Sono trascorsi nove anni da quando Giada Fusaro, oggi 21enne, iniziò a subire abusi dal suo maestro di karate, Carmelo Cipriani, 43enne ed accusato di aver abusato, oltre che di lei, di altre sette bambine all’interno della sua palestra. Dopo averne parlato a volto scoperto in una intervista choc per la trasmissione Le Iene, Giada è tornata a farlo anche sul settimanale Oggi tra le cui pagine ha rievocato: “Non dimenticherò mai la sua mano che entra nei miei pantaloncini”. Intanto il prossimo 29 gennaio dovrebbe essere deciso il rinvio a giudizio a carico dell’uomo, che dovrà rispondere di tutta una serie di gravissime accuse, dalla prostituzione minorile alla violenza su minore, passando per la detenzione di materiale pedo-pornografico ed ancora riduzione in schiavitù e violenza sessuale di gruppo. Il maestro di karate rischia ora una condanna fino a un massimo di 25 anni di reclusione. Alla vigilia del primo capitolo processuale, Giada ha raccontato qual è il suo stato d’animo: “Sto bene”, ha asserito al noto settimanale. Ciò è stato possibile grazie alla sua famiglia, al ragazzo ed all’importante aiuto della sua psicologa. “Ma ancora non sono riuscita a raggiungere un’effettiva serenità: ogni notte sono vittima di incubi terribili. Ogni mattina mi sveglio con l’ansia”, ha però confessato. Ad addolorarla maggiormente è però l’atteggiamento di molti suoi amici che stentano a crederle e per questo la evitano. “Questa è un’altra violenza insostenibile”, commenta.



GIADA FUSARO, IL RICORDO DEGLI ABUSI

Dal giorno in cui ha deciso di ribellarsi e denunciare il suo orco, Giada non è più entrata in quella palestra dell’orrore: “Il solo pensiero di entrarci di nausea”, dice. La stessa sensazione le provoca la vista della foto dell’uomo che per anni ha abusato di lei. “Lui mi diceva “che la ruota gira per tutti e che i propri errori si pagano”. Beh, adesso è giunto il suo momento”. ha aggiunto, pensando a lui. Da prima dell’arresto non lo ha più rivisto ma i suoi amici hanno preso le sue difese etichettando la giovane come una ‘poco di buono’, sebbene siano in tutto sette le vittime dell’incredibile e drammatica vicenda di violenze. Tra le pagine di Oggi, Giada ha ripercorso l’inizio dell’incubo, quando da ragazzina, a causa della sua eccessiva timidezza faceva fatica ad avere amici. Il karate ha svolto un ruolo decisivo nel suo processo di socializzazione. “Lui era il proprietario della palestra e ha teso la sua trappola costruendo un rapporto di fiducia con me e la mia famiglia”, ha raccontato la 21enne che lo considerava come un fratello maggiore o uno zio. Poi però qualcosa è andato oltre: lei aveva 12 anni e durante un pigiama party da lui stesso organizzato, sarebbe iniziato tutto. “Quella sera si è messo vicino a me e mi ha infilato una mano dentro i pantaloncini del pigiama”. Le cose proseguirono anche nell’estate successiva; i genitori di Giada partirono e lei rimase a casa a causa della rottura di una gamba. Lui si offrì di accudirla continuando però ad abusare di lei ed adottando un atteggiamento ossessivo nei suoi confronti tanto da spaventarla. “Ero terrorizzata, non sapevo come uscirne. Mi diceva che se avessi detto qualcosa mi avrebbe rovinato la vita e che nessuno mi avrebbe creduto”, racconta oggi. A 13 anni ebbe con lui il primo rapporto sessuale: “Quell’uomo era riuscito a strapparmi per sempre la mia adolescenza”.



LA FINE DELL’INCUBO E I SENSI DI COLPA DEI GENITORI

A 14 anni iniziarono gli incontri a tre con altri uomini: “Non volevo ma le sue minacce mi terrorizzavano”, ha raccontato Giada Fusaro, che ricorda bene gli altri “orchi”. Erano tutti over 40 e per loro rappresentava un vero e proprio bambolotto. “E’ stato orribile, non dimenticherò mai quei momenti”, dice. Solo a 17 anni Giada ha capito di non poter più andare avanti così. A darle la forza di reagire e denunciare è stato quando dallo stesso stanzino nel quale per anni aveva subito violenze inaudite, vide uscire un’altra ragazzina di 15 anni. “La sera stessa ne ho parlato col mio ragazzo. È lui che mi ha aiutata a raccontarlo ai miei genitori e che poi mi ha convinto a denunciare. Anche mia nonna mi ha dato grande sostegno. Senza di lei forse non avrei avuto la forza di farlo”, ha spiegato. Oltre a lei, a soffrire terribilmente per questa vicenda è stata anche la sua famiglia che, dopo aver appreso la verità ha iniziato a vivere in preda ai sensi di colpa per non essere riuscita prima a comprendere cosa stesse accadendo tra la figlia ed il suo maestro di karate. A breve, intanto, potrebbe iniziare il processo a carico del suo aguzzino e la giovane Giada spera che la giustizia possa fare il suo corso e che i giudici possano accogliere la richiesta della nonna, che ha chiesto per lui una pena esemplare, “anche se niente potrà mai restituirmi la serenità”, dice la 21enne.

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