Secondo la Fondazione Antipode, istituzione inglese che era stata tirata in ballo dalla stampa italiana, Giulio Regeni “non ha richiesto né ricevuto” fondi per la sua opera di ricerca in Egitto, dove è stato ucciso dopo essere stato torturato nel 2016. Le indiscrezioni parlavano di un suggerimento da parte della professoressa Maha Abdelrahman, interrogata dal pm Sergio Colaiocco, che avrebbe indicato a Regeni di richiedere 10 mila sterline alla Fondazione per la sua tesi di dottorato sul sindacato degli ambulanti del Cairo. Una mossa fatale, visto che avrebbe di fatto consegnato Regeni nella rete di Mohamed Abdallah, l’informatore che ha allertato l’intelligence egiziana. Come riporta l’Ansa, la Fondazione Antipode ha negato ogni implicazione riguardo il caso: “Nonostante i nostri migliori sforzi per chiarire e fornire piena cooperazione agli investigatori, ci sono stati alcuni resoconti ingannevoli sui mezzi di informazione riguardanti il rapporto tra Regeni e Antipode. E’ un caso tragico i nostri pensieri vanno alla famiglia e agli amici di Giulio” si legge nella nota della Fondazione. (agg. di Fabio Belli)
SPUNTA IL CASO DI UNA STUDENTESSA ESPULSA
La professoressa Maha Mahfouz Abdel Rahman si è seduta davanti al pm Sergio Colaiocco, che sta indagando sul sequestro e omicidio di Giulio Regeni. Ha accettato di rispondere a tutte le domande, ma di fronte a quelle specifiche, che avevano il tono di precise contestazioni, la tutor del ricercatore italiano ha cominciato a snocciolare troppi «non so» e «non ricordo». Le amnesie, secondo il pm romano, confermano le precedenti «reticenze». Per questo ha deciso di procedere con la perquisizione a casa della professoressa, che si è mostrata sorpresa e turbata. Ma i magistrati di Roma intendono anche sentire una studentessa che era stata inviata in Egitto per svolgere studi molto simili a quelli che erano stati delegati a Giulio Regeni. Nella rogatoria internazionale inviata dai magistrati capitolini si legge che «lo stesso Giulio Regeni raccontava agli amici di una sua collega di Cambridge che, mandata in Egitto l’anno precedente per svolgere la sua stessa ricerca, era stata espulsa dal paese e aveva dovuto ricorrere alle cure di uno psicologo per i traumi riportati nell’esperienza egiziana». (agg. di Silvana Palazzo)
DOPO INTERROGATORIO SEQUESTRATI PC E CELLULARE
Nessuna pressione su Giulio Regeni per la sua ricerca sui sindacati autonomi degli ambulanti: inamovibile la posizione di Maha Abdel Rahman, la professoressa dell’Università di Cambridge e tutor del ricercatore. L’omicidio del giovane friulano, ritrovato senza vita al Cairo il 3 febbraio 2016 dopo essere stato sequestrato e torturato dalla polizia egiziana, resta avvolto nel mistero. Grazie ad una rogatoria internazionale, gli inquirenti della procura di Roma hanno perquisito il suo ufficio e l’abitazione. E – come riportato da La Stampa – le hanno sequestrato computer, penne usb, hard disk e cellulare, materiale che Maha Abdel Rahman aveva rifiutato di consegnare due anni fa in occasione dell’interrogatorio dopo il funerale di Giulio Regeni. Il timore che informazioni preziose sul lavoro del ricercatore possano essere state cancellate c’è, ma i periti della procura, in collaborazione con i poliziotti dello Sco e i carabinieri del Ros, esamineranno minuziosamente tutto il materiale per fare definitiva chiarezza sul ruolo della professoressa nei fatti oggetto dell’indagine.
GIULIO REGENI, LA PISTA INGLESE: LA TUTOR NON CONVINCE
Maha Abdel Rahman è stimata per le sue competenze in economia egiziana, inoltre è esperta di movimenti politici e sociali d’opposizione. Nell’interrogatorio di ieri ha risposto a tutte le domande poste dagli investigatori inglesi, confermando le dichiarazioni rese già precedentemente. In quest’occasione ha ribadito che «fu Giulio Regeni a scegliere il tema della ricerca» sui sindacati indipendenti sotto il regime di Abdel Fattah al Sisi che si è rivelata fatale per il ricercatore friulano. Continua però ad esserci qualcosa che non torna: in una chat Skype del 26 ottobre 2015 il ragazzo diceva alla madre Paola che era stata proprio la docente a insistere affinché svolgesse quella ricerca. La professoressa ha detto la verità? Per ora resta persona informata dei fatti, quindi non indagata, ma un capitolo dell’inchiesta resta aperto. Elementi importanti potrebbero emergere dall’analisi dei tabulati telefonici di Maha Abdel Rahman tra il gennaio 2015 e il febbraio 2016 per ricostruire la sua rete di contatti. La procura di Roma sostiene che Giulio Regeni abbia consegnato dieci report della sua ricerca alla sua tutor il 7 gennaio 2016 al Cairo. Quello stesso giorno l’ambulante Mohamed Abdallah avrebbe ripreso il ricercatore per conto della National Security. Eppure la professoressa continua a fornire spiegazioni su quell’incontro con Giulio Regeni.