È tutto un gran parlare oggi in Lombardia per le parole “clamorose” dette da Attilio Fontana, candidato Governatore dopo Roberto Maroni sempre in quota Lega. Ebbene, rispondendo a Radio Padania al problema dell’immigrazione, il probabile prossimo Governatore lombardo ha compiuto un autentico scivolone: «Qui non è questione di essere razzisti ma di essere razionali. Non possiamo perché tutti non ci stiamo, dobbiamo decidere se la nostra razza bianca deve continuare a esistere o essere cancellata». Non solo, poi ha aggiunto cercando di spiegarsi meglio, «non possiamo accettarli tutti, perché se dovessimo accettarli tutti, non ci saremmo più noi come realtà sociale, come realtà etnica. Perché loro sono molti più di noi e molto più determinati nell’occupare questo territorio. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali». In un secondo momento ha chiesto scusa, parlando di «lapsus, un errore espressivo: intendevo dire che dobbiamo riorganizzare un’accoglienza diversa che rispetti la nostra storia, la nostra società», ma ormai il danno (mediatico) era fatto. Il mito della “Razza Bianca” però scomoda inquietanti scenari passati che purtroppo il mondo nel 2018 ancora non ha saputo cancellare definitivamente: dalle teorie scientifiche del Settecento, passando per il nazismo e la “supremazia della razza ariana”, fino ad arrivare ai suprematisti bianchi d’America. Tutto un gran “bordello”, perdonateci il termine, sul quale da secoli la cultura mondiale si interroga riguardo la possibile differenza sostanziale tra classi sociali e razze umane.



DAL NAZISMO FINO AL SUPREMATISMO

Lo scivolone di Fontana – perché di questo, comunque, si tratta, al netto delle critiche e opportunità politiche – ha avuto il poco “simpatico” pregio di risvegliare l’antica battaglia che in Italia ancora oggi resta aperta. Un razzismo non più nazista nei modi e negli effetti, ma comunque di retaggio culturale difficile da estirpare, specie davanti al dilagare in molte zone delle periferie cittadine della criminalità con protagonisti tanti gruppi etnici stranieri e spesso immigrati. La Lega sappiamo bene come da anni imposta la sua battaglia politica sostanzialmente sul concetto di sicurezza e lotta contro l’immigrazione clandestina, e spesso in alcuni suoi elementi ha visto sfociare la battaglia politica legittima verso un bieco razzismo non suffragato da prove “scientifiche”. Con questo non intendiamo certo dire che Fontana o Salvini siano nei “novelli” Hitler come purtroppo già in tanti si sono affrettati ad avanzare, ma un’accortezza e un’attenzione anche al lessico usato potrebbe aiutare a non degenerare nell’esacerbare le folle già piuttosto fragili per le tante tensioni vissute negli ambienti di povertà e indigenza in alcune aree suburbane e periferiche. Il razzismo “scientifico” che nel passato tanti drammi ha generato, è purtroppo una cosa serissima: è lo studio delle tecniche e delle ipotesi a sostegno o giustificazione della fede nel razzismo, ossia nell’inferiorità o superiorità razziale di alcuni gruppi umani rispetto ad altri cercando di dare fondamento scientifico ad una cosiddetta “scienza delle razze umane”.



Diffuso dopo la seconda guerra mondiale, è resistito anche alla caduta del nazismo che lo aveva lanciato – sia col Mein Kampf di Adolf Hitler che con gli studi sulla razza ariana del dottor Mengele detto anche “l’angelo della morte” di milioni di ebrei – arrivando a sfociare in Sud America e in buona parte del Nord America (con l’orrendo movimento del Ku Klux Klan). Le battaglie tra neri e “suprematisti bianchi” negli Anni Sessanta, Settanta e Ottanta sono tutt’altro che uno sfiorato ricordo, visto anche quanto successo negli ultimi tempi di forti battaglie urbane con i “rinati” movimenti suprematisti 2.0. Essere ancora qui nel 2018 a parlare di “razze superiori” e difesa della propria “supremazia” non è solo una sconfitta della cultura ma è prima di tutto una sconfitta della verità umana e sociale: l’unità e la pace a cui tendono tutti gli uomini devono e dovranno riuscire a “convincere” anche in più riottosi che non si può avere una reale crescita culturale e di comunità se ancora verranno propagate false idee e fantomatiche teorie scientifiche. Lo scivolone di Fontana ha questo come colpa, nell’aver rispolverato di nuovo tutto questo “bordello”: anche se bisogna poi essere molto attenti nel non “partire in quarta” con accuse strampalate sul razzismo bieco e “nazista” di un competente e serio ex sindaco lombardo che ha semplicemente e colpevolmente allo stesso tempo, usato parole “sbagliate”.

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