«Curatemi, da solo non ce la faccio»: Edgar Bianchi ha rinnovato la richiesta di aiuto davanti ai giudici come fatto lo scorso 27 settembre 2017, subito dopo l’arresto per essere “ricaduto” nell’incubo delle violenze contro le minorenni. Dopo la condanna a Genova aveva seguito in carcere un percorso di otto lunghi anni per provare a uscire dal tunnel della malattia e perversione mentale: «credevo di esserne uscito, e invece…» spiegava alla Procura di Milano dopo il secondo arresto.  Tra indulto e liberazione anticipata, ha scontato otto anni di carcere, ma nel 2014 era tornato libero: tre anni dopo ha agito ancora però e quella che sembrava una guarigione si è rivelata essere invece una “pausa” dentro un incubo ancora non finito. «Pensavo di essere guarito. Avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricaduto e adesso voglio essere curato»; così a settembre e anche oggi davanti alla condanna che stava per arrivare quasi certa – si è poi confermato di altri 10 anni per lo stesso reato – ha ripetuto la stessa richiesta. Un aiuto per un criminale che però in carcere dovrà cercare un’altra volta un percorso per uscire da questo tunnel indegno per lui e per le tante vittime da lui “segnate” in questi anni di violenze. 



BIANCHI CONDANNATO A 10 ANNI

Edgar Bianchi è stato condannato, questa volta a Milano, per lo stesso reato di Genova: è il tristemente noto “molestatore dell’ascensore” che già era stato condannato a 12 anni per una ventina di violenze su ragazzine minorenni negli ascensori della città ligure, uscito poi nel 2014 per sconto d pena e buona condotta (dopo 8 anni passati in carcere). La notizia arriva questa mattina dal tribunale di Milano dove il giudice Laura Marchiondelli nel processo abbreviato ha eseguito condanna ad altri 10 anni per i casi recidivi accaduti a Milano negli ultimi anni: lo scorso settembre infatti era stato arrestato nella città lombarda dopo che si era trasferito e aveva cercato di ricostruirsi una vita normale per superare l’orrendo passato. Aveva infatti agito ancora, molestando una ragazzina di 13enne “scelta” per strada all’uscita da scuola: l’ha seguita e costretta, prima che riuscisse ad entrare in casa, a subire abusi sessuali. Questa volta però in poche ore il caso è stato risolto e Edgar Bianchi è stato arrestato e portato subito per “direttissima” al processo conclusosi oggi in Tribunale.



ERA RECIDIVO: “CURATEMI, NON CE LA FACCIO”

Il suo difensore, l’avvocato Tosoni, ha chiarito in aula così: «valuterò se appellare la sentenza». Il primo obiettivo della difesa è ora quello di fare in modo che Bianchi possa seguire un percorso terapeutico particolare e che venga curato: questa cosa che non è possibile nel carcere di San Vittore, dove ora è detenuto, e per questo l’avvocato ha chiesto di far eseguire la condanna per il molestatore nel carcere di Bollate. «Chiedo scusa a tutti, voglio essere curato perché da solo non ce la faccio», ha spiegato in aula lo stesso Bianchi poco prima della sentenza emessa e davanti alla famiglia della ragazzina da lui abusata mesi fa. Sul pianerottolo di Milano e negli altri casi di Genova, l’iter eseguito è stato lo stesso e non sono bastate le “cure” avute dal molestatore durante gli anni di carcere a Genova: violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico, anche questa volta il giudizio è lo stesso e la speranza è che possa realmente in carcere ora affrontare un percorso per guarire quella che è una pericolosa e oscena malattia criminale.

Leggi anche

Liliana Resinovich/ Lo zoologo: “Impensabile che sia rimasta nel bosco per 3 settimane”