Lo chiamavano “Gary” ma in realtà l’uomo di origini marocchine morto carbonizzato in auto a Santa Maria di Zevio, in provincia di Verona, si chiamava Ahamed Fdil. Pare che il 64enne avesse scelto di vivere da clochard, nonostante avesse alle spalle una famiglia benestante: il nipote vive a Barcellona, altri parenti a Oslo. Da quel 13 dicembre in cui è morto tutto è cambiato in quella frazioncina, alla ribalta della cronaca per una vicenda di brutalità e violenza. Due ragazzini, di 13 e 17 anni, sono indagati per omicidio preterintenzionale. Si attendono ancora gli esiti definitivi dell’autopsia sul cadavere: va acclarata la causa del decesso, se si tratti del fumo inalato nel rogo o se fosse stato precedentemente colpito e tramortito. Stando alla testimonianza di un residente che provò a soccorrerlo, e riportata da L’Arena, il 64enne prima di morire avrebbe provato a salvarsi. Il suo corpo è stato ritrovato incastrato nell’auto mentre cercava di uscire dal finestrino, in un estremo tentativo di salvezza prima che le fiamme avvolgessero tutto. (agg. di Silvana Palazzo)



“ERA SOLO UNO SCHERZO”

Lo hanno bruciato vivo, “ma era solo uno scherzo”: la “grande” pensata di un 17enne e di un 13enne suo amico è stata proprio quella di dare fuoco ad un clochard di origine marocchina, Ahamed Fdil, 64 anni morto carbonizzato nella sua auto ai pressi di Verona. «Era uno scherzo, non l’abbiamo fatto apposta», avrebbero detto agli inquirenti i due minorenni dopo la macabra scoperta del corpo avvenuta lo scorso 13 dicembre 2017 a Santa Maria di Zevio. Le indagini hanno portato fino ai due ragazzi anche grazie alle parole dei residenti di quella zona che da tempo vedevano i due ragazzini, insieme anche ad altri amici, infastidire quel povero clochard tirandogli addosso di tutto, anche petardi, e insultandolo in pieno “regime” da bullismo. In definitiva poi i due giovanissimi sono stati beccati dalle immagini delle telecamere e interrogati nelle scorse ore: sono due ragazzi di origini straniera e se la sarebbero presa con il marocchino semplicemente perché era un clochard, lì davanti tutti i giorni con la sua auto dopo che era rimasto senza lavoro e dunque anche senza casa.



I MINORI ORA SONO A CASA

La “grande” pensata finora però non ha avuto alcuna conseguenza penale: non è stato emesso alcun provvedimento cautelare nei confronti del 17enne mentre per il più giovane, data l’età, non è imputabile per alcun reato. Un uomo è morto ucciso e carbonizzato vivo dopo il loro “tragico gioco” la sera del 13 dicembre ma al momento “nessuno paga”: «L’ipotesi di reato, secondo quando si è appreso da fonti giudiziarie, non sarebbe omicidio volontario, ma preterintenzionale; in sostanza i due ragazzi (ma il più giovane, come detto, non è perseguibile penalmente) con il loro gesto sarebbero andati oltre le loro intenzioni, che non erano quelle di uccidere il clochard», spiega il TgVerona in attesa delle decisioni della Procura. I due minorenni al momento sono tornati a casa con la Pcorua di Verona che ha passato l’intero fascicolo al Tribunale dei Minori di Venezia che d’ora in poi curerà le indagini approfonditi. Il racconto della dinamica di questo orrendo gioco è stato fornito dal 17enne e pubblicato in queste ore sui principali giornali locali veronesi: «Secondo il racconto del ragazzino sarebbe stato l’amico di 17 anni, figlio di genitori originari dell’est europeo, a lanciare nell’auto del senza tetto alcuni fogli presi da un rotolo di carta assorbente, sui quali avevano appiccato il fuoco. Le fiamme si sono sviluppate dalle coperte che l’uomo usava per ripararsi dal freddo, finendo per avvolgerlo e ucciderlo».

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