te: ho paura di morire, sì, ma quale è la risposta alla morte? La vita, andiamo incontro all’altro e proviamo a vivere al meglio».



Vulcanica e sensibile allo stesso tempo, ripete spesso Caterina quanto gli ha insegnato l’amato compagno morto anni fa: «Stefano me lo diceva sempre che il tassista era la professione più bella del mondo, perché puoi far entrare le persone nella tua esistenza e fare un pezzo di strada con loro – racconta ancora Caterina – Io lo prendevo in giro, ma mi stavo sbagliando: ogni cliente è un mondo nuovo che si apre e uno scambio di doni». Negli ultimi tempi l’esperienza di taxi in giro per Firenze gli ha fatto incontrare un sacerdote, Padre Bernardo (abate di San Miniato), e con lui è cominciato un cammino di fede che non è nient’altro che la continuazione di quanto scoperto e incontrato in tutta la vita di Caterina Bellandi: «io sono un’oblata (una suora laica), ma presto diverrò consacrata. Ho offerto la mia vita al Signore in monastero, tramite il silenzio e la preghiera benedettina». Come fare silenzio? Difficile, a vederla, ma potrebbe trattarsi anche semplicemente di un momento della giornata in cui pensare a quanto fatto e quanto di bene poter fare ogni giorno di più: quel momento di “solitudine” davanti al Signore è la forma più incredibile di umiltà e “dono” da dare all’altro, esattamente come lei ha ricevuto.