Nella sua vita ha interpretato Gesù in “The Passion” di Mel Gibson e ora farà San Luca nel film destinato già a far parlare e molto del prossimo anno “San Paolo, l’apostolo di Cristo”: Jim Caviezel è un attore tutt’altro che “banale” e già solo il fatto che Mel Gibson lo abbia scelto per le sue iniziali “J.C.”, per la sua fervente fede cattolica e per gli anni che aveva quando ha impersonato il Figlio di Dio nel film-evento sugli ultimi giorni di Cristo (aveva curiosamente 33 anni), è un fatto per nulla “normale”. «Una coincidenza? Non credo. La vostra vita è una coincidenza o una possibilità?»: lo ha detto Caviezel pochi giorni fa in un bellissimo incontro organizzato per promuovere l’ultimo film davanti a migliaia di studenti cattolici presenti al vertice di Leadership Studentesca 2018 – SLS18 a Chicago (riportato tutto in questa lunga trascrizione in italiano di Aleteia.org). Non ha infatti promosso il film ma ha testimoniato la sua vita: «come Paolo, è importante essere piccoli per essere grandi. È questo il cammino dei santi ed è stato questo il modo in cui Saulo è diventato San Paolo», ha introdotto Jim Caviezel davanti ad una platea interessata di giovanissimi, letteralmente incollati davanti al racconto non proprio consueto che si sente fare ad un importante attore di Hollywood. Ha poi raccontato come si è sentito quando ha dovuto girare la scena straziante e dolorosissima sulla croce: lui, cattolico, che si ritrova a “ripetere” gesti e parole di duemila anni prima. Eppure, «Quando ero sulla Croce mi sono reso conto che la nostra redenzione è nella sofferenza… e ciascuno deve prendersi la propria croce. La nostra fede, la nostra libertà ha un prezzo. Ragazzi, prima della resurrezione ci sono stati molta sofferenza e molto dolore, e il vostro cammino non sarà diverso, quindi abbracciate la vostra croce e correte verso la vostra meta», intima alla folla di giovani che in silenzio lo ascolta.
DOPO “THE PASSION” IL CINEMA LO HA ACCANTONATO
Jim Caviezel era una star del cinema, almeno fino a quando non ha rappresentato sul grande schermo il Nazareno: come raccontava qualche tempo fa sulla Stampa, «Sempre più persone a Hollywood mi hanno chiuso le porte, lasciandomi fuori. Così, piano piano, mi sono trovato ai margini del cinema. Ero consapevole del fatto che questo sarebbe potuto accadere e non mi pento della scelta che ho fatto. Come cattolico e come attore. quell’occasione ha rafforzato la mia fede». Il suo cammino come attore si è intrecciato ad un certo punto, quando era ancora giovane, con la conversione affascinata e affascinante al cristianesimo: «Sono arrivato a questa parte attraverso Medjugorje, attraverso la Madonna. Durante la preparazione ho utilizzato tutto quello che Medjugorje mi ha insegnato», raccontava Caviezel in un’intervista di due anni fa ad AltervistaMedjugorje. «Il regista, Mel Gibson, ed io andavamo insieme alla Messa ogni mattina. Nei giorni in cui non potevo andare, facevo almeno la comunione. Avevo sentito dire che il Papa si confessava tutti i giorni e pensai che anch’io dovevo confessarmi più spesso. Non volevo che Lucifero potesse esercitare un controllo su quello che facevo. Per questo ho anche digiunato…». Caviezel lo ripete spesso anche oggi, che si ritrova a dover impersonare un altro grande protagonista della storia della Chiesa, come tutti noi in realtà siamo chiamati a ben altro dalla “semplice” cronicità quotidiana: «Voglio che abbiate il coraggio di entrare in questo mondo pagano esprimendo senza complessi la vostra fede in pubblico. Il mondo ha bisogno di guerrieri come San Paolo e San Luca, che hanno rischiato il proprio nome, la propria reputazione per portare la fede, il proprio amore per Gesù al mondo. Dio sta chiamando ciascuno di noi, ciascuno di voi a fare grandi cose. Ma quante volte non rispondiamo?».
DA PADRE KOLBE A BRAVEHEART: IL CORAGGIO DELLA LIBERTÀ
L’attore parla direttamente con i giovani, si sente tra loro e con loro di fronte alla fatica di essere un cristiano ai tempi di oggi: eppure non rinuncia alla speranza e alla concretezza di raccontare quanto ha cambiato realmente la sua di esistenza. «È ora che la nostra generazione accetti questa chiamata, la chiamata di Dio che esorta tutti noi a donarci completamente a Lui, a vedere quella mano gentile che guida il nostro cammino, a ricominciare daccapo, a digiunare, a meditare sulla Sacra Scrittura e a prendere sul serio i santi sacramenti». Cita poi anche San Massimiliano Kolbe – sacerdote morto martire nei campi di concentramento nazisti – ricordando uno dei veri drammi del giorno d’oggi: «Viviamo in una cultura in declino, l’indifferenza è il più grave peccato del XX secolo e anche del XXI». Secondo Caviezel noi tutti dobbiamo scrollarci di dosso questa indifferenza, questa “tolleranza devastante del male”: è invece solo la fede nella saggezza di Cristo che può salvarci, «ma richiede guerrieri pronti a mettere in discussione la loro reputazione, il loro nome, perfino la loro stessa vita per sostenere la verità». In un ultima analisi, dopo aver citato anche un celeberrimo passaggio del film Braveheart sul concetto cardine di libertà, è sempre l’attore che fece Gesù a testimoniare come l’unica possibilità di dialogo vero tra Dio e l’uomo anche oggi, nel 2018, è proprio quell’anelito di libera proposta. «Auguro a voi studenti di riscoprire la libertà, non di fare ciò che vi piace, ma di essere ciò che siete”. “Questa è la libertà che io auspico per voi. La libertà dal peccato, dalle debolezze, da questa schiavitù cui il peccato ci costringe. Questa è libertà per cui vale la pena morire».