La Catechesi di Papa Francesco del mercoledì mattina con l‘Udienza Generale è tornata anche oggi in Aula Paolo VI e si è orientata principalmente ai sacerdoti e a tutti i cristiani che si approcciano alla Santa Messa. Il Papa ha affrontato in maniera singolare l’Atto Penitenziale e i vari momenti scanditi della Messa, cogliendo l’occasione per dare una sua “direttiva”, un consiglio ai vari preti che celebrano l’Eucaristia del Signore: «Dopo il “Gloria”, oppure, quando questo non c’è, subito dopo l’Atto penitenziale, la preghiera prende forma particolare nell’orazione denominata “colletta”, per mezzo della quale viene espresso il carattere proprio della celebrazione, variabile secondo i giorni e i tempi dell’anno». Ed è a questo punto che, secondo Papa Francesco, spesso il “ritmo” della Messa precluse un momento considerato fondamentale di orazione e riflessione personale: «Con l’invito «preghiamo», il sacerdote esorta il popolo a raccogliersi con lui in un momento di silenzio, al fine di prendere coscienza di stare alla presenza di Dio e far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa (cfr ibid., 54). Il sacerdote dice «preghiamo»; e poi, viene un momento di silenzio, e ognuno pensa alle cose di cui ha bisogno, che vuol chiedere, nella preghiera».
IL SILENZIO È ESSENZIALE
Proprio su quel silenzio il Pontefice ha insistito nel corso dell’Udienza Generale, sottolineando in più occasioni la centralità e l’essenzialità di quel momento: «Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo. Nella liturgia, la natura del sacro silenzio dipende dal momento in cui ha luogo: “Durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica”». Papa Francesco ha spigato che quel silenzio aiuta a raccogliere ognuno in se stesso, a pensare al motivo perché si è lì in quel momento di fronte al Signore; «Forse veniamo da giorni di fatica, di gioia, di dolore, e vogliamo dirlo al Signore, invocare il suo aiuto, chiedere che ci stia vicino; abbiamo familiari e amici malati o che attraversano prove difficili; desideriamo affidare a Dio le sorti della Chiesa e del mondo. E a questo serve il breve silenzio prima che il sacerdote, raccogliendo le intenzioni di ognuno, esprima a voce alta a Dio, a nome di tutti, la comune preghiera che conclude i riti d’introduzione, facendo appunto la “colletta” delle singole intenzioni».
“NON ABBIATE FRETTA A MESSA”
Il Papa dice espressamente ai sacerdoti presenti e a quelli di tutto il mondo come il silenzio e l’orazione prima della colletta è un momento decisivo ed essenziale: «Raccomando questo ai sacerdoti. Senza questo silenzio, rischiamo di trascurare il raccoglimento dell’anima», ha aggiunto ancora il Santo Padre. «Non andate di fretta e osservate questo momento di silenzio», conclude poi Bergoglio davanti ai circa 7mila riuniti per la Catechesi del mercoledì: «Nel Rito Romano le orazioni sono concise ma ricche di significato: si possono fare tante belle meditazioni su queste orazioni. Tanto belle! Tornare a meditarne i testi, anche fuori della Messa, può aiutarci ad apprendere come rivolgerci a Dio, cosa chiedere, quali parole usare. Possa la liturgia diventare per tutti noi una vera scuola di preghiera». Una supplica che il sacerdote è chiamato dalla liturgia ad osservare per sottolineare ancora di più l’atteggiamento di “raccoglimento” e incontro con i fedeli di fronte a lui: «con le braccia allargate è l’atteggiamento dell’orante, assunto dai cristiani fin dai primi secoli – come testimoniano gli affreschi delle catacombe romane – per imitare il Cristo con le braccia aperte sul legno della croce. E lì, Cristo è l’Orante ed è insieme la preghiera! Nel Crocifisso riconosciamo il Sacerdote che offre a Dio il culto a lui gradito, ossia l’obbedienza filiale».