A pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Perù e Cile quattro attentati contro chiese cattoliche scuotono Santiago. In tre degli attacchi le chiese hanno subito danni, soprattutto a porte e facciate, mentre il quarto è stato neutralizzato dalle forze dell’ordine. Un sacerdote, Fernando Ibanez, ha raccontato alla locale radio Cooperativa che poche ore prima alcuni giovani erano passati davanti alla sua chiesa gridando insulti, ma non poteva immaginare che potesse accadere un attacco di questo tipo. La vigilia della visita del Papa in Cile è tesa, si comprende allora il senso della frase del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha pronosticato «un viaggio non semplice» questo del Santo Padre per i vari temi che verranno affrontati. Ad esempio, in Perù Elena Yparraguirre, moglie di Abimael Guzman, leader del gruppo terroristico Sendero Luminoso, ha chiesto a Bergoglio attraverso una lettera di farle visita in carcere per ascoltare la proposta di riconciliazione dell’organizzazione con il governo. La donna, all’ergastolo dal 1992, ha scritto di aver apprezzato il lavoro del pontefice nella riconciliazione tra il governo colombiano e le Farc. (agg. di Silvana Palazzo)



BOMBE CARTA E NUNZIATURA OCCUPATA

Papa Francesco “minacciato”, il governo cileno osteggiato e le chiese colpite: la situazione nel paese sudamericano a poche ore dalla venuta del Pontefice è tutt’altro che tranquilla, con la Nunziatura Apostolica addirittura occupata nel centro di Santiago. Proprio in quella sede dovrebbe risiedere e riposare Papa Francesco dal 15 al 18 gennaio durante il suo Viaggio Apostolico e al momento il gruppo di manifestanti riuniti dall’associazione “Andha Chile”, Roxana Miranda, come spieghiamo qui sotto. Il Pontefice e il governo vengono accusati di aver fatto spendere troppi soldi al Paese che si trova in molti casi tra la miseria e la povertà più assoluta, oltre alla gravissima situazione di instabilità sociale per omicidi e rapimenti in serie. La chiesa locale esprime tutta la sua gioia per la venuta di Papa Francesco e prova ad spegnere le polemiche: «atti di vandalismo compiuti per attirare l’attenzione: non c’è nessun attacco terroristico, ma la gente sta attendendo con gioia il Papa». Padre Felipe Herrera, portavoce della Commissione nazionale della visita di Bergoglio in Cile, ha in ultima analisi commentato gli spiacevoli attacchi contro le chiese provando ad entrare nelle pieghe delle possibili cause: «Sono opera di piccoli gruppi che agiscono, non soltanto contro la Chiesa ma in occasioni di altri eventi importanti organizzati da ambasciate o istituzioni pubbliche. Proteste violente. Lanciano bottiglie incendiarie o panni imbevuti di benzina per appiccare il fuoco. Poi lasciano messaggi dicendo cose brutte. Agiscono nella notte e in questo caso hanno preso di mira chiese piccole e povere, frequentate da gente povera. Perché lo fanno? Per attirare l’attenzione».



BOMBE CONTRO LE CHIESE

Lo storico Viaggio di Papa Francesco in Cile e Perù (dal 15 al 22 gennaio 2018) sta per cominciare ma il “benvenuto” di una frangia della popolazione non è esattamente dei più auguranti: nelle ultime ore sono ben quattro gli attacchi avvenuti contro altrettante Chiese Cattoliche (tre andati a segno, un quarto evitato all’ultimo), non ci sono feriti ma la paura per altre ripercussioni la prossima settimana è tutt’altro che minima. I media locali cileni spiegano che in tre attentati le Chiese hanno subito danni seri alle porte e alle facciate, mentre il quarto ha visto l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine che hanno neutralizzato un ordigno artigianale. La capitale Santiago è da giorni messa a ferro e fuoco da atti di violenza simili a questi e l’attacco oggi non è certamente casuale, a poche ore dall’arrivo del Pontefice argentino in terra cilena: nella Chiesa di Santa Isabel de Hungría alcuni ignoti hanno gettato un panno impregnato di combustibile all’ingresso e poi hanno appiccato il fuoco, provocando un incendio poi controllato dai vigili del fuoco. Insomma, il livello dello scontro non è da sottovalutare, specie guardando agli opuscoli lanciati dai misteriosi autori degli attacchi: «Libertà per tutti i prigionieri politici nel mondo, Wallmapu (territorio mapuche) libero, autonomia e resistenza. Papa Francesco, le prossime bombe saranno sotto il tuo abito talare».



LA CONDANNA DELLA PRESIDENTE BACHELET

Il viaggio di Papa Francesco non è a rischio, con Bergoglio che salperà in direzione Santiago lunedì mattina, ma di certo i preparativi sono in parte rovinati dagli indegni attacchi contro i cattolici e le innocenti chiese cristiane della capitale. Ad esempio, a Recoleta un altro attacco ha colpito la cappella di Emanuel: «dopo le ore 3 locali sconosciuti hanno lanciato una bomba che esplodendo ha squarciato una porta e ha rotto alcune finestre, secondo quanto riferito dalla polizia», rilancia l’Ansa questa mattina su fonti della polizia cilena. I sacerdoti sono spaventati anche se rilanciano la grande speranza dell’arrivo del Papa per chiedere una parola di pace in una terra tutt’altro che “serena”. È fermissima la condanna alle violenze dettata dalla presidente cilena Michelle Bachelet, tra i principali obiettivi dei manifestanti che protestano contro il potere statale: «Quanto accaduto è molto strano perché non è qualcosa che si può attribuire a un gruppo specifico. A tre giorni dall’arrivo di Francesco comunque il nostro governo ha fatto tutto quanto in nostro potere per aiutare nella pianificazione e nell’organizzazione del viaggio apostolico». Sempre oggi a Santiago del Cile, un gruppo di manifestanti capeggiati dall’ex candidata alla presidenza Roxana Miranda hanno occupato la sede della Nunziatura apostolica: «Il problema qui non è la fede, ma piuttosto i milioni che si stanno spendendo» per la visita del Papa, ha detto ancora Miranda. Nel pomeriggio è arrivato anche un nuovo messaggio dei gruppi “antagonisti” che ancora una volta se la prendono con Francesco e con la Chiesa cilena: «i soldi del fisco se li porta via Francisco». Il commento giunto dall’arcidiocesi di Santiago prova a non fomentare ancora più polemiche di quanto già avvenuto finora: «Ci addolorano profondamente questi fatti, che contraddicono lo spirito di pace che anima la visita del Papa al Paese. Con umiltà e serenità chiediamo a quanti hanno realizzato questi atti – che sappiamo non rappresentare assolutamente il sentimento della grandissima maggioranza della popolazione – di riflettere sulla necessità che esistano rispetto e tolleranza tra tutti, per costruire una patria di fratelli».