I bambini rumorosi non sono graditi in molti ristoranti italiani, che sono arrivati ad introdurre dei divieti per far desistere i genitori con figli troppo vivaci. Di questo crescente fenomeno si occupa oggi Pomeriggio 5, che ha citato il caso della rissa scoppiata in un ristorante di Treviso, la Rosa Peonia, nel novembre scorso. Tutto è cominciato a causa della richiesta di un titolare ai genitori. «Scusate, alcuni clienti si lamentano perché i vostri bambini disturbano, potreste controllarli?». La mamma si alza, va al banco e ordina un calice di vino, poi lo lancia addosso al titolare. Scoppia così il parapiglia: da una parte i gestori del locale, “colpevoli” di aver redarguito quei bimbi rumorosi, dall’altra un gruppo di nove persone (più due bambini) italiane, rumene e albanesi. Insulti e minacce ricoprono i ristoratori: «Vi bruciamo il locale», avrebbe detto qualcuno, stando alla testimonianza di un proprietario. Ad avere la peggio però è un cameriere, figlio dei titolari, che è stato aggredito dai familiari dei bimbi ed è finito al pronto soccorso del Ca’ Foncello con «escoriazioni da graffi al volto e al collo» e cinque giorni di prognosi.



BIMBI RUMOROSI, RISSA IN UN RISTORANTE: IL RACCONTO

La rissa scoppiata a Treviso nel novembre scorso si è calmata solo con l’intervento dei carabinieri. La famiglia però a un certo punto si è pure rifiutata di pagare il conto. Ora l’avvocato dei titolari è pronto a sporgere querela per lesioni, minacce e diffamazione. Sì, perché i clienti una volta tornati a casa si sono anche messi a bombardare il ristorante la Rosa Peonia di cattive recensioni su TripAdvisor e su altri siti dedicati. Questo gesto rischia di configurare il reato di diffamazione. Michele Marcis, uno dei titolari, a La Tribuna di Treviso ha raccontato quanto accaduto quel sabato sera: «In vent’anni di attività non ci è mai capitata una cosa del genere. Eravamo strapieni, i signori avevano prenotato per nove e si sono presentati in 11, con i due bambini, ma nonostante questo avevamo trovato un posto per loro. A quel punto però i piccoli hanno iniziato a disturbare, si sono scontrati con i camerieri e hanno infastidito qualche cliente, che ha protestato. Mio figlio, cameriere, ha chiesto di tenerli buoni, e a quel punto è scoppiato il finimondo». La vicenda per ora può dirsi conclusa, ma riprenderà poi nelle aule di tribunale.

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